Titolo originale | Mandariinid |
Anno | 2014 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Estonia |
Durata | 87 minuti |
Regia di | Zaza Urushadze |
Attori | Misha Meskhi, Giorgi Nakashidze, Elmo Nüganen, Raivo Trass, Lembit Ulfsak . |
Uscita | giovedì 26 maggio 2016 |
Tag | Da vedere 2014 |
Distribuzione | P.F.A. Films |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,64 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 26 maggio 2016
Il film prende spunto dalla guerra di Abkhazia (1992 - 1993) per raccontare un conflitto umano e rappresentare un messaggio di pace. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Premi Oscar, Al Box Office Usa Tangerines - Mandarini ha incassato nelle prime 9 settimane di programmazione 113 mila dollari e 4,6 mila dollari nel primo weekend.
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CONSIGLIATO SÌ
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Nel 1990 in Abcasia Ivo e Margus provano a resistere sulla loro terra, ambita dai georgiani e difesa dagli abcasi. Ivo, esiliato estone, costruisce cassette per i mandarini di Margus, vicino di casa compatriota che sogna un ultimo raccolto prima di abbandonare il villaggio. Ivo invece non ha mai pensato di andarsene perché in quei luoghi 'riposa' il suo bene più prezioso. Vecchio e saggio Ivo è suo malgrado travolto dagli eventi. Uno scontro tra georgiani e mercenari ceceni, in cui sopravvivono soltanto due soldati, lo costringe a intervenire e a soccorrere nella propria casa e coi propri mezzi i feriti. Di parte avversa, i due ospiti provano a convivere sotto lo stesso tetto e sotto lo sguardo rigoroso di Ivo che converte il loro odio ottuso in un sentimento nobile e complesso.
"La guerra è sempre stupida", scriveva Giuseppe Ungaretti ma ci sono guerre, "particolarmente stupide" come il conflitto georgiano-abcaso esploso all'indomani della dissoluzione dell'Unione Sovietica. In quel teatro di guerra, ficcato tra le montagne e il Mar Nero, Zaza Urushadze cerca, scava e trova le parole (e le immagini) per dire dell'irragionevolezza delle contese e della fermezza di due uomini che scelgono di non disertare la loro terra e la loro vita. Selezionato come miglior film straniero agli Oscar e ai Golden Globe, Mandarini non è un film di guerra abitato da supereroi che cuciono punti di sutura al fronte, è piuttosto la storia di una breccia, di una linea spazio-temporale tesa tra due fronti e una sola assurda carneficina. Costretti dalle ferite in una zona franca, i due militari, uno georgiano e l'altro ceceno, diventano attori di un dramma più teatrale che cinematografico, che elude la prevedibilità con un paio di scarti narrativi e un cast di attori rari, capaci di muoversi tra sopraffazione e compassione. Su tutti il 'padrone di casa' di Lembit Ulfsak, che abita una sede pacifica di poesia e incarna l'onore e la necessità di comunanza nella sofferenza.
Sentire gli uomini come fratelli per il suo personaggio non è solo questione di natura ma, in guerra, diventa ragione e verità. Resistente tra la morte e i morti, Ivo sceglie parole, pochissime parole, decise e assolute perché sa che non c'è tempo. Una scarica improvvisa di fuoco può abbattere un uomo che un altro ha appena rimesso in piedi, bruciare un raccolto che un contadino ha coltivato con le stagioni, inficiare la generosità e il coraggio di un gesto in un momento in cui violenza e disperazione sembrano le uniche vie d'uscita. Contro l'impotenza, l'unico nemico veramente da combattere, l'autore georgiano schiera Ivo che 'riabilita' nel corpo e nell'anima due 'nemici' che come sull'altipiano di Emilio Lussu si scoprono uomini. Nel silenzio della sua casa e nei suoi silenzi autorevoli, i due avversari recuperano la dimensione umana e apprendono che il 'nemico' ha a che fare con l'identità del sé, individuale o collettivo, che il nemico non è mai portatore di un'estraneità piena e totale, anzi è forse più spesso e più intensamente il polo di una relazione, per quanto ostile. Nella tregua, in un momento rallentato, in quella magica sospensione, Urushadze ragiona sul nemico che reca l'amico, sulla guerra infiltrata dalla pace, sulla segreta relazione che rischia di collassarle nell'indistinzione.
