sawclaudio
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martedì 25 gennaio 2011
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vota la qualunque
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Non si riesce a ridere di gusto in questo film, rispecchia troppo la realtà. Ma si finisce per dimenticare che Cetto è il cattivo e ci si fa trasportare dalla sua "onda calabra". Un'ora e mezza che passa veloce, senza momenti fermi e sempre pronta a stupirti con qualche pazzia.
Poi ti resta solo un sorriso triste e una canzone nella mente.
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tommaso battimiello
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mercoledì 9 febbraio 2011
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un lungo sketch, nulla più. anzi, qualcosa in meno
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Ritornato in patria dopo anni di latitanza all’estero, Cetto la Qualunque è costretto a difendere il suo piccolo paesino da un’ondata di legalità che si estende a macchia d’olio minacciando le sue proprietà abusive. Per contrastare una così grave minaccia Cetto si convince a candidarsi come nuovo sindaco, per impedire al suo avversario, l’onesto cittadino De Sanctis, di prendere il controllo della città e instaurare un clima legalitario. Alla fine riuscirà a vincere la sua battaglia utilizzando, ovviamente, tutte le scorrettezze possibili e immaginabili.
Antonio Albanese compie il passo, coraggioso ma azzardato, di portare il suo personaggio apparso per la prima volta nel programma della RAI “Non c’è problema” e poi consacrato dagli appuntamenti serali di “Mai dire”.
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Ritornato in patria dopo anni di latitanza all’estero, Cetto la Qualunque è costretto a difendere il suo piccolo paesino da un’ondata di legalità che si estende a macchia d’olio minacciando le sue proprietà abusive. Per contrastare una così grave minaccia Cetto si convince a candidarsi come nuovo sindaco, per impedire al suo avversario, l’onesto cittadino De Sanctis, di prendere il controllo della città e instaurare un clima legalitario. Alla fine riuscirà a vincere la sua battaglia utilizzando, ovviamente, tutte le scorrettezze possibili e immaginabili.
Antonio Albanese compie il passo, coraggioso ma azzardato, di portare il suo personaggio apparso per la prima volta nel programma della RAI “Non c’è problema” e poi consacrato dagli appuntamenti serali di “Mai dire”.
Nei panni di Cetto, Albanese veste i panni del politico italiano corrotto e senza scrupoli, attingendo a piene mani dalla figura che personifica ormai da decenni la malapolitica italiana: quella dell’imprenditore pronto a tutto, deciso ora a “scendere” in politica per cambiare le regole del gioco a suo esclusivo vantaggio.
Innanzitutto c’è da dire che quello che doveva essere il perno del film, il suo nucleo più vivace, e cioè proprio il personaggio di Cetto, finisce con l’essere il suo grande difetto.
Non viene messa certo in dubbio l’interpretazione di Albanese, ma nella trasposizione sul grande schermo il suo personaggio ha sicuramente perso parecchio smalto, risultando ormai l’ombra di quello che era in televisione.
La pellicola, alla maniera di “Che bella giornata” o “Cado dalle nubi” di Checco Zalone, punta tutto sulla verve comica e sull’estro dell’attore protagonista, ma i risultati, in termini di umorismo, sono sotto gli occhi di tutti.
In “Qualunquemente” si ride di rado, sembra di assistere ad un lungo, troppo lungo, e alla fine forzato sketch di Albanese, circondato sì da ottimi attori, ma non da altrettanto validi personaggi. C’è una differenza abissale, ragionando sempre e solo in termini di umorismo (e non “comicità”) fra quella “culturalmente scorretta” di Zalone e quella “politicamente scorretta” (o forse fin troppo corretta, verrebbe maliziosamente da pensare), la prima perfettamente integrata in una sceneggiatura che finisce con l’amplificarla a dismisura, e la seconda, che conferisce al film un terribile monostilismo.
C’è però da specificare che, come ha confermato lo stesso Albanese, il vero obiettivo del film è quello di mettere in ridicolo la politica corrotta e produrre, quindi, una riflessione disincantata ma non realista di uno dei mali atavici del nostro paese. A questo punto, la mancanza della “risata” potrebbe essere perdonata in vista di una maggiore profondità, ma quello di Albanese è un soggetto, almeno per chi ha seguito le “gesta” di Cetto prima di vederlo sul grande schermo, già esaurito e privo di qualunque variazione sul tema. La miniera d’oro di Albanese si è ormai esaurita.
Per rinforzare la sfilacciata struttura narrativa si è costretti a ricorrere al personaggio di Gerardo "Gerry" Salerno (Sergio Rubini), deus ex machina che istruirà Cetto sull’antica arte di vincere elezioni.
“Qualunquemente” è un film che nulla aggiunge al personaggio di Cetto ma, anzi, ne fornisce un’immagine opaca e consumata rispetto alle sfavillanti e geniali prime performance di Albanese. Un film monotono e sopravvalutato, che ha racimolato un incasso esagerato dovuto per una gran parte ad una capillare e quasi martellante campagna pubblicitaria.
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il poeta marylory
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lunedì 14 febbraio 2011
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scheda bianca
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QUALUNQUEMENTE - Film, Antonio Albanese
É un Film divertentissimo di satira politica che rappresenta la realta di oggi.
Facilmente si possono riconoscere nella narrazione i due soci B.B. del politichese italiano...
Il finale mette a fuoco l'errore del votante che lasciando in bianco la scheda consente i brogli,
quindi se ne trae l'insegnamento che chi va a votare, non volendo scegliere annulli la scheda .
Ai politichesi un monito: NON PERSEVERARE!
Lorenzo Pontiggia
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giu/da(g)
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sabato 2 luglio 2011
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a quanto l'aggettivo laqualunquista?
