olistage
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giovedì 7 marzo 2013
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la suggestiva truffa del tutto è uno
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Il Cinema spiana la strada all'idea di un universo olografico, dove passato, presente e futuro coesistono in un ambito di non località. Questa rete tiene in connessione le sei storie collocate in Cloud Atlas su una linea temporale di circa cinque secoli: un giovane avvocato abolizionista del 1800, un compositore omosessuale sfruttato dal suo mecenate nel 1930, una giornalista troppo investigativa nel 1970, una clone rivoluzionaria nel 2144 e l'uomo a cui è dato il compito di chiudere il cerchio nella futura generazione tornata all'età del ferro nel 2321. Il tratto comune di queste storie è l'eterna lotta tra le forze che governano il nostro universo visibile e apparentemente duale.
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Il Cinema spiana la strada all'idea di un universo olografico, dove passato, presente e futuro coesistono in un ambito di non località. Questa rete tiene in connessione le sei storie collocate in Cloud Atlas su una linea temporale di circa cinque secoli: un giovane avvocato abolizionista del 1800, un compositore omosessuale sfruttato dal suo mecenate nel 1930, una giornalista troppo investigativa nel 1970, una clone rivoluzionaria nel 2144 e l'uomo a cui è dato il compito di chiudere il cerchio nella futura generazione tornata all'età del ferro nel 2321. Il tratto comune di queste storie è l'eterna lotta tra le forze che governano il nostro universo visibile e apparentemente duale. I protagonisti "buoni" sono infatti i rappresentanti dello schieramento di uomini e donne sensibili al bene, alla condivisione e alla verità che tentano da sempre di contrastare l'altro schieramento, quello predatorio, dittatoriale ed egoista della casta degli squali che governano il mondo. A seconda della nostra personale lancetta che ci vedrà appartenere al gruppo dei predatori o a quello delle prede, ci si potrà alzare dalla poltrona del cinema con una certa dose di angoscia tutta da metabilizzare. I cinque secoli di storie narrate in Cloud Atlas confermano l'eterno refrain di questa lotta epica tra le due misteriose forze, gemelle ma speculari perché separate alla nascita: la prima, entropica, dispersiva e ubbidiente alla legge del caos e l'altra creativa, tendente alla vita, a costruire e a non disperdere; legge che il matematico italiano Fantappiè definì col termine di sintropia. La sintropia, in opposizione alla più nota entropia verificabile nella termodinamica classica, prevede che alcune informazioni per essere utilizzate con profitto debbano necessariamente provenire dal futuro. Ed è quello che accade ai personaggi di questo film. Battute profetiche danno forma al futuro, mentre dal futuro alcuni eventi lasciano affiorare intuizioni nel passato. Utilizzando questi paradossi negati dalla logica, i nostri protagonisti dispersi nel tempo si passano dunque preziose informazioni, sebbene ad un livello occulto di consapevolezza. L'epilogo è però l'eterno looping di un sistema planetario sempre più simile ad una prigione o ad un corto circuito. Il film stimola una domanda: è servito davvero a qualcosa tutto questo intuire, ricordare, avvertirsi tra i secoli? O non è forse vero il contrario: e cioè che sulle questioni vitali, su questo piccolo mondo, sbagliando difficilmente si impara. Per ognuno di noi che si reincarnerà per riparare agli errori commessi, quanti guastatori e oppositori verranno nuovamente partoriti?
