bedeli eni
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domenica 24 gennaio 2016
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opera d'arte
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Tutto straordinario,a partire dall'ambinetazione,alla fotografia,ai costumi,agli effetti speciali.DiCaprio e Tom Hardy sono stati moatruosi,il messaggio che manda il film poi è veramente importante;rialzarsi anche nei momenti più brutti e difficili della vita!
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bedeli eni
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domenica 24 gennaio 2016
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vera e propria opera
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Secondo il mio parere questo film è veramente magnifico e pazzesco,soprattutto grazie alle fantastiche interpretazioni di DiCaprio e Tom Hardy che hanno dato il massimo anche in condizioni veramente streme.La fotografia è un qualcosa di veramente unico e originale così come l'ambientazione.Concludendo,il film manda un messaggio veramente forte che è quello di non arrendersi mai anche nei momenti più brutti e difficili della nostra vita.
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gabri66
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domenica 24 gennaio 2016
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fenomenale!
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Ragazzi che film!!!!!Chiariamo subito un punto: chi mi aveva detto che era un film lento e noioso, è probabilmente lo spettatore ideale x i cinepanettoni.......
Inarritu, come ormai d'abitudine , si conferma regista eclettico e degno di entrare almeno nella top 20 dei cineasti + grandi di tutti i tempi, il film è maestoso, un omaggio alla natura selvaggia, con paesaggi indimenticabili. La narrazione e xfetta....nonostante la durata (156 min.)non annoia, tanto per la vicenda del protagonista, ma soprattutto per la struttura del film praticamente perfetta.
Gli attori sono bravissimi, Di Caprio DA OSCAR (sperando che l'Accademy non faccia scherzi ancora una volta) supera,come attore drammatico le sue performance da: J.
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Ragazzi che film!!!!!Chiariamo subito un punto: chi mi aveva detto che era un film lento e noioso, è probabilmente lo spettatore ideale x i cinepanettoni.......
Inarritu, come ormai d'abitudine , si conferma regista eclettico e degno di entrare almeno nella top 20 dei cineasti + grandi di tutti i tempi, il film è maestoso, un omaggio alla natura selvaggia, con paesaggi indimenticabili. La narrazione e xfetta....nonostante la durata (156 min.)non annoia, tanto per la vicenda del protagonista, ma soprattutto per la struttura del film praticamente perfetta.
Gli attori sono bravissimi, Di Caprio DA OSCAR (sperando che l'Accademy non faccia scherzi ancora una volta) supera,come attore drammatico le sue performance da: J.Edgar, Gangs of New York e The wolf of Wall Street....è semplicemente stratosferico!!!!
La fotografia è magnifica, la musica anche (forse solo Morricone o Williams avrebbero fatto di meglio).
Una pellicola che deve far riflettere su come il genere umano, con steps sempre + ravvicinati, stia portando la terra sull'orlo della distruzione, devastando, inquinando senza il minimo rispetto senso di colpa.....
Assolutamente da vedere!!!!!!!
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beppe baiocchi
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domenica 24 gennaio 2016
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fisico, crudo, estremo
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Siamo nei primi dell'ottocento in un America ancora vergine, Hugh Glass (Leonardo di Caprio), un cacciatore di pelli e suo figlio (un indiano meticcio) sono parte di una spedizione commerciale. Dopo un attacco da parte dei nativi del luogo i pochi sopravvissuti della spedizione rientreranno al forte. Durante la via del ritorno Hugh viene attaccato da un Grizzly e rimane in fin di vita. La strada del ritorno è dura e il clima inizia ad essere pesante. La compagnia non può proseguire con Hugh, che viene lasciato con il figlio e due uomini. E in una determinata circostanza un Franklyn (Tom Hardy), uno dei membri della spedizione col compito di badare a Hugh ucciderà il figlio e lascerà il nostro protagonista nelle terre ostiche del Nord America, ad un passo dalla morte.
