thril.ler
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martedì 22 gennaio 2013
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schiavitu' e divinita'
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"Uno dei film indipendenti più costosi di sempre", citazione che spesso è contenuta nelle critiche relative a questo film. "cloud Atlas" potrebbe sembrare a tratti lento e macchinoso agli occhi di un non abituale fruitore di cinema, tuttavia la trama , le riprese, le musiche e soprattutto i contenuti sono il frutto di un accurato processo logico che permette allo spettatore di poter, non con poche difficoltà, di ricollegare le varie storie tra di loro e di decodificare quelli che sono i temi cruciali, i messaggi di cui questo film si fa portatore. Sei storie di uomini e donne dagli stili di vita, dall'estrazione culturale e dalla provenienza genetica differente; collocate in epoche diverse e lontane fra loro spaziando dal recente passato, con la storia di un musicista bisussuale in un contesto ottocentesco, toccando i nostri tempi con una storia di spionaggio giornalistico fino ad arrivare al futuro con il racconto di un automa seriale divenuto umano.
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"Uno dei film indipendenti più costosi di sempre", citazione che spesso è contenuta nelle critiche relative a questo film. "cloud Atlas" potrebbe sembrare a tratti lento e macchinoso agli occhi di un non abituale fruitore di cinema, tuttavia la trama , le riprese, le musiche e soprattutto i contenuti sono il frutto di un accurato processo logico che permette allo spettatore di poter, non con poche difficoltà, di ricollegare le varie storie tra di loro e di decodificare quelli che sono i temi cruciali, i messaggi di cui questo film si fa portatore. Sei storie di uomini e donne dagli stili di vita, dall'estrazione culturale e dalla provenienza genetica differente; collocate in epoche diverse e lontane fra loro spaziando dal recente passato, con la storia di un musicista bisussuale in un contesto ottocentesco, toccando i nostri tempi con una storia di spionaggio giornalistico fino ad arrivare al futuro con il racconto di un automa seriale divenuto umano. Nonostante le differnze tutte le storie sono collegate da un leit-motiv: la liberzione dalla schiavitù in tutte le sue forme e la lotta per la libertà. si parte dalla liberazione di uno schiavo nero , d'apprima recluso nelle stive di una nave mercantile, poi promosso a membro dell'equipaggio, passando per la rottura dai retaggi culturali ostili nei confronti delle diversità come nel caso del musicista bisessuale e culminando con le vicende di un robot negli anni del 23° secolo che rischiando contro le leggi del suo sistema decide di prendersi dei rischi e di farsi accettare dal mondo reale degli umani battendosi per la cessazione dei maltrattamenti e per la completa integrazione della categoria delle schiave/robot costrette a nutririsi con i resti delle loro stesse compagne soppresse. le tematiche principali oltre a quelle della libertà sono la morte, vista come una porta oltre la la quale ci viene offerta la possibilità di condurre una nuova vita e quindi la reincarnzaione. l'allusione di certo più toccante è quella in cui la schiava/robot perseguitata nel mondo dei "genomati" viene giustiziata in quanto portatrice di ideali di uguglianza e parità, per poi essere venerata e celebrata nei secoli successivi come una dea. Una sorta di messia donna e robot del 23° secolo che alla pari di Gesù Cristo ha deciso di rischiare la propria vita battendosi per i più deboli e sofferenti e proclamando degli ideali inusuali per il tempo in cui viveva.
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paolodelduca
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martedì 4 marzo 2014
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sei in una
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Non basta una storia ai fratelli Wachowski (resi famosi dalla saga di "Matrix"), con l'aiuto di Tom Tykwer, per realizzare il film Cloud Atlas, tratto dall'omonimo libro, scritto da David Michell e pubblicato in edizione italiana con il titolo Atlante delle nuvole. Infatti il film è un continuo intreccio tra sei storie parallele fra loro ma che avvengono in epoche storiche differenti:
Nella prima storia, ambientata nell'Ottocento, Adam Ewing, un avvocato, che compie un viaggio per trovare un accordo sulla tratta degli schiavi neri con suo cognato che, fingendo di curarlo, lo stava avvelenando e un reverendo.