Sviluppando ulteriormente le teorie scientifiche che sostengono film come Cloud Atlas, il grande Cinema dovrebbe cominciare a manifestare interesse e coraggio anche per nuove e forse più avvincenti prospettive. Una su tutte quella in cui non si debba più ammettere, come in questo film, il senso di sacrificio come valore infinito, ma semplicemente come una patologia da curare immediatamente. Se è vero che il pensiero crea la realtà, e che nel futuro esistono attrattori pronti a lanciarci un segnale di aggancio, un uomo che aspiri alla libertà è anche un uomo che sceglie di lasciarsi attrarre da un futuro sgombro da rivoluzioni e da battaglie contro un sistema predatorio. Come? Semplicemente cancellando da quel futuro ogni aspettativa, ogni traccia di predatori. Non si può combattere nulla. Quando combatti qualcosa, lo alimenti o addirittura lo crei. Sappiamo che l'inconscio non registra le negazioni. Non puoi “non” pensare ad una fragola rossa. Puoi però sovrascrivere e sostituire la fragola con un a mela. Non puoi combattere il sistema. Devi sostituirlo con una civiltà felice e sana, formata da gente creativa e diponibile alla condivisione. Ma questa è la traccia per un'altra storia. Riconosciamo a Cloud Atlas di essere uno di quei rari film che ravvivano i nostri neuroni, pur con un finale che non sorprende.
Il Cinema spiana la strada all'idea di un universo olografico, dove passato, presente e futuro coesistono in un ambito di non località. Questa rete tiene in connessione le sei storie collocate in Cloud Atlas su una linea temporale di circa cinque secoli: un giovane avvocato abolizionista del 1800, un compositore omosessuale sfruttato dal suo mecenate nel 1930, una giornalista troppo investigativa nel 1970, una clone rivoluzionaria nel 2144 e l'uomo a cui è dato il compito di chiudere il cerchio nella futura generazione tornata all'età del ferro nel 2321. Il tratto comune di queste storie è l'eterna lotta tra le forze che governano il nostro universo visibile e apparentemente duale. I protagonisti "buoni" sono infatti i rappresentanti dello schieramento di uomini e donne sensibili al bene, alla condivisione e alla verità che tentano da sempre di contrastare l'altro schieramento, quello predatorio, dittatoriale ed egoista della casta degli squali che governano il mondo. A seconda della nostra personale lancetta che ci vedrà appartenere al gruppo dei predatori o a quello delle prede, ci si potrà alzare dalla poltrona del cinema con una certa dose di angoscia tutta da metabilizzare. I cinque secoli di storie narrate in Cloud Atlas confermano l'eterno refrain di questa lotta epica tra le due misteriose forze, gemelle ma speculari perché separate alla nascita: la prima, entropica, dispersiva e ubbidiente alla legge del caos e l'altra creativa, tendente alla vita, a costruire e a non disperdere; legge che il matematico italiano Fantappiè definì col termine di sintropia. La sintropia, in opposizione alla più nota entropia verificabile nella termodinamica classica, prevede che alcune informazioni per essere utilizzate con profitto debbano necessariamente provenire dal futuro. Ed è quello che accade ai personaggi di questo film. Battute profetiche danno forma al futuro, mentre dal futuro alcuni eventi lasciano affiorare intuizioni nel passato. Utilizzando questi paradossi negati dalla logica, i nostri protagonisti dispersi nel tempo si passano dunque preziose informazioni, sebbene ad un livello occulto di consapevolezza. L'epilogo è però l'eterno looping di un sistema planetario sempre più simile ad una prigione o ad un corto circuito. Il film stimola una domanda: è servito davvero a qualcosa tutto questo intuire, ricordare, avvertirsi tra i secoli? O non è forse vero il contrario: e cioè che sulle questioni vitali, su questo piccolo mondo, sbagliando difficilmente si impara. Per ognuno di noi che si reincarnerà per riparare agli errori commessi, quanti guastatori e oppositori verranno nuovamente partoriti?