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Siamo nei primi dell'ottocento in un America ancora vergine, Hugh Glass (Leonardo di Caprio), un cacciatore di pelli e suo figlio (un indiano meticcio) sono parte di una spedizione commerciale. Dopo un attacco da parte dei nativi del luogo i pochi sopravvissuti della spedizione rientreranno al forte. Durante la via del ritorno Hugh viene attaccato da un Grizzly e rimane in fin di vita. La strada del ritorno è dura e il clima inizia ad essere pesante. La compagnia non può proseguire con Hugh, che viene lasciato con il figlio e due uomini. E in una determinata circostanza un Franklyn (Tom Hardy), uno dei membri della spedizione col compito di badare a Hugh ucciderà il figlio e lascerà il nostro protagonista nelle terre ostiche del Nord America, ad un passo dalla morte. Morte che però non arriva e Hugh dovrà cercare di sopravvivere, tornare al forte, e ottenere la propria vendetta.
Il "negro" Alejandro Gonzales Inarritu prova, dopo il premiatissimo Birdman, a fare un film ancora più ambizioso del precedente,un delirio di onnipotenza del regista messicano, un film che sicuramente si farà notare dall'Accademy.
Un film fisico, estremamente crudo, estremo dove i luoghi, il clima, la terra sono i veri protagonisti. Inarittu racconta che The Revenant è un film di padri è figli, un tema a lui caro, e rende questo il motore di tutta la vicenda modificando la storia (vera) del cacciatore Hugh Glass e donando ad una semplice storia di sopravvivenza nuovi temi.
La storia è tutta qui, è una storia di sopravvivenza, di vendetta, vendetta di un amore spezzato. Ma il film è anche un film legato alla terra, incontaminata, ma attaccata dall'uomo (bianco) che ha voluto sottrarla a chi era lì da sempre con prepotenza e violenza.
Devo dire che il mio commento è contrastante, lo ritengo un film sicuramente inferiore al precedente, ma certamente potente e tecnicamente lodevole (e lodevole è dire poco) ma che porta con se qualche difetto. Partiamo dalle considerazioni positive. Regia e fotografia sono a livelli eccelsi, stupisce Inarritu, stupisce ancor più il "chivo" Lubezki (Oscar per Gravity e Birdman). Le riprese sono incredibili, piene di complessi piano sequenza, una fotografia magnifica, fortemente epica, che esalta la natura e la rende protagonista del film. Va subito detto che questo Revenant è un film complesso da girare, soprattutto per le le condizioni in cui è girato. A stupirmii anche la scenografia, i costumi e la musica. Musica composta dall'inedito duo Alva Noto e Ryuchi Sakamoto, soprattutto il tema principale, angosciante, minimale, epico e ben inserito durante il film. La prova dell'attore principale mi porta delle incertezze. Leonardo di Caprio è sicuramente un attore di livello, e qui la sua prova è (per me) contrastante. Dico contrastante perchè è sicuramente una prova fisica la sua, il film è infatti pieno di silenzi e il buon Leo riesce benissimo a destreggiarsi tra climi gelidi e atti di sopravvivenza, regge con gli sguardi intensi un crogiolo di emozioni (e qui è davvero bravo) ma che a volte non convince. Alcune espressioni più che di sofferenza sembrano esasperate e quasi (ripeto QUASI) comiche, e in più ritengo che sia portato (anche per la faccia che ha) ad interpretazione di eterno ragazzo (ecco anche perchè straconvince nel per me detestabile Wolf of Wall Street) ed ecco perchè non mi convince per l'esigenza di durezza che il personaggio che in questo film interpreta ha bisogno. Da esaltare invece Tom Hardy che per me ruba la scena al nostro protagonista con una prova straconvincente.
In più Inarritu inserisce a più punti una fase onirica, che a volte (grazie anche ad una fotografia eccelsa) è suggestiva, ma per alcune scelte e scene (e parlo della visione della donna "volante" che ha amato) inducono lo spettatore quasi a ridere. Un film che risulta a volte ridondante nella scrittura, e che ha un ritmo lento, se non lentissimo (non che siano dei difetti assoluti questi) che forse lo allontanano da quello che, almeno come intenzioni, doveva essere un annunciato blockbuster hollywoodiano.