Nella seconda storia, ambientata negli anni '30 in Scozia, un giovane compositore, Robert Frobisher, innamorato del nobile Rufus Sixsmith, si reca da un anziano compositore, Vyvyan Airs, e gli fa rivivere la gioia del comporre.
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Non basta una storia ai fratelli Wachowski (resi famosi dalla saga di "Matrix"), con l'aiuto di Tom Tykwer, per realizzare il film Cloud Atlas, tratto dall'omonimo libro, scritto da David Michell e pubblicato in edizione italiana con il titolo Atlante delle nuvole. Infatti il film è un continuo intreccio tra sei storie parallele fra loro ma che avvengono in epoche storiche differenti:
Nella prima storia, ambientata nell'Ottocento, Adam Ewing, un avvocato, che compie un viaggio per trovare un accordo sulla tratta degli schiavi neri con suo cognato che, fingendo di curarlo, lo stava avvelenando e un reverendo.
Nella seconda storia, ambientata negli anni '30 in Scozia, un giovane compositore, Robert Frobisher, innamorato del nobile Rufus Sixsmith, si reca da un anziano compositore, Vyvyan Airs, e gli fa rivivere la gioia del comporre. Ma, compromesso da un accenno ad un rapporto sessuale con Airs, lo uccide e, poi a sua volta, si suicida lasciando senza "padrone" il suo componimento: Il Sestetto dell'Atlante delle nuvole .
Nella terza storia, ambientata negli anni '70 in California, la protagonista, la reporter Luisa Rey che segue le orme del padre e sta indagando su una centrale nucleare nella quale risulta danneggiato un reattore. Grazie ad un casuale incontro in ascensore conosce Rufus Sixsmith, ormai invecchiato, che è diventato un fisico nucleare e possiede dei documenti sensibili sulla centrale.
Nella quarta storia, ambientata nel 2012 a Londra, il vecchio editore Timothy Cavendish, a causa di un ricatto, è costretto a chiedere dei soldi al fratello che, stanco di lui, lo "rinchiude" in una casa di riposo-prigione, dalla quale però riuscirà a fuggire.
Nella quinta storia, ambientata nel 2144 nella Nuova Seul (in Corea del Sud), Artificio, il clone Sonmi 451, grazie ad un uomo riuscirà a scappare dalla crudele routine di un crudele fast food (Papa Song) e diverrà la guida simbolica, e in un certo senso spirituale, di una rivoluzione.
Nella sesta storia, ambientata nel 2321, Zachry, un uomo primitivo, incontra nella sua casa una donna, Meroyma, della società dei "prescelti", provenienti da un altro pianeta. Con lei compirà un viaggio verso la cima di una montagna, dove si trova da una stazione di trasmissione delle informazioni, la donna manderà un segnale all'intera comunità umana.
Dopo aver aperto questa parentesi, necessaria per capire il film, mi domando: «Perché narrare sei storie così diverse e distanti cronologicamente fra loro?»
Credo principalmente per due motivi:
Far notare allo spettatore le connessioni tra uomini e donne così distanti attraverso dei segnali monitori, come la voglia a forma di cometa che presentano i protagonisti delle sei storie e che rappresenta una sorta di trait d'union fra essi. Un altro punto che li unisce tutti è quello di aver preso decisioni molto forti:
L'avvocato Adam Ewing decide di non firmare il trattato a favore dello sfruttamento degli schiavi neri;
Il giovane compositore Frobister decide di lasciare il suo affetto più caro per recarsi dal vecchio compositore e poi prendere la difficile decisione di suicidarsi;
Luisa Rey compromette la sua stessa vita decidendo di dedicarsi alle indagini;
Cavendish scappa dalla "prigione";
Sonmi 451 prende la difficile decisione di accettare il compito di guida simbolica della rivoluzione che causerà la sua stessa morte;
Zachry, cercando di non cadere nelle tentazioni del cappellaio matto, prende la decisione di condurre Meroyma nel suo viaggio.