Sviluppando ulteriormente le teorie scientifiche che sostengono film come Cloud Atlas, il grande Cinema dovrebbe cominciare a manifestare interesse e coraggio anche per nuove e forse più avvincenti prospettive. Una su tutte quella in cui non si debba più ammettere, come in questo film, il senso di sacrificio come valore infinito, ma semplicemente come una patologia da curare immediatamente. Se è vero che il pensiero crea la realtà, e che nel futuro esistono attrattori pronti a lanciarci un segnale di aggancio, un uomo che aspiri alla libertà è anche un uomo che sceglie di lasciarsi attrarre da un futuro sgombro da rivoluzioni e da battaglie contro un sistema predatorio. Come? Semplicemente cancellando da quel futuro ogni aspettativa, ogni traccia di predatori. Non si può combattere nulla. Quando combatti qualcosa, lo alimenti o addirittura lo crei. Sappiamo che l'inconscio non registra le negazioni. Non puoi “non” pensare ad una fragola rossa. Puoi però sovrascrivere e sostituire la fragola con un a mela. Non puoi combattere il sistema. Devi sostituirlo con una civiltà felice e sana, formata da gente creativa e diponibile alla condivisione. Ma questa è la traccia per un'altra storia. Riconosciamo a Cloud Atlas di essere uno di quei rari film che ravvivano i nostri neuroni, pur con un finale che non sorprende.
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enzo70
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martedì 3 febbraio 2015
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una lunga sfida con lo spettatore
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Un film con sei storie all’interno che si intersecano per poi svilupparsi su linee parallele. Il film di Tykwer eche ha visto impegnati anche i fratelli Wachowsky, è un evento cinematografico importante. Sei storie diverse in epoche diverse e che trovano il loro filo conduttore in una voglia impressa sulla pelle e nella lotta verso una sorta di etica della libertà: in ognuna delle sei storie si ripete il tema dell’oppressione e della lotta verso la libertà in nome di un principio. I problemi delle diversità, delle minoranze, anche con accenti tribali, diventa, quindi, l’elemento di caratterizzazione del film che, comunque, abbraccia un progetto tanto vasto da lasciare spesso a bocca aperta.
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Un film con sei storie all’interno che si intersecano per poi svilupparsi su linee parallele. Il film di Tykwer eche ha visto impegnati anche i fratelli Wachowsky, è un evento cinematografico importante. Sei storie diverse in epoche diverse e che trovano il loro filo conduttore in una voglia impressa sulla pelle e nella lotta verso una sorta di etica della libertà: in ognuna delle sei storie si ripete il tema dell’oppressione e della lotta verso la libertà in nome di un principio. I problemi delle diversità, delle minoranze, anche con accenti tribali, diventa, quindi, l’elemento di caratterizzazione del film che, comunque, abbraccia un progetto tanto vasto da lasciare spesso a bocca aperta. I registi alternano le storie con ritmi sempre incostanti, costringendo lo spettatore ad uno sforzo notevole che si ripeterà ad ogni visione di questo film (questa recensione la scrivo dopo averlo visto almeno tre volte); nulla è scontato. Cast spaziale, Tom Hanks, Susan Sarandon, Halle Berry, Jim Broadbent, per citarne qualcuno, ciascun protagonista ha un posto in ognuna delle sei storie e spesso è difficile individuarli. La particolarità del film ed anche la sfida con lo spettatore sono elementi che rendono impossibile una vera classificazione. Ma alla fine diventa un film essenziale proprio per la sua atipicità.
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fiby87
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giovedì 17 gennaio 2013
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geniale nella forma, ridondante nel contenuto.
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Cloud Atlas non è un film come molti altri, non racconta una storia come solitamente succede, se avesse voluto raccontarne una, d'altronde, non ne avrebbe raccontate sei. Cloud Atlas è il racconto di un'intuizione: la consapevolezza che le nostre scelte sono legate strettamente a quelle degli altri. Ce lo racconta facendoci innamorare dei suoi personaggi, facendoceli disprezzare per le loro debolezze e rendendoci orgogliosi di loro per un atto di coraggio inaspettato. Ci racconta cos'è l'uomo, nella sua capacità di rifiutare una vita banale e già scritta per abbracciarne una non semplice ed in qualche modo sempre eroica. Lo fa con storie e generi cinematografici differenti. Ed è così che guardando ognuna di queste storie non arriviamo mai al punto di affezionarcene troppo, mai al punto di preferirne una sola.