Un film però interessante, ampiamente sufficiente che gode sicuramente di alcuni difetti, ma che si regge su un reparto tecnico di altissimo, altissimo livello. Sicuramente da vedere.
Voto 7
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ansku
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domenica 24 gennaio 2016
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noioso, lungo, inverosimile
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Forse tradito dall'eccessiva aspettativa ho trovato questo film tra i peggiori visti di recente.
Un monumento all'autocompimento del regista; un ripetersi di inquadrature dal basso, di quadri di natura straziante, di piano-sequenza mozzafiato tanto ostentata da scemare nella noia profonda.
Gli episodi narrati sono inverosimili: dall'incontro col Grizzly alla fuga via fiume ghiacciato, per finire ad un salto nel dirupo a cavallo, da cui il nostro eroe esce malconcio ma vivo. Inverosimile che, poi, bevendo perda l'acqua dalla ferita: in una tale situazione dovrebbe respirare dalla stesa ferita, visto che la trachea è anteriore l'esofago. Ma tant'è... Dettagli, forse, licenza di scrittura, forse.
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Forse tradito dall'eccessiva aspettativa ho trovato questo film tra i peggiori visti di recente.
Un monumento all'autocompimento del regista; un ripetersi di inquadrature dal basso, di quadri di natura straziante, di piano-sequenza mozzafiato tanto ostentata da scemare nella noia profonda.
Gli episodi narrati sono inverosimili: dall'incontro col Grizzly alla fuga via fiume ghiacciato, per finire ad un salto nel dirupo a cavallo, da cui il nostro eroe esce malconcio ma vivo. Inverosimile che, poi, bevendo perda l'acqua dalla ferita: in una tale situazione dovrebbe respirare dalla stesa ferita, visto che la trachea è anteriore l'esofago. Ma tant'è... Dettagli, forse, licenza di scrittura, forse. MA l'insieme rende il tutto inverosimile.
Si è perso il senso del ridicolo e lo spettatore non capisce più se si tratta di un film narrativo, come l'origine della storia farebbe pensare, o fantastico, come la visione lascia intendere, o comico: il protagonista incappa in una serie di sventure che rimandano alle vicissitudini di Paolino Paperino.
Alcuni spunti narrativi interessanti, come la parallela ricerca del gruppo di indiani della figlia del capo, si perdono immediatamente in un mare di superficialità. Peccato. Così la speranza dello spettatore, che il film prenda il volo, viene immediatamente mortificata.
Proprio non mi è piaciuto. Mi spiace.
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marco liberatore
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domenica 24 gennaio 2016
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si salva la scenografia!
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Film cruento a dismisura, scene di sangue e violenza spesso inopportune, quei pochi dialoghi sono scontati come la trama. Una semplice storia di vendetta costellata da una serie di sfortunati eventi che "Di Caprio ha saputo ben interpretare", peccato che la sua espressione facciale fosse sempre la stessa accompagnata da abbondanti grugni. Quei pochi dialoghi si limitano a un linguaggio "forbito" e alle solite frasi di effetto: "non ho paura di morire", "la vendetta è nelle mani di dio" e naturalmente non mancano le solite metafore sconclusionate dei filmacci americani, mi riferisco a quella dello scoiattolo. Che dire di più, si salva la scenografia, corsi d'acqua cristallina, panorami eccezionali e paesaggi innevati sono la parte migliore, sprecati per un film del genere.
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Film cruento a dismisura, scene di sangue e violenza spesso inopportune, quei pochi dialoghi sono scontati come la trama. Una semplice storia di vendetta costellata da una serie di sfortunati eventi che "Di Caprio ha saputo ben interpretare", peccato che la sua espressione facciale fosse sempre la stessa accompagnata da abbondanti grugni. Quei pochi dialoghi si limitano a un linguaggio "forbito" e alle solite frasi di effetto: "non ho paura di morire", "la vendetta è nelle mani di dio" e naturalmente non mancano le solite metafore sconclusionate dei filmacci americani, mi riferisco a quella dello scoiattolo. Che dire di più, si salva la scenografia, corsi d'acqua cristallina, panorami eccezionali e paesaggi innevati sono la parte migliore, sprecati per un film del genere.