Perciò tutti questi personaggi sono legati fra loro da un destino comune e questo ci viene reso bene nel film grazie alla presenza di piccoli particolari come la cometa, i bottoni di una giacca di Adam Ewing, il disco in vinile Il sestetto dell'atlante delle nuvole, il sogno-visione che ci viene narrato dal vecchio compositore e molti altri aspetti che secondo me si rivelano ad ogni nuova visione del film. Inoltre anche la presenza di un continuo balzo da una storia all'altra ci permette di comprendere bene questi legami.
2 . Far capire allo spettatore che purtroppo l'uomo difficilmente impara dalla storia: Luisa Rey riesce a bloccare, grazie alla sua indagine, un disastro nucleare, mentre con Sonmi 451 l'uomo non ha imparato dal passato, ma anzi è in un mondo buio e inquinato tanto che nella sesta storia si ritorna ad una situazione quasi primitiva a causa di un disastro nucleare. Questa visione viene sicuramente ripresa dal pensiero di Albert Einstein che dice: «Non so come si combatterà la terza guerra mondiale, ma la quarta verrà combattuta con clava e pietre». Comunque il film ha un il lieto fine forse perché i registi ci voglion far capire che il nostro mondo non è ancora troppo compromesso e quindi abbiamo la speranza di poter imparare dagli errori della storia. Inoltre il film si conclude con la visione di una stella cometa in cielo come a completare un ciclo millenario. In conclusione posso dire che è un bel film con davvero un gran numero di spunti e particolari che ci fanno tener attaccati allo schermo per coglierli uno ad uno.
Paolo Del Duca
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ultimoboyscout
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giovedì 3 aprile 2014
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l'odissea (prolissa) dei wachowski.
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Sei storie che si dipanano in diverse epoche nell'arco di circa 500 anni, per poi diventare un'unica storia, per dimostrare che ogni vita è interconnessa tra passato, presente e futuro. Ciascun scenario viene inizialmente presentato e poi portato avanti parallelamente agli altri con passaggi non sempre fluidi. Adattare per il cinema il romanzo "L'atlante delle nuvole" di David Mitchell è impresa epica o giù di li: la vastità spazio-temporale è smisurata, in più incastonarla in un unico corpo unico è quasi impossibile. Tom Wyker e gli ex fratelli (Larry è ormai diventato Lana) Wachowski ci hanno provato, confezionando un film ambizioso, anzi monumentale, non proprio riuscito ma coraggiosissimo, aiutati da un cast bestiale che più che interpretare personaggi racconta di anime in trasformazione, le cui scelte ed azioni si ripercuotono sugli altri.
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Sei storie che si dipanano in diverse epoche nell'arco di circa 500 anni, per poi diventare un'unica storia, per dimostrare che ogni vita è interconnessa tra passato, presente e futuro. Ciascun scenario viene inizialmente presentato e poi portato avanti parallelamente agli altri con passaggi non sempre fluidi. Adattare per il cinema il romanzo "L'atlante delle nuvole" di David Mitchell è impresa epica o giù di li: la vastità spazio-temporale è smisurata, in più incastonarla in un unico corpo unico è quasi impossibile. Tom Wyker e gli ex fratelli (Larry è ormai diventato Lana) Wachowski ci hanno provato, confezionando un film ambizioso, anzi monumentale, non proprio riuscito ma coraggiosissimo, aiutati da un cast bestiale che più che interpretare personaggi racconta di anime in trasformazione, le cui scelte ed azioni si ripercuotono sugli altri. Una storia di un'unica realtà, quella umana, fatta di gioie e dolori, vittorie e fallimenti, paura, coraggio e speranza in un'impresa folle, un mix di tanti generi, dalla commedia all'azione fino alla fantascienza con un pizzico di romanticismo. E dentro si può trovare politica e anche tanta filosofia oltre al virtuosismo tipico dei Wachowski. E' un inno alla libertà e alla ribellione, una cavalcata dal gran ritmo, offre scenografie sontuose e notevolissime prove attoriali ma alla lunga stanca (2 ore e 45 sono lunghissime da gestire) e si appesantisce troppo, anche visivamente diventa troppo ricco e si manifesta tutta l'infilmabilità dell'opera di Mitchell. Si parla di vita, di universo, di futuro, uno spot per la reincarnazione che racconta del qualcosa che lega tutti noi in un film indie ma dai 100 milioni di dollari di budget, coraggiosi e patinato ma ampiamente imperfetto che per natura e non solo per durata porta inevitabilmente al colpo di sonno. L'indipendente più costoso di sempre con tanto di predicozzo sul karma e una vacuità di scrittura che si riduce ad un mero gioco di maschere.