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Cloud Atlas non è un film come molti altri, non racconta una storia come solitamente succede, se avesse voluto raccontarne una, d'altronde, non ne avrebbe raccontate sei. Cloud Atlas è il racconto di un'intuizione: la consapevolezza che le nostre scelte sono legate strettamente a quelle degli altri. Ce lo racconta facendoci innamorare dei suoi personaggi, facendoceli disprezzare per le loro debolezze e rendendoci orgogliosi di loro per un atto di coraggio inaspettato. Ci racconta cos'è l'uomo, nella sua capacità di rifiutare una vita banale e già scritta per abbracciarne una non semplice ed in qualche modo sempre eroica. Lo fa con storie e generi cinematografici differenti. Ed è così che guardando ognuna di queste storie non arriviamo mai al punto di affezionarcene troppo, mai al punto di preferirne una sola. Siamo sempre costretti a guardarne il messaggio subliminale ed è lì che le opinioni divergono. C'era chi si aspettava un inizio o una fine e si è trovato davanti ad un eterno intreccio rispetto a cui perfino la vita e la morte di questo o quell'altro dei personaggi in gioco sembrano diventare banali e di scarsa importanza. Ancora una volta l'importante è la scelta. Il messaggio può essere trito e ritrito ma la forza con cui è stato espresso, la pomposità con cui ci viene presentato, la ridondanza con cui ci è stato passato per tre ore ci spingono a riflettere sulla sua reale importanza, facendo rientrare appieno le nostre storie nell'intreccio. Gli do 4 stelle e non 5 perché per quanto geniale e ben fatto, per quanto il messaggio sia importante e le storie possano piacere non è abbastanza scorrevole; raccontare lo stesso messaggio non è sufficiente in un progetto di queste dimensioni. Che Cloud Atlas sia banale, incomprensibile o illuminante, questo in realtà sta solo alla sensibilità dello spettatore. Tykwer e i fratelli Wachowski hanno deciso di lanciare questo messaggio in modo forte, innovativo e non banale a livello cinematografico...cosa raccoglierne? A noi la scelta.
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jacopo b98
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mercoledì 1 maggio 2013
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cloud atlas - da non perdere
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Sei storie, recitate sempre dagli stessi attori, ambientate tra passato, presente e futuro si incrociano tra loro. Tratto dal romanzo di David Mitchell, sceneggiato e diretto dai registi di Matrix (Larry ha cambiato sesso e nome in Lana) insieme al regista di Lola corre e Profumo, questo kolossal ha lasciato perplesse molte persone e soprattutto molti critici che, specialmente in Italia, l’hanno stroncato e definito come “il trionfo del make-up”. Questa definizione è, a mio parere, un po’ troppo affrettata ed ingiusta. Infatti il film è interessante e persino ammirabile per il coraggio delle idee, originali e non scontate, messe in campo dai registi-sceneggiatori.
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Sei storie, recitate sempre dagli stessi attori, ambientate tra passato, presente e futuro si incrociano tra loro. Tratto dal romanzo di David Mitchell, sceneggiato e diretto dai registi di Matrix (Larry ha cambiato sesso e nome in Lana) insieme al regista di Lola corre e Profumo, questo kolossal ha lasciato perplesse molte persone e soprattutto molti critici che, specialmente in Italia, l’hanno stroncato e definito come “il trionfo del make-up”. Questa definizione è, a mio parere, un po’ troppo affrettata ed ingiusta. Infatti il film è interessante e persino ammirabile per il coraggio delle idee, originali e non scontate, messe in campo dai registi-sceneggiatori. L’idea della reincarnazione nei secoli non era mai stata trattata in modo così radicale e complesso. Tuttavia il film alla fin fine è una parabola sulla libertà e sulla schiavitù, sempre più terribile pian piano che si va avanti con gli anni, fino ad arrivare all’azzeramento totale di essa in un futuro così remoto da essere tornati all’età della pietra. Il film tratta inoltre alcuni temi, dall’omosessualità alla transessualità, che potrebbero anche essere non proprio graditi ad un certo pubblico. Se ci si fa caso le sei storie sono sempre la stessa storia, narrata solo in modo diverso. In ogni caso è un film davvero troppo ambizioso, per riuscire nella sua totalità. Il tutto comunque è supportato dal grandioso apparato scenografico e dalla musica composta dallo stesso Tykwer. Attori eccezionali. Fiasco colossale al botteghino: costato oltre cento milioni di dollari (ma non prodotto da nessuna major) ne ha incassati circa venti.
