Anno | 2015 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Polonia |
Durata | 73 minuti |
Regia di | Pawel Wysoczanski |
Attori | Jerzy Kukuczka . |
Uscita | martedì 7 novembre 2023 |
Distribuzione | Mescalito Film |
MYmonetro | 3,05 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 7 novembre 2023
Jerzy Kukuczka è stato il secondo alpinista, dopo Reinhold Messner a scalare le 14 vette sopra gli 8.000 metri sul livello del mare. Il documentario, facendo uso di interviste e documentazioni anche inedite, ne racconta le imprese e la personalità. In Italia al Box Office Jurek ha incassato 16,9 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Jerzy Kukuczka è stato il secondo alpinista, dopo Reinhold Messner a scalare le 14 vette sopra gli 8.000 metri sul livello del mare. Il documentario, facendo uso di interviste e documentazioni anche inedite, ne racconta le imprese e la personalità.
Un documentario che, mentre descrive un campione dell'alpinismo, ci offre un ritratto di una società che giungerà a mutare in maniera radicale.
Gli esperti di alpinismo non hanno bisogno di presentazioni. Conoscono perfettamente tutte le conquiste effettuate da Kukurcza. Così come coloro che hanno letto i volumi manga di Jiro Taniguchi e Baku Yumemakura ("La vetta degli Dei") sono facilitati nel comprendere la passione che ha spinto un uomo come Jurek a cercare di continuare a superare se stesso attratto ogni volta dalla vetta successiva da raggiungere. Quando Messner conquistò per primo le 14 cime sopra gli 8.000 Jurek gli inviò un telegramma di congratulazioni. Lo scalatore altoatesino gli rispose con un altro telegramma in cui era scritto: "Tu non sei secondo, sei grande". Era la sintesi di una rivalità a distanza costruita dai media con un fondo di verità ma su cui prevaleva l'onestà di riconoscere il valore reciproco. Un valore difficile da comprendere dall'esterno quando si tratta di capire come uno scalatore non possa rinunciare a un'impresa pur sapendo che un compagno sta male (Jurek lo ha fatto) o come possa lasciare ogni volta una moglie dei figli che non sanno se tornerà.
Wysoczanski ci fa presente sin dall'inizio che si tratta di quel bambino, ora divenuto adulto, che marinava la scuola per salire sulla montagnola nei pressi della sua città. Parlano di lui coloro che lo hanno accompagnato nelle imprese e, mentre ne rievocano lo sprezzo del pericolo e la resistenza al dolore, al contempo ci raccontano una società in cui l'industrializzazione si fa nel dopoguerra sempre più imponente e in cui poi, progressivamente, i valori imposti dal socialismo reale verranno sostituiti da quelli della mercificazione delle imprese. Per trovare i finanziamenti alle ascensioni Kukuczka dovrà 'vendersi' a marchi che lo sponsorizzano e vogliono, ovviamente, il loro ritorno sul versante comunicativo.
Questo progressivo mutamento viene esposto senza falsi pudori così come la necessità di una dose non proprio minima di egoismo per portare a termine imprese di quella portata. Se è presente chi afferma che lo scalare è una sorta di vacanza dal grigiore della quotidianità la parte finale (non si tratta qui di fare spoiler perché la fine di Kukuczka è nota) ci offre un'altra versione. Inserendo anche una annotazione che ci ricorda come le formalità possano prevaricare oltre ogni limite. I componenti della cordata in cui Jurek perse la vita dovettero dichiarare di aver ritrovato il corpo e di averlo sepolto. In caso contrario la moglie non avrebbe ricevuto alcun risarcimento perché il marito sarebbe stato considerato disperso e non deceduto. Si passa così dalle vette del mondo agli abissi del cinismo burocratico.
Walter Bonatti, dalla cima delle sue montagne, s'è costruito una fama da alpinista-antropologo; Reinhold Messner, aiutato dalla zazzera argentea, è il prototipo dello scalatore-filosofo. E Jerzy "Jurek" Kukuczka? Campionissimo degli Ottomila himalayani, il polacco è l'immagine esatta del montanaro-farabutto, spregiudicato e individualista, ambizioso fino al cinismo.