Mi raccomando non guardatelo dopo cena!
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skywalker70
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domenica 24 gennaio 2016
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pulp gratuito per poche idee
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Pellicola pretenziosa, talmente surreale ed inverosimile da scadere ripetutamente nel ridicolo. Voli pindarici da altissimi dirupi e cascate gelide, combattimenti con Grizly, temperature artiche che avrebbero abbattuto un Mammut, mancaza di viveri, ferite profondissime...niente riesce a fermare il nostro (super)uomo. Alla faccia delle infezioni, degli antibiotici e delle farmaco-resistenze. Kill bill a confronto sembra un film documentario, Rambo e Wolverine dei pivellini.
Le scene di violenza gratuita (a profusione), i dettagli morbosi di corpi strazati ed una fotografia molto bella cercano di soppererire alla totale mancanza di originalità. Non bastano però i paesaggi mozzafiato nè le raccapriccianti visioni di corpi dilaniati per dare spessore ad una trama scontatissima fino alla fine.
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Pellicola pretenziosa, talmente surreale ed inverosimile da scadere ripetutamente nel ridicolo. Voli pindarici da altissimi dirupi e cascate gelide, combattimenti con Grizly, temperature artiche che avrebbero abbattuto un Mammut, mancaza di viveri, ferite profondissime...niente riesce a fermare il nostro (super)uomo. Alla faccia delle infezioni, degli antibiotici e delle farmaco-resistenze. Kill bill a confronto sembra un film documentario, Rambo e Wolverine dei pivellini.
Le scene di violenza gratuita (a profusione), i dettagli morbosi di corpi strazati ed una fotografia molto bella cercano di soppererire alla totale mancanza di originalità. Non bastano però i paesaggi mozzafiato nè le raccapriccianti visioni di corpi dilaniati per dare spessore ad una trama scontatissima fino alla fine.
Il tocco finale splatter (gli schizzi di sangue sull'obbiettivo della telecamera) danno il colpo di grazia (alla pellicola,....si spera non allo spettatore già provato da cotanto iperealismo).
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[+] vero!
(di ansku)
[ - ] vero!
[+] che film hai visto scusa?
(di gabri66)
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fedecap
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domenica 24 gennaio 2016
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per un pugno di pelli di castoro
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'Revenant - Redivivo', di Alejandro Gonzalez inarritu, narra l'incredibile vicenda dell'esploratore e cacciatore di pelli Hugh Glass (Leonardo DiCaprio), vissuto a cavallo tra settecento e ottocento, che nel 1823 guida una spedizione commerciale capitanata da Andrew Henry (Domhnall Gleeson).
Dopo un attacco degli indiani Arikara all'accampamento della spedizione, il gruppo del Capitano Henry fugge sul fiume Missuori, salvo ma decimato. Dopo una discussione tra Glass e John Fitzgerald (Tom Hardy), cacciatore esperto e cinico, il gruppo prosegue via terra, poiché secondo Glass è il miglior modo per non essere accerchiati dagli indiani, nascondendosi nei boschi e sulle montagne, per raggiungere infine Fort Kiowa.
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'Revenant - Redivivo', di Alejandro Gonzalez inarritu, narra l'incredibile vicenda dell'esploratore e cacciatore di pelli Hugh Glass (Leonardo DiCaprio), vissuto a cavallo tra settecento e ottocento, che nel 1823 guida una spedizione commerciale capitanata da Andrew Henry (Domhnall Gleeson).