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radamanto
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martedì 1 luglio 2014
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l'arte del contrappunto
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Credo che la composizione musicale che da il tiolo al film non a caso sia un sestetto. Questo allude al contenuto della pellicola stessa (alla trama, per chi preferisce ignorare come il cinema e la letteratura contemporanei si stiano lentamente affrancando da tale artificio diegetico), ovvero all'intreccio delle sei vicende che sapientemente la regia trinitaria e il montaggio hanno saputo gestire. Una chiave di approccio a questa monumentale opera può essere quella che io chiamo 'contrappuntisctica' e che ha trovato i suoi vertici in "America oggi" di R.Altman e "Magnolia" di P.T.Anderson, solo per citarne alcuni.
In questo caso però si aggiunge una dimensione: quella temporale. Le sei storie sono spazialmente e temporalmente (ma non causalmente) distinte, indipendenti e avrebbero un senso compiuto anche se isolate (ecco perchè è difficile attribuire un genere a questa pellicola; vi consiglio di cimentarvi nel divertente esercizio di trovare un genere per ciascuna delle sei vicende), ma la loro giustapposizione permette di sussumere dal particolare all'universale e di trovare quel significato più profondo che trascende ogni 'episodio' preso individualmente e si coglie solo nella complessità musiva della natura umana e della storia.
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Credo che la composizione musicale che da il tiolo al film non a caso sia un sestetto. Questo allude al contenuto della pellicola stessa (alla trama, per chi preferisce ignorare come il cinema e la letteratura contemporanei si stiano lentamente affrancando da tale artificio diegetico), ovvero all'intreccio delle sei vicende che sapientemente la regia trinitaria e il montaggio hanno saputo gestire. Una chiave di approccio a questa monumentale opera può essere quella che io chiamo 'contrappuntisctica' e che ha trovato i suoi vertici in "America oggi" di R.Altman e "Magnolia" di P.T.Anderson, solo per citarne alcuni.
In questo caso però si aggiunge una dimensione: quella temporale. Le sei storie sono spazialmente e temporalmente (ma non causalmente) distinte, indipendenti e avrebbero un senso compiuto anche se isolate (ecco perchè è difficile attribuire un genere a questa pellicola; vi consiglio di cimentarvi nel divertente esercizio di trovare un genere per ciascuna delle sei vicende), ma la loro giustapposizione permette di sussumere dal particolare all'universale e di trovare quel significato più profondo che trascende ogni 'episodio' preso individualmente e si coglie solo nella complessità musiva della natura umana e della storia.
Come ogni brano contrappuntistico suscita una certa resistenza nell'ascoltatore che spesso indugia nel seguire lo sviluppo di una singola voce, così questo film risulta, almeno inizialmente, ostico e refrattario a qualsiasi tentativo di trovare un senso o una latente unità tra le diverse vicende; solo col dipanarsi delle storie si comprendono i legami che le luniscono e i tratti che le accomunano.
Degna pellicola dei fratelli Wachowski.
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tiamaster
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martedì 15 gennaio 2013
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epico e visionario, ma non del tutto convincente.
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Cloud Atlas, diretto da Andy e Lana Wachowski (Matrix) e Tom Tykwer (Lola corre) è un film eccezionale. Eccezionale se si escludono i presupposti di partenza. Il film è fantasioso, divertente, epico, profondo, adrenalinco....riesce a essere tutto questo grazie alle 6 storie che si intrecciano tra di loro con una maestria registica (nei passaggi da una vicenda al'altra) veramente sbalorditiva e intuitiva.