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fabal
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venerdì 15 gennaio 2016
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difetti di contenuto, non di forma
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Sei vicende ambientate in epoche differenti, dall'America schiavista a un futuro post-atomico. Un denominatore comune: in ciascun episodio il protagonista è in qualche modo portatore di una liberazione e presenta una voglia a forma di cometa sul corpo. La corretta analogia simbolica tra passato-presente-futuro rivela il senso finale del film.
La durata di quasi tre ore non inganni. Cloud Atlas non vuole essere un macigno lento e impegnativo, ma un prodotto nuovo e ambizioso. Due termini che calzano a pennello per Tom Tyker, il regista sperimentale di Lola corre che aveva alzato l'asticella con il più celebrativo Profumo.
In Cloud Atlas, produzione indipendente, è coadiuvato nientemeno che dai Wachowsky, la cui esperienza matrixiana si vede eccome.
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Sei vicende ambientate in epoche differenti, dall'America schiavista a un futuro post-atomico. Un denominatore comune: in ciascun episodio il protagonista è in qualche modo portatore di una liberazione e presenta una voglia a forma di cometa sul corpo. La corretta analogia simbolica tra passato-presente-futuro rivela il senso finale del film.
La durata di quasi tre ore non inganni. Cloud Atlas non vuole essere un macigno lento e impegnativo, ma un prodotto nuovo e ambizioso. Due termini che calzano a pennello per Tom Tyker, il regista sperimentale di Lola corre che aveva alzato l'asticella con il più celebrativo Profumo.
In Cloud Atlas, produzione indipendente, è coadiuvato nientemeno che dai Wachowsky, la cui esperienza matrixiana si vede eccome. Ne risulta un film sorprendentemente agile, dinamico, con una bella fotografia e un'alternanza tra le vicende tutto sommato brillante. I vizi di Cloud Atlas non sono di forma bensì di contenuto. Ci troviamo di fronte a un potenziale visivo ottimamente confezionato dalle immagini ma piuttosto scontato nell'apparato simbolico. Non che Cloud Atlas sia un film modesto o una serie di allegorie elementari.
Semplicemente tutta la ricerca analogica tra eventi e personaggi è un lunghissimo dejà vu che ribadisce, citandola oltremisura, molta della cinematografia passata. C'è troppo Matrix nella vicenda di Sonmi, oltre a una trama pressoché trafugata a The Island. Non è originale l'umanità post-apocalittica che adora un passato tecnologico, non è inventiva nemmeno l'idea di introdurre una sorta di totem a far da collante tra le varie epoche: qui è la voglia a forma di cometa, in 2001 Odissea nello spazio era l'enigmatico monolito. Sorge, in buona sostanza, l'impressione che Cloud Atlas sia un collage di idee precedenti, sebbene lustrato a nuovo e con alcuni personaggi dissacranti come il signor Cavendish, una sorta di signor Pignon alla riscossa.
Interessante è la riproposizione dei medesimi interpreti nelle varie epoche, sebbene con alcune falle nel makeup che rendono alcuni personaggi poco credibili. Il karma, la reincarnazione, la crescita morale fino alla all'ultima redenzione: in tre ore Cloud Atlas condensa sacro e profano, Oriente e Occidente, le filosofie orientali con le più empiriche lotte di emancipazione. Da quelle sociali a quelle artistiche (il musicista che scrive la sinfonia "Atlante delle Nuvole") fino a quelle più nascoste: la bizzarra evasione degli anziani da un ricovero.