Dopo un attacco degli indiani Arikara all'accampamento della spedizione, il gruppo del Capitano Henry fugge sul fiume Missuori, salvo ma decimato. Dopo una discussione tra Glass e John Fitzgerald (Tom Hardy), cacciatore esperto e cinico, il gruppo prosegue via terra, poiché secondo Glass è il miglior modo per non essere accerchiati dagli indiani, nascondendosi nei boschi e sulle montagne, per raggiungere infine Fort Kiowa. Durante una battuta di caccia, mentre il resto del gruppo si accampa, Glass si imbatte in un orso grizzly femmina che, per difendere i suoi due cuccioli, lo attacca. L'orsa viene uccisa, ma Glass è ridotto in fin di vita. Soccorso dai compagni, verrà lasciato indietro da questi durante il viaggio. Fitzgerald, rimasto per il compenso offerto dal Capitano Henry a chi avrebbe tenuto compagnia a Glass, dandogli una degna sepoltura se necessario, lo tradisce, uccidendo il figlio Hawk e abbandonandolo in una fossa. Ripresosi poco a poco (redivivo appunto), spinto dalla sete di vendetta, intraprenderà un epico viaggio di centinaia di km attraverso le lande ghiacciate del selvaggio West.
Lo sviluppo di un adattamento cinematografico del romanzo di Michael Punke iniziò nel 2001, ma solo nel 2011, dopo vari tira e molla di diversi registi, Inarritu decise di dirigere il film. E meno male, vista l'attenzione che ha il regista nei confronti dei sentimenti dei personaggi delle sue storie rispetto all'azione e al contesto scenografico (davvero ben fatta la scenografia, con le imponenti montagne della Columbia Britannica a fare da sfondo in molte scene). L'attenzione ai sentimenti è quasi obbligatoria visto che per buona parte della storia Glass/DiCaprio viaggerà in solitaria e anche quando è in compagnia non parlerà molto. Inarritu riesce comunque a dare il giusto spazio ad ogni cosa, ma ancor di più è la conferma del direttore della fotografia Emmanuel Lubezki, che ha vinto un oscar proprio in un film di Inarritu, 'Birdman'. Straordinarie le inquadrature sui volti dei personaggi, tanto ravvicinate da appannare la telecamera, che sottolineano la loro fatica e la sofferenza, ma anche la rabbia e la ferocia che un ambiente del genere può portare agli uomini: da ricordare il piano sequenza dello scontro tra Glass e l'orsa e la lotta nel finale tra Glass e Fitzgerald, girate in maniera magistrale e che riescono a dare la giusta carica di tensione. Un difetto del film è l'eccessiva spettacolarizzazione delle gesta di Glass (come se la storia vera non fosse già spettacolare di per sé!) e la deriva in un paio di occasioni verso classici cliché hollywoodiani come "non ho paura di morire, sono già morto una volta" o le troppo prolungate (fino alla noia) scene d'azione, anche se la storia è buona, con un bel finale poetico. Interpretazioni degne di nota sono quelle del sempre più bravo Tom Hardy (Fitzgerald) e della sorpresa Will Poulter (Jim Bridger), che qui recita in maniera sconvolgente. Menzione speciale merita l'interpretazione di DiCaprio, e se gli oscar al miglior attore sono diventati, ultimamente, più una questione di sacrificio fisico che di recitazione, allora DiCaprio ha dato davvero tutto, con un'espressività che rasenta la perfezione.
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(di tonychalk73)
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paolo salvaro
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domenica 24 gennaio 2016
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la furia della natura sconfitta dall'essere umano
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SPOILERS
Inarritu si ripresenta agli Oscar con l'ennesimo piccolo capolavoro, senza dubbio confezionato in modo imponente ed impossibile da guardare con indifferenza. Un ottimo film, che racconta una storia sulla quale era assai difficile riuscire a dire qualcosa di nuovo: un uomo viene lasciato in fin di vita dal cattivo di turno, riesce miracolosamente a sopravvivere e grazie alla propria straordinaria forza di volontà riesce a ritrovare il suo aguzzino e a vendicarsi di lui, per poi fissare lo spettatore negli occhi quasi a chiedere a noi stessi "e adesso cosa sarà di me?" Accanto a questo, una fotografia e delle ambientazioni da far paura che fanno guadagnare al film molti più punti di quanto forse effettivamente varrebbe di per sè, innalzandone vertiginosamente il livello: sulle prime pensavo vi fosse solo lo zampino di un'abbondante CGI, perchè era tutto davvero troppo bello per essere vero; viene quasi voglia di tuffarsi dentro lo schermo per toccare con mano l'ambiente circostante.