L'incredibile cast che vede uniti alcuni tra i più bravi attori in circolazione offre prove interpretative sublimi (in special modo Tom Hanks e Jim Broadbent), che riescono a destreggiarsi nel non facile compito di interpretare più personaggi e non far sembrare che recitino sempre lo stesso ruolo o di essere ripetitivi.
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Cloud Atlas, diretto da Andy e Lana Wachowski (Matrix) e Tom Tykwer (Lola corre) è un film eccezionale. Eccezionale se si escludono i presupposti di partenza. Il film è fantasioso, divertente, epico, profondo, adrenalinco....riesce a essere tutto questo grazie alle 6 storie che si intrecciano tra di loro con una maestria registica (nei passaggi da una vicenda al'altra) veramente sbalorditiva e intuitiva.
L'incredibile cast che vede uniti alcuni tra i più bravi attori in circolazione offre prove interpretative sublimi (in special modo Tom Hanks e Jim Broadbent), che riescono a destreggiarsi nel non facile compito di interpretare più personaggi e non far sembrare che recitino sempre lo stesso ruolo o di essere ripetitivi. Fin quà il film è ineccepibile e risulta un blockbuster nettamente sopra la media, e assolutamente godibilissimo nonchè con alcune storie che da sole avrebbero potuto costituire un'intero film (la realtà post-apocalittica e la Korea futuristica sono un gioiello di visionarietà, mentre alcuni episodi al contrario sono inutili e smorzano il ritmo).
Ma quello che il film voleva essere non era solo un buon blockbuster, ma voleva anche "dare risposte" alle grandi domande del'umanità (chi siamo?perchè siamo tutti collegati? ecc.). ed è quà che arriva la delusione.su questo aspetto lo spettatore viene lasciato a bocca asciutta, completamente.Quindi qual'è il principale problema di Cloud Atlas?non di essere un brutto film, perchè è assolutamente magnifico e incalzante, ma l'enorme, vertiginoso, immenso baratro tra quello che voleva essere e quello che è in realtà.
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(di casastella)
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jacopo b98
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giovedì 12 settembre 2013
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un capolavoro di grande coraggio
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Ho rivisto Cloud Atlas dei fratelli Wachowski e Tom Tykwer. Perciò ho deciso di riscrivere in parte la mia recensione e soprattutto di cambiare la mia valutazione in stellette. Questa è quindi da prendersi come la recensione definitiva di Cloud Atlas.
Sei storie, recitate sempre dagli stessi attori, ambientate tra passato, presente e futuro si incrociano tra loro. Tratto dal romanzo di David Mitchell, sceneggiato e diretto dai registi di Matrix (Larry ha cambiato sesso e nome in Lana) insieme al regista di Lola corre e Profumo, questo kolossal ha lasciato perplesse molte persone e soprattutto molti critici che, specialmente in Italia, l’hanno stroncato e definito come “il trionfo del make-up”.
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Ho rivisto Cloud Atlas dei fratelli Wachowski e Tom Tykwer. Perciò ho deciso di riscrivere in parte la mia recensione e soprattutto di cambiare la mia valutazione in stellette. Questa è quindi da prendersi come la recensione definitiva di Cloud Atlas.