Ambizioso e ben confezionato, Cloud Atlas è sicuramente un'opera di grande impatto e potenza visiva, che ha il pregio di coinvolgere con un ritmo serrato e un’ottima fotografia. Ma ha il difetto di essere forse ripetitivo o semplicemente vuoto, dal momento che l’importanza contenutistica delle ultime due vicende, dirette dai Wachowsky, risulta ben più preponderante di tutto il resto. E quello che vorrebbe essere un’ambiziosa sintesi di generi, si trova ad essere un film in cui la spunta nettamente la fantascienza.
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mt - il cinemaniaco
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lunedì 12 agosto 2013
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cloud atlas, il primo kolossal dell'anno!
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Il film racconta sei storie ambientate in sei epoche diverse, tutte quante si intrecciano l'una con l'altra creando una sola straordinaria storia sull'evoluzione umana e sul genere umano visto che un assassino si trasforma in eroe oppure un atto di gentilezza inspira una rivoluzione e così via. L'atlante delle nuvole non è una storia per tutti però, puoi amarla o puoi odiarla e non ci sono vie di mezzo. Si ama se si riesce a cogliere ogni piccolo significato e si odia se si pensa che non abbia senso. Non intendo dire che a chi non è piaciuto è stupido ma penso che oltre al capire il significato bisogna soprattutto essere amanti dello stile che è stato usato appunto perché il tutto è un complicato intreccio che va seguito alla perfezione; David Mitchell lo ha scritto e i fratelli Wachowski insieme a Tom Twiker lo hanno portato sul grande schermo, il risultato è almeno per me un Kolossal che è epico in certi momenti, diverte come una commedia, commuove per la drammaticità e stupisce per la fantascienza.
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Il film racconta sei storie ambientate in sei epoche diverse, tutte quante si intrecciano l'una con l'altra creando una sola straordinaria storia sull'evoluzione umana e sul genere umano visto che un assassino si trasforma in eroe oppure un atto di gentilezza inspira una rivoluzione e così via. L'atlante delle nuvole non è una storia per tutti però, puoi amarla o puoi odiarla e non ci sono vie di mezzo. Si ama se si riesce a cogliere ogni piccolo significato e si odia se si pensa che non abbia senso. Non intendo dire che a chi non è piaciuto è stupido ma penso che oltre al capire il significato bisogna soprattutto essere amanti dello stile che è stato usato appunto perché il tutto è un complicato intreccio che va seguito alla perfezione; David Mitchell lo ha scritto e i fratelli Wachowski insieme a Tom Twiker lo hanno portato sul grande schermo, il risultato è almeno per me un Kolossal che è epico in certi momenti, diverte come una commedia, commuove per la drammaticità e stupisce per la fantascienza. La durata di 165 minuti non lo sentita per niente e dall'inizio alla fine è stato incredibile; la storia si evolve e mano mano che va avanti diventa sempre più coinvolgente fino ad arrivare al meraviglioso finale. Ogni storia contiene un argomento che fa riflettere lo spettatore(Schiavitù,Razzismo,Omosessualità,Corruzione,Religione,Libertà). Fotografia,scenografie indimenticabili ed effetti speciali molto belli, così come i trucchi (Alcuni attori li ho riconosciuti solo nelle foto ai titoli di coda), poi c'è la straordinaria drammatica colonna sonora che accompagna quasi tutta la durata del film. Magistrale tutto lo stellare cast che ha dato il meglio di se nei vari ruoli, faccio i miei complimenti anche perché interpretare da 4 a 6 personaggi non deve essere una cosa semplice. Peccato che sia un film indipendente perché così ha perso qualsiasi nomination all'oscar, anche se lo avrei nominato anche se è un film indipendente. Un impresa imponente quindi da parte anche da chi lo ha realizzato. GRANDE STORIA, GRANDE PRODUZIONE, GRANDE CAST = GRANDE FILM.