Mandarini rimedia poi alle lacune della stampa evocando avvenimenti poco o nulla mediatizzati, come la guerra del 1990 in Abcasia, provincia secessionista della Georgia. Urushadze la racconta senza la compiacenza del genere, sovente giustificata in nome dello spettacolo, e affronta con efficacia il concetto di guerra globale, quella che interagisce immediatamente col tutto, quella che coesiste con la più alta indifferenziazione fra amico e amico, quella che radicalizza l'ossessiva e vana ricerca di radici e sicurezza, tracciando confini arbitrari ed escludenti.
Sospeso tra l'atemporalità imperturbabile dei riti e della natura e il quadro circostanziale, una guerra sanguinosa, Mandarini produce una bolla di comunità utopica che rende possibile una nuova amicizia tra gli uomini e tutela la parte debole di ogni guerra, raffigurata in una fotografia. È Maria, la nipote di Ivo, che il nonno preserva dalla barbarie. 'Donna angelo' trasferita in un mondo lontano e cortese, il suo nome è dichiarato soltanto al soldato acceso da un sentimento sincero. L'ultimo prima di morire.
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In un momento così in cui tutti odiano tutti, vedere questo film mi ha fatto piangere (e non me ne vergogno) e mi ha dato una speranza. Come un piccolo film fatto di 4 scene due case un bosco e 4 attori e 10 comprimari possa essere un VERO CAPOLAVORO. La figura di Ivo è letteralmente mostruosa. Se il mondo fosse come Ivo sarebbe bellissimo, ma è come Ahmed e Niko.
La pace è possibile o è solo una "splendida utopia" (per dirla à la Guccini)? E' la domanda che continuavo a pormi quando sono uscita dal cinema. Non perdete questo film -piccolo tesoro prezioso-, ammesso che voi riusciate a trovarlo in qualche sala. Dirò solo, per dare un'idea di quanto sia bello e coinvolgente, che a fine proiezione il pubblico ha [...] Vai alla recensione »
Un film che dimostra pienamente l’assurdità della guerra, l’idiozia dei militari, la precarietà della vita, specialmente in tempo di battaglie. Ivo, un anziano estone, vive isolato lavorando il legno in uno sperduto villaggio dell’Abcasia, una zona caucasica rivendicata dai Georgiani, durante il conflitto dell’inizio degli anni ’90.
Come le umili piante selvatiche abbarbicate alle scogliere, quasi senza terra, flagellate da sole, acqua salata e vento, che riescono a produrre miriadi di fiori azzurri, Ivo (Lembit Ulfsak) e Margus ( Elmo Nuganen) – emigrati in Georgia dalla lontana Estonia -, due anziani contadini attaccati alla loro terra, sembrano incuranti della guerra che si avvicina; vogliono restare in Abcasia per [...] Vai alla recensione »
Il cinema, per essere grande, non ha bisogno di star internazionali, non ha bisogno di megaproduzioni, men che meno di mirabolanti effetti speciali. Non può fare a meno però di grandi storie, di storie forti e ben raccontate, di volti intensamente credibili. Avrebbe bisogno però di distributori intelligenti, di sale capaci di rischiare, del tam-tam degli spettatori.
Tangerines, ossia Mandarini è un piccolo imperdibile gioiello di film, il quale, però, rischia di essere visto da pochi. È programmato, infatti, solo in poche città e in poche sale italiane. Proprio per questo bisogna citare e ringraziare la P. F. A. che lo sta coraggiosamente distribuendo, dato che tutti hanno presto dimenticato che questo film estone di Zaza Urushadze [...] Vai alla recensione »
Un film tra i migliori che io abbia visto negli ultimi anni, profondo, umano, che dà speranza. Scenografia perfetta, curata in ogni particolare, inclusa la qualità dei suoni. Tipi umani scelti con cura, recitazione di altissimo livello di Lembit Ulfsak nella parte di Ivo, il cui linguaggio del corpo anticipa la comprensione dello stato d'animo e delle parole.
.. costruisce cassette di legno per mandarini. Ivo = divus = Dio, un "grande" e autorevole vecchio con occhi azzurri e barba bianca. La figlia Maria. Il figlio morto. Una natura rigogliosa e benevola verso gli uomini, un piccolo giardino dell'Eden. Le due religioni monoteiste (la terza sarebbe stata una forzatura nel contesto) che si fronteggiano in armi, ma alla fine [...] Vai alla recensione »
Un inno alla pace, senza luoghi comuni nè facili buonismi. Da vedere e rivedere, soprattutto in un momento storico come questo in cui la guerra non è più considerata un assurdo, inutile e stupido dramma ma viene troppo spesso vista come una partita di calcetto. Peccato solo che film come questi non abbiano la diffusione che meritano.