Sei storie, recitate sempre dagli stessi attori, ambientate tra passato, presente e futuro si incrociano tra loro. Tratto dal romanzo di David Mitchell, sceneggiato e diretto dai registi di Matrix (Larry ha cambiato sesso e nome in Lana) insieme al regista di Lola corre e Profumo, questo kolossal ha lasciato perplesse molte persone e soprattutto molti critici che, specialmente in Italia, l’hanno stroncato e definito come “il trionfo del make-up”. Questa definizione è, a mio parere, un po’ troppo affrettata ed ingiusta. Infatti il film è interessante e persino ammirabile per il coraggio delle idee, originali e non scontate, messe in campo dai registi-sceneggiatori. L’idea della reincarnazione nei secoli non era mai stata trattata in modo così radicale e complesso. Tuttavia il film alla fin fine è una parabola sulla libertà e sulla schiavitù, sempre più terribile pian piano che si va avanti con gli anni, fino ad arrivare all’azzeramento totale di essa in un futuro così remoto da essere tornati all’età della pietra. Il film tratta inoltre alcuni temi, dall’omosessualità alla transessualità, che potrebbero anche essere non proprio graditi ad un certo pubblico. Se ci si fa caso le sei storie sono sempre la stessa storia, narrata solo in modo diverso. In ogni caso è un film davvero troppo ambizioso, per riuscire nella sua totalità. Il tutto comunque è supportato dal grandioso apparato scenografico e dalla musica composta dallo stesso Tykwer. Attori eccezionali. Memorabili almeno gli episodi di Neo Seoul e degli anziani che scappano dalla casa di riposo-lager. Il Wachowski dirigono l’episodio del viaggio nel pacifico, quello della Neo Seoule quello sull’isola disabitata; Tykwer quello dei due omosessuali, bellissimo e struggente, quello degli anziani e quello di Louisa Rey, forse il meno riuscito (seppur eccellente) di tutti. La sua unica pecca? L'omogeneità, ma il film vuol dare un quadro dell'umanità e quindi che dire? Semplicemente che ci è riuscito. Imperdibile.
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woody62
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lunedì 26 dicembre 2016
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un viaggio affascinante nella storia dell'uomo
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Ho rivisto “Cloud Atlas” a distanza di qualche tempo e questo aiuta a giudicare meglio un'opera complessa, ma sicuramente valida. La composizione musicale del giovane Frobisher “Atlante delle stelle” che dà il nome al film, ben lo raffigura: come nel “sestetto” le diverse frasi musicali compongono il tutto in modo armonico, così le sei storie del film si intrecciano in un continuum che copre circa cinque secoli. Eppure lo svolgimento parallelo degli episodi e lo sfilare dei personaggi che li interpretano, sembra assolutamente naturale, viste le concatenazioni logiche e i riferimenti diretti e indiretti tra una storia e l'altra. Ne risulta un viaggio fantastico e affascinante nella storia dell'uomo, dove un singolo atto di ribellione, per quanto possa sembrare inutile e disperato, segna invece il punto di partenza per una nuova promessa di un futuro migliore.
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Ho rivisto “Cloud Atlas” a distanza di qualche tempo e questo aiuta a giudicare meglio un'opera complessa, ma sicuramente valida. La composizione musicale del giovane Frobisher “Atlante delle stelle” che dà il nome al film, ben lo raffigura: come nel “sestetto” le diverse frasi musicali compongono il tutto in modo armonico, così le sei storie del film si intrecciano in un continuum che copre circa cinque secoli. Eppure lo svolgimento parallelo degli episodi e lo sfilare dei personaggi che li interpretano, sembra assolutamente naturale, viste le concatenazioni logiche e i riferimenti diretti e indiretti tra una storia e l'altra. Ne risulta un viaggio fantastico e affascinante nella storia dell'uomo, dove un singolo atto di ribellione, per quanto possa sembrare inutile e disperato, segna invece il punto di partenza per una nuova promessa di un futuro migliore. Il cast è di assoluta eccellenza e in particolare brillano per grandezza Tom Hanks e Halle Berry Tutti gli attori sono impegnatissimi, impersonando con sembianze diverse i protagonisti dei sei episodi. Certo il film non è esente da imperfezioni. Un lavoro così articolato, ampio e strutturato, in quasi tre ore di proiezione rischia ogni tanto di mostrare qualche lacuna nel montaggio o nella sceneggiatura; ma sono peccati veniali considerato che le tre ore passano senza pesare assolutamente. Anzi, quando nell'ultima scena del film guardi il cielo assieme al vecchio Zachry, e comprendi finalmente il senso della sinfonia “Atlante delle stelle”, ti resta dentro una po' di malinconia, come nei bambini quando la favola è finita.