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SPOILERS
Inarritu si ripresenta agli Oscar con l'ennesimo piccolo capolavoro, senza dubbio confezionato in modo imponente ed impossibile da guardare con indifferenza. Un ottimo film, che racconta una storia sulla quale era assai difficile riuscire a dire qualcosa di nuovo: un uomo viene lasciato in fin di vita dal cattivo di turno, riesce miracolosamente a sopravvivere e grazie alla propria straordinaria forza di volontà riesce a ritrovare il suo aguzzino e a vendicarsi di lui, per poi fissare lo spettatore negli occhi quasi a chiedere a noi stessi "e adesso cosa sarà di me?" Accanto a questo, una fotografia e delle ambientazioni da far paura che fanno guadagnare al film molti più punti di quanto forse effettivamente varrebbe di per sè, innalzandone vertiginosamente il livello: sulle prime pensavo vi fosse solo lo zampino di un'abbondante CGI, perchè era tutto davvero troppo bello per essere vero; viene quasi voglia di tuffarsi dentro lo schermo per toccare con mano l'ambiente circostante. In realtà, il film è stato girato nella parte più occidentale del Canada proprio nei mesi invernali, quando la temperatura in quella zona del mondo si aggira intorno ai -30 gradi.
Elogiare la professionalità e gli sforzi fatti dalla troupe e dal cast per portare a termine questo progetto sarebbe riduttivo, così come è riduttivo encomiare lo straordinario senso di realismo che si avverte per tutto il tempo. Si riesce quasi a percepire palpabilmente la sofferenza di Glass, che pur non dicendo molto rimane sempre al centro dell'attenzione. Ricordo che un paio d'anni fa tra me e me pensai che nel Gravity di Cuaròn sarebbe stato quasi meglio non far dire una singola battuta ai vari attori, visto il contesto che vedeva troneggiare l'ambiente sull'uomo e qui in Revenant, pur pensando che forse qualche dialogo in più non sarebbe guastato vista la durata assai maggiore di questo film, si può applicare lo stesso ragionamento.
Per tutta la pellicola si assiste infatti al confronto tra la potenza furiosa ed inarrestabile della natura che domina costantemente la scena con i suoi meravigliosi ed incontaminati paesaggi e quella altrettanto furiosa di un essere umano che pur avendo già perso ogni cosa lotta strenuamente per sopravvivere. Un po' come infilare il Django di Corbucci (quello che si portava appresso la "cassa da morto") dentro Into The Wild (in cui la natura regna suprema), se ci si pensa. Una volta tanto però, ad avere la meglio sarà proprio l'uomo.
Con una fotografia eccellente, delle ambientazioni impressionanti, un ottimo casting e qualche tecnicismo di fondo da parte di Inarritu che non fa mai male, il quale dirige con la solita personalità, Revenant si candida a far man bassa di Oscar alla cerimonia di fine febbraio. E' dai tempi di Mankiewicz che vinse due oscar consecutivi per la miglior regia nel '50-'51 che ciò non succede: Inarritu potrebbe davvero eguagliare il suo record e quello di John Ford, anche perchè per il momento non ha degni avversari.
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jaylee
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domenica 24 gennaio 2016
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1823 odissea negli spazi
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1823, regione del Missouri, Hugh Glass (L. di Caprio) cacciatore e scout, viene attaccato da un orso durante una spedizione e quindi lasciato indietro col figlio e altri due compagni, tra cui il cacciatore Fitzgerald (T. Hardy), fino alla sua morte o guarigione… o una via di mezzo. The Revenant racconta la sua estrema, inenarrabile e solitaria odissea per tornare in mezzo ai suoi simili, e per vendicarsi di chi lo ha tradito.