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ennio
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venerdì 25 gennaio 2019
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buona l'idea e il trucco, male il montaggio
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"Cloud atlas" è un film che si lascia guardare e anche qualcosa in più. Ottimi gli attori, vecchi e nuovi, reinventati di volta in volta nei personaggi che interpretano (a volte irriconoscibili come una maschile Susan Sarandon). L'idea è affascinante, seppur già vista. Si immagina un unico filo conduttore spirituale attraverso la storia umana, che rivive di volta in volta in quelli che si suppongono essere i discendenti diretti, esplicandosi in manifestazioni adattate alla propria epoca ma con la stessa fiamma vitale che la guida.
Anche gli scenari sono all'altezza, le ricostruzioni d'epoca sono molte e ben realizzate, specie quelle passate (per quelle future ci si affida interamente al computer).
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"Cloud atlas" è un film che si lascia guardare e anche qualcosa in più. Ottimi gli attori, vecchi e nuovi, reinventati di volta in volta nei personaggi che interpretano (a volte irriconoscibili come una maschile Susan Sarandon). L'idea è affascinante, seppur già vista. Si immagina un unico filo conduttore spirituale attraverso la storia umana, che rivive di volta in volta in quelli che si suppongono essere i discendenti diretti, esplicandosi in manifestazioni adattate alla propria epoca ma con la stessa fiamma vitale che la guida.
Anche gli scenari sono all'altezza, le ricostruzioni d'epoca sono molte e ben realizzate, specie quelle passate (per quelle future ci si affida interamente al computer).
Quello che non va bene è l'eccessiva sovrapposizione delle varie vicende storiche (sono 6), a volte trattata come uno spot pubblicitario, pochi secondi per scena senza possibilità di fermarsi a riflettere e godersi appieno la storia.
Un film a tratti troppo frenetico, che probabilmente piacerà di più ai 20enni che ai 50enni.
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maudiri
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lunedì 14 gennaio 2013
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complessa la trama, diretto il messaggio
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Forse andrebbe rivisto più di una volta per apprezzare i link tra le storie, io ho dovuto ricorrere alla più fresca mente di mio figlio 15enne per rielaborare alcuni passaggi.
Però tiene viva la tensione per tre ore, i 6 episodi sono tutti girati con una cura esemplare dei dettagli, è un'opera vera e che genera emozioni e per questo va apprezzato.
Viceversa il messaggio è semplice e diretto, si comprende bene, è molto meno fantascentifico di quello che sembrerebbe dal trailer. Si parla del bene e del male, in tutte le nostre scelte c'è questa dicotomia. C'è sempre il demonio (molto ben rappresentato nell'ultima storia, il demone che sussurra a Tom Hanks) che fa leva sulle nostre debolezze per farci scegliere la via più facile, che poi è sempre quella del male.
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Forse andrebbe rivisto più di una volta per apprezzare i link tra le storie, io ho dovuto ricorrere alla più fresca mente di mio figlio 15enne per rielaborare alcuni passaggi.
Però tiene viva la tensione per tre ore, i 6 episodi sono tutti girati con una cura esemplare dei dettagli, è un'opera vera e che genera emozioni e per questo va apprezzato.
Viceversa il messaggio è semplice e diretto, si comprende bene, è molto meno fantascentifico di quello che sembrerebbe dal trailer. Si parla del bene e del male, in tutte le nostre scelte c'è questa dicotomia. C'è sempre il demonio (molto ben rappresentato nell'ultima storia, il demone che sussurra a Tom Hanks) che fa leva sulle nostre debolezze per farci scegliere la via più facile, che poi è sempre quella del male. Ma dobbiamo avere il coraggio di seguire la scelta del bene, perché qualsiasi nostra decisione ha impatto sulla nostra vita futura, su quella di altre persone a noi vicine o lontane ed a quelle che verranno quando noi non ci saremo più.
"Cosa pensi di fare, sei una goccia nell'oceano" dice il proprietario terriero schiavista, "l'oceano è fatto di tante gocce" risponde l'avvocato che aveva deciso di lottare per abolire la schiavitù.
E così ciascuno di noi pensi al bene nel suo piccolo, è questo il messaggio del film. E' dai tempi del peccato originale che se ne parla, ma repetita iuvant.