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marychan
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martedì 14 febbraio 2017
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un altro capolavoro delle wachowski
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Un cast stellare per un film che rimanda al suo paese tante di quelle megaproduzioni di hollywood fatte con lo stampino. È uno dei pochi film, a mio parere, pienamente all'altezza del libro. Certo, non è semplice da capire e magari necessita di una seconda visione, ma quello che deve dire lo dice ad uno spettatore attento. Le sei storie sono comunicanti fra loro a distanza di secoli, e l'individuo che cambia le cose o dà il via alla rivoluzione ha sempre una voglia a forma di stella cadente.
Un'oscar agli effetti speciali, in particolar modo al trucco, secondo me lo meritava tutto: sfido chi lo vede per la prima volta a distinguere i vari ruoli degli attori, visto che sono riusciti a trasformare un'asiatica in una bianca e pure in messicana, donne in uomini e uomini in donne.
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Un cast stellare per un film che rimanda al suo paese tante di quelle megaproduzioni di hollywood fatte con lo stampino. È uno dei pochi film, a mio parere, pienamente all'altezza del libro. Certo, non è semplice da capire e magari necessita di una seconda visione, ma quello che deve dire lo dice ad uno spettatore attento. Le sei storie sono comunicanti fra loro a distanza di secoli, e l'individuo che cambia le cose o dà il via alla rivoluzione ha sempre una voglia a forma di stella cadente.
Un'oscar agli effetti speciali, in particolar modo al trucco, secondo me lo meritava tutto: sfido chi lo vede per la prima volta a distinguere i vari ruoli degli attori, visto che sono riusciti a trasformare un'asiatica in una bianca e pure in messicana, donne in uomini e uomini in donne. Un film intrigante, commovente e a tratti sconcertante, da vedere assolutamente.
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casattia
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sabato 5 gennaio 2013
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da vedere
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Ho finito di leggere il libro ieri sera e sono da poco tornato dal cinema.
Piuttosto fedele al romanzo da cui è tratto con delle evoluzioni secondo me azzeccate.
Tutte le storie sono prive di qualcosa, comprensibilmente, ma quella relativa a Luisa Rey è orfana di alcuni "colpi di scena" accattivanti.
Sono rimasto incollato per quasi 3 ore senza mai annoiarmi: è come se vi fosse qualcuno che ti prende per mano conducendoti, attraverso le diverse vicende, avanti e indietro nel tempo mostrando come le azioni di ognuno si rivelino determinanti nel tempo.
Colto in pieno il senso del romanzo a differenza di Matrix dal quale lo stesso Baudrillard si dissociò.
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Ho finito di leggere il libro ieri sera e sono da poco tornato dal cinema.
Piuttosto fedele al romanzo da cui è tratto con delle evoluzioni secondo me azzeccate.
Tutte le storie sono prive di qualcosa, comprensibilmente, ma quella relativa a Luisa Rey è orfana di alcuni "colpi di scena" accattivanti.
Sono rimasto incollato per quasi 3 ore senza mai annoiarmi: è come se vi fosse qualcuno che ti prende per mano conducendoti, attraverso le diverse vicende, avanti e indietro nel tempo mostrando come le azioni di ognuno si rivelino determinanti nel tempo.
Colto in pieno il senso del romanzo a differenza di Matrix dal quale lo stesso Baudrillard si dissociò.
Forse la presenza dello scrittore e il tema meno ostico sono stati determinanti.
Trucchi spettacolari, attori che interpretano molto bene i diversi personaggi e su tutti un Tom Hanks superlativo.
Si può correre il rischio di perdere qualche passaggio cercando di scoprire chi si cela dietro al make up .
Da evitare: alla fine...si capisce!
Un ottimo film. Da vedere.
Appunto.
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