Cominciamo dai punti di forza che sono davvero molti: innanzitutto la fotografia, veramente splendida, anche grazie alla magnifica ambientazione negli infiniti spazi dell’Alberta Canadese, selvaggia e stupenda come un paradiso terrestre, e valorizzata in modo eccellente dal regista.
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1823, regione del Missouri, Hugh Glass (L. di Caprio) cacciatore e scout, viene attaccato da un orso durante una spedizione e quindi lasciato indietro col figlio e altri due compagni, tra cui il cacciatore Fitzgerald (T. Hardy), fino alla sua morte o guarigione… o una via di mezzo. The Revenant racconta la sua estrema, inenarrabile e solitaria odissea per tornare in mezzo ai suoi simili, e per vendicarsi di chi lo ha tradito.
Cominciamo dai punti di forza che sono davvero molti: innanzitutto la fotografia, veramente splendida, anche grazie alla magnifica ambientazione negli infiniti spazi dell’Alberta Canadese, selvaggia e stupenda come un paradiso terrestre, e valorizzata in modo eccellente dal regista. Ci fa ricordare molto il Terence Malick di Nuovo Mondo, ambientato circa due secoli prima, eccezion fatta per la violenza, che qui è estremamente esplicita: in particolare, lo scontro con l’orso che debiliterà Glass è la scena di uno scontro con una belva la più feroce e realistica che si sia vista sullo schermo. Il che ci porta al secondo pregio del film: le interpretazioni di Di Caprio (probabilissimo il suo primo Oscar, fuor di dubbio) e di Hardy sono notevolissime, così come di tutto il cast che, per volere di Inarritu hanno davvero dovuto sottoporsi alle ordalie che si vedono nel film, il freddo, l’acqua gelida, il nutrirsi di carne cruda (Di Caprio è peraltro notoriamente vegetariano), dipingono come non mai l’estremo istinto di sopravvivenza di questi esseri umani, messi a repentaglio dalla natura e dai propri ferocissimi simili (con l’eccezione di una persona che però sarà ripagata nel peggiore dei modi. Ovviamente, i francesi sono dipinti malissimo in un film spagnolo-americano, anche in tempi di solidarietà occidentale). E se le scene di natura ci ricordano Malick, qui siamo nel regno di Into The Wild combinato al crudo realismo de La Passione di Cristo. Le ferite sono davvero impressionanti e per niente risparmiate al pubblico. Completa il tutto lo score musicale di Ryuichi Sakamoto, molto azzeccato e mai invadente, che si alterna perfettamente ai suoni della natura, combinandosi in modo davvero mirabile.
allora: è un bel film?
The Revenant è perfetto da quasi ogni punto di vista, immagini, musica, interpretazioni. Quello che vedi e senti è un’esperienza impressionante.
Ma se per “bello” si intende l’armonia della forma con quello della sostanza, la risposta è no, puro e semplice. La trama e lo sviluppo per oltre 2h30 di film è veramente ridotta al minimo, e dopo la sesta o la settima volta dove vedi Glass strisciare, cucirsi le ferite, cadere, rialzarsi, nell’acqua gelida, nella neve, a nutrirsi di quello che trova, allora la domanda sorge spontanea: “quando finisce?”. Ci spiace doverlo dire, ma un conto è la velocità del ritmo, un conto è la varietà del racconto. Nessuno si lamenta di 2001 Odissea nello Spazio, o La Sottile Linea Rossa o C’Era Una Volta In America, perché sono troppo lunghi e lenti, perché sono esperienze sensoriale E cerebrali fuori dal comune. Qui invece, diciamo la verità, succede molto poco (incredibile ma è così), e spesso ci si trova a sperare che Di Caprio si sbrighi ad arrivare in fondo per la più classica della resa dei conti (che non poteva essere diversamente), e per di più (vogliamo esser sinceri) un po’ scontata per come si risolverà.
Redivivo si, Rivedibile no. (www.versionekowalski.it)
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