Maurizio
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orion84
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giovedì 23 maggio 2013
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più per gli occhi che per la mente..
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È difficile descrivere un film come Cloud Atlas senza tener conto di ciò a cui ambisce. Ad una visione superficiale il film appare confuso, lungo e privo di un vero senso logico, salvato solo da interpreti eccellenti e da una componente visiva e uditiva di alto livello. Il punto però è proprio cercare di capire a cosa aspira questo film. Innannzittutto va detto che si tratta del riadattamento cinematografico di un romanzo, il film ne segue la logica ed è suddiviso in varie storie che si intrecciano una all’altra attraverso alcuni elementi che trasformano il protagonista di una nel comprimario di un’altra fino a creare un unico lungo viaggio della vita mosso principalmente da due sentimenti: la denuncia e la lotta contro l’ingiustizia e la privazione della libertà presenti in ogni epoca e la forza dell’amore e della speranza.
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È difficile descrivere un film come Cloud Atlas senza tener conto di ciò a cui ambisce. Ad una visione superficiale il film appare confuso, lungo e privo di un vero senso logico, salvato solo da interpreti eccellenti e da una componente visiva e uditiva di alto livello. Il punto però è proprio cercare di capire a cosa aspira questo film. Innannzittutto va detto che si tratta del riadattamento cinematografico di un romanzo, il film ne segue la logica ed è suddiviso in varie storie che si intrecciano una all’altra attraverso alcuni elementi che trasformano il protagonista di una nel comprimario di un’altra fino a creare un unico lungo viaggio della vita mosso principalmente da due sentimenti: la denuncia e la lotta contro l’ingiustizia e la privazione della libertà presenti in ogni epoca e la forza dell’amore e della speranza. Lo sforzo di non far perdere lo spettatore nel labirinto del film è apprezzabile, anche se certi elementi (non ultimo l’utilizzo continuo dei medesimi attori) fanno intuire abbastanza in fretta cosa vuole narrare l’autore, ovvero un viaggio in cui l’anima sopravvivve alla morte e al tempo e si evolve di continuo mantenendo però sempre alcune tracce del passato. Il sottoscritto non ha letto il libro, percui la mia analisi si ferma al film; il progetto è senza dubbi enorme, la regia è di qualità e tutta la parte tecnica del film merita un paluso; sicuramente di buon livello le interpretazioni di Tom Hanks e Hugo Weaving nonché di Jim Broadbent, assolutamente fuori luogo invece Hugh Grant che infatti è stato scelto all’ultimo probabilmente come ripiego. Nel complesso siamo di fronte ad un buon film, che si confronta con una trama complessa e con principi di forte impatto che forse lo schiacciano un po' sotto il peso delle proprie ambizioni. Di sicuro merita la visione (anche se le quasi 3 ore lo rendono un film per cinefili) in particolare per l’originalità della trama e per la parte visiva, davvero di forte impatto. Un film sopra la media ma che non si può definire ottimo per via di alcuni momenti un po’ troppo confusi e per un finale troppo scontato per tutte le storie narrate.
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aldolg
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martedì 1 ottobre 2013
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da vedere
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Da un ottimo romanzo un ottimo film. Sei storie in luoghi e periodi diversi (1800/2300) si intrecciano in quasi tre ore. Molto complesso, destinato ad avere giudizi che andranno dal capolavoro alla mediocrità (probabile: non ho capito niente !). Ma il bello è proprio questo, ogni spettatore, in base alla sua cultura, alle sue esperienze, al suo modo di essere avrà un suo giudizio ! Da sottolineare la semplicità degli episodi (non particolarmente epici, quello dei fratelli quasi comico) eccetto quelli del futuro, caotici e drammatici, quasi un film a parte, e ancora l' amore dominante in tutte le sue versioni e infine una strizzatina d'occhio alla reincarnazione (la voglia a forma di stella cadente).
