Euromaidan - Rough Cut

Film 2014 | Documentario 60 min.

Anno2014
GenereDocumentario
ProduzioneRepubblica ceca
Durata60 minuti
Regia diRoman Bondarchuk, Yulia Gontaruk, Kateryna Gornostai, Andrey Kiselyov, Roman Liubyi, Andriy Lytvynenko, Aleksey Solodunov, Dmitry Stoykov, Oleksandr Techynskyi, Volodymyr Tykhyy
MYmonetro 3,09 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Roman Bondarchuk, Yulia Gontaruk, Kateryna Gornostai, Andrey Kiselyov, Roman Liubyi, Andriy Lytvynenko, Aleksey Solodunov, Dmitry Stoykov, Oleksandr Techynskyi, Volodymyr Tykhyy. Un film Genere Documentario - Repubblica ceca, 2014, durata 60 minuti. - MYmonetro 3,09 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento lunedì 19 gennaio 2015

Consigliato sì!
3,09/5
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CRITICA
PUBBLICO 3,17
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I giorni di Maidan: dieci segmenti differenti che tentano di dar voce alle diverse anime del paese.
Recensione di Raffaella Giancristofaro
Recensione di Raffaella Giancristofaro

Kiev, 21 novembre 2013. Una folla pacifica protesta nella centrale piazza Indipendenza contro la decisione del governo di sospendere gli accordi di libero scambio con l'Unione Europea. Di lì a una decina di giorni i manifestanti verranno brutalmente caricati e dispersi dalle milizie governative. Quel movimento spontaneo e disarmato si trasformerà in una resistenza tenace che proseguirà per circa quattro mesi, avrà come effetto la fuga verso la Russia del presidente Yanukovych, accusato di corruzione, e anticiperà un sanguinoso conflitto a fuoco tra esercito ucraino e ribelli filorussi e una stretta di restrizioni della libertà individuale.
Un collettivo di filmmaker ucraini, coordinato al montaggio dal regista Roman Bondarchuk, s'insinua tra i contestatori per dare conto della rapida evoluzione dei fatti. Euromaidan è il risultato di dieci segmenti differenti, cercando un ordine cronologico, che restituiscono non solo la temperatura dello scontro ma anche la violenza più inaudita. È figlio di quel cinema che da anni - e soprattutto sulla scia dei movimenti di protesta civile in ogni dove - nasce dall'urgenza di arrivare a volte dove il giornalismo d'inchiesta non ha la forza di stare con la stessa costanza, caparbietà, indipendenza (anche il regista Sergei Loznitsa ha portato a Cannes 2014 il suo documentario Maidan). Iniziativa simile a quella già vista in The Term (Srok) all'ultimo Torino Film Festival, che si avvale di mezzi leggerissimi e di mini troupe da servizio giornalistico, giusto per assicurare un suono professionale, Euromaidan si presenta più come un collage che una narrazione articolata, più come antologia d'immagini da archiviare per il loro peso storico che opera di forte coerenza interna.
A prova di ciò sta un abuso di didascalie esplicative a colmare la mancanza di connessioni causali tra le situazioni riprese. L'importante è esserci, fare cronaca, poi su quelle immagini si spera che in sala o davanti a un computer si discuta, ci s'informi per integrare e aggiornare il quadro. Il tentativo è comunque quello di dare voce alle diverse anime del paese, non solo tra gli antigovernativi: la generazione anziana, tra conservatorismo e confusione nel veder cadere idoli come la statua di Lenin, lo studente pacifico, il medico volontario, i cittadini sulle barricate che mettono a frutto i sistemi di guerriglia urbana già sperimentati dalla civile "rivoluzione arancione" contro i brogli elettorali del 2004.
Ma il dato più sconvolgente di questo documento è dovuto alla prossimità dell'obiettivo con la linea del fuoco delle armi. E ancor più impressionante la circolarità tra due immagini di corpi: quelli dei protestanti che all'inizio dormono sul pavimento nel palazzo presidenziale da loro occupato e i cadaveri stesi per il conteggio nel finale o portati in bare aperte ai funerali. Da una promessa di cambiamento al grado zero dell'umanità.

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