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Da un ottimo romanzo un ottimo film. Sei storie in luoghi e periodi diversi (1800/2300) si intrecciano in quasi tre ore. Molto complesso, destinato ad avere giudizi che andranno dal capolavoro alla mediocrità (probabile: non ho capito niente !). Ma il bello è proprio questo, ogni spettatore, in base alla sua cultura, alle sue esperienze, al suo modo di essere avrà un suo giudizio ! Da sottolineare la semplicità degli episodi (non particolarmente epici, quello dei fratelli quasi comico) eccetto quelli del futuro, caotici e drammatici, quasi un film a parte, e ancora l' amore dominante in tutte le sue versioni e infine una strizzatina d'occhio alla reincarnazione (la voglia a forma di stella cadente). Tematica principale: FUTURO
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valentino giorgi
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sabato 16 agosto 2014
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poetico e avvincente, un capolavoro!
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Quando quasi due anni fa sono andato a vedere “Cloud Altas” al cinema sono rimasto colpito dalla bellezza, dall’originalità, dall’armonia del film. È qualcosa di unico che non avevo mai visto prima d’ora.
“Cloud Atlas” (tutto è connesso) racconta 6 storie diverse ambientate in epoche e luoghi differenti ma fuse in un unico continuum temporale da un perfetto montaggio alternato, riuscendo nell’intento (a mio giudizio riuscitissimo) di far comprendere meglio la connessione che c’è tra i diversi racconti nonché il messaggio generale del film. Il risultato oltre a essere originale dal punto di vista tecnico, sa mostrarsi innnovativo per quanto riguarda il genere, ogni storia infatti appartiene a un genere diverso: si passa dalla distopia al romanticismo, dalla commedia brillante all’avventura, dal thriller noir al film fantasy.
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Quando quasi due anni fa sono andato a vedere “Cloud Altas” al cinema sono rimasto colpito dalla bellezza, dall’originalità, dall’armonia del film. È qualcosa di unico che non avevo mai visto prima d’ora.
“Cloud Atlas” (tutto è connesso) racconta 6 storie diverse ambientate in epoche e luoghi differenti ma fuse in un unico continuum temporale da un perfetto montaggio alternato, riuscendo nell’intento (a mio giudizio riuscitissimo) di far comprendere meglio la connessione che c’è tra i diversi racconti nonché il messaggio generale del film. Il risultato oltre a essere originale dal punto di vista tecnico, sa mostrarsi innnovativo per quanto riguarda il genere, ogni storia infatti appartiene a un genere diverso: si passa dalla distopia al romanticismo, dalla commedia brillante all’avventura, dal thriller noir al film fantasy. Lo spettatore quindi si vede alternare davanti a sé non solo storie completamente diverse ma anche generi. Non ho mai visto un film che riuscisse a mischiare in questa maniera e perfettamente così tanti generi cinematografici molto differenti tra loro.
Il film è veramente fatto bene sotto tutti i punti di vista. Dal montaggio come ho detto, ma anche nella regia, invisibile ma perfetta. Non presenta difetti tecnici né narrativi. L’unico difetto che ha avuto è quello di essere tanto innovativo da non essere compreso, nonostante sia assolutamente poetico e avvincente. Un capolavoro artistico che in pochi sono riusciti a cogliere. E qui si arriva al motivo per cui ho voluto scrivere questa recensione quasi due anni dopo l’uscita del film.
Lasciamo perdere la maggioranza delle persone che vanno al cinema a vedere cinepanettoni o pacchianate fascistoidi alla 300, ma la vera critica che fine ha fatto? Qui non si tratta di semplici opinioni, siamo di fronte all’oggettività. Volete dirmi che questo film non avesse un montaggio perfetto? Ditemi di tutto, ma non questo. Perché allora non è stato neppure preso in considerazione per un oscar al montaggio? Vi aspettavate un film alla “Matrix”? Non è quello che vi siete aspettati ma non mi sembra di certo un’opera di minore valore (per me è migliore di “Matrix”). Veramente non capisco.
Evidentemente molti critici si sono sentiti chiamati in causa e offesi nella scena in cui viene buttato giù dal grattacielo quel critico spocchioso e antipatico. Due anni dopo il film lo devo ammettere, anche quella trovata è stata geniale.
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