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Cetto La Qualunque torna nel suo paese per combattere l'onda di legalità che rischia di compromettere i suoi affari e quelli dei suoi amici. Solitamente l'esordio dei personaggi comici (dico personaggi perché Qualunquemente non è il primo film di Albanese) dalla tv al cinema si risolve in un flop, in film che non lasciano il segno, generici comici, generici film; tuttavia la forza del personaggio di Cetto La Qualunque è di rappresentare una maschera e come tale riesce a non essere né troppo reale né troppo surreale, si plasma perfettamente con la sceneggiatura, dimostrando di saper andare al di là del più semplice sketch televisivo.
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Cetto La Qualunque torna nel suo paese per combattere l'onda di legalità che rischia di compromettere i suoi affari e quelli dei suoi amici. Solitamente l'esordio dei personaggi comici (dico personaggi perché Qualunquemente non è il primo film di Albanese) dalla tv al cinema si risolve in un flop, in film che non lasciano il segno, generici comici, generici film; tuttavia la forza del personaggio di Cetto La Qualunque è di rappresentare una maschera e come tale riesce a non essere né troppo reale né troppo surreale, si plasma perfettamente con la sceneggiatura, dimostrando di saper andare al di là del più semplice sketch televisivo. Il risultato è un buon film, anche se non eccelso, il cui giudizio più lucido si trova in un commento anonimo su youtube: "molta gente è andata a vedere questo film per ridere, invece ha pianto". Proprio per questo oscillare fra il comico ed il drammatico va rimarcato che il personaggio di Cetto ricorda per molti versi il personaggio di Fantozzi, perché entrambi sono caricature carnevalesche, ma lucide nel descrivere spietatamente la miseria umana anche soltanto con una risata: la differenza è che uno è lo sconfitto, l'altro è il vincente, che Albanese non è diventato Cetto La Qualunque mentre Villaggio per contrappasso è diventato Fantozzi. Così, come da anni esiste l'aggettivo "fantozziano", dovremo rassegnarci ad inventare anche l'aggettivo "laqualunquista" in onore di questa nuova tragica maschera italiana?
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ignazio vendola
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martedì 14 giugno 2011
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cetto laqualunque specchio deformante della realtà
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Irresistibile Antonio Albanese nella sua nuova maschera di Cetto Laqualunque, riesce a ritrarre il malcostume degli italiani attraverso lo specchio deformante della satira come un nuovo Alberto Sordi. Il film è davvero molto divertente ed esilarante.
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billo
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giovedì 27 gennaio 2011
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satira da cinema
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Antonio Albanese e Giulio Manfredonia ci regalano un bel film di satira politica e di costume senza che risulti mai banale.
Sorridere con quel retrogusto di amarezza è un tratto tipico della grande commedia all'italiana e loro sono riusciti nel loro obbiettivo assumendosi il grande rischio di portare sul grande schermo un personaggio televisivo che poteva cadere nella macchietta da gag. Ma "Cetto" cade sempre in piedi proprio come nella realtà e non lascia spazio alla sbiadita opposizione del proprio rivale dentro il film ed ai critici dentro al cinema.
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andre89lost
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lunedì 31 gennaio 2011
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simpatico ma niente di più
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In sala ci sono state tre risate. Stop.
Con questo però non voglio dire che è un brutto film, la storia è simpatica e Albanese è straordinario. Si sorride spesso ma niente di più. LE migliori battute le ha sfoggiate nella sua comparsata a Zelig.
In generale è un film da vedere se lo fanno in tv, non merita di essere visto al cinema!
voto: 6,5
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pecora rossa
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lunedì 31 gennaio 2011
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alex drastico ne ha fatta di strada.
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Vi ricordate Alex Drastico? Il personaggio interpretato da Albanese proprio agli inizi della sua carriera teatrale-televisiva?
Era il simbolo perfetto dell'emigrante, che da sud verso nord, portava con se tutta l'arroganza e la sicurezza ostentata, confezionato proprio assecondando i pregiudizi e i luoghi comuni del caso e che oggi ritroviamo in Cetto La Qualunque, evoluzione aggiornata di quello che oramai è diventato un personaggio tristemente molto più reale di quel che si pensi. E' ironicamente inquietante il "casuale" parallelismo che c'è tra l'attuale situazione politica italiana con i suoi scandali e le sue bassezze e il film di Manfredonia, che ci propone proprio l'ascesa al potere di un delinquente qualsiasi che "si è fatto da solo", magari non sempre seguendo la retta via, ma arrivando comunquemente alla meta.
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Vi ricordate Alex Drastico? Il personaggio interpretato da Albanese proprio agli inizi della sua carriera teatrale-televisiva?
Era il simbolo perfetto dell'emigrante, che da sud verso nord, portava con se tutta l'arroganza e la sicurezza ostentata, confezionato proprio assecondando i pregiudizi e i luoghi comuni del caso e che oggi ritroviamo in Cetto La Qualunque, evoluzione aggiornata di quello che oramai è diventato un personaggio tristemente molto più reale di quel che si pensi. E' ironicamente inquietante il "casuale" parallelismo che c'è tra l'attuale situazione politica italiana con i suoi scandali e le sue bassezze e il film di Manfredonia, che ci propone proprio l'ascesa al potere di un delinquente qualsiasi che "si è fatto da solo", magari non sempre seguendo la retta via, ma arrivando comunquemente alla meta. Cetto, come molti italiani, non paga le tasse; Cetto, come molti italiani, dice di amare la sua terra e mentre lo dice sta gettando una sigaretta accesa su dei cespugli secchi in piena campagna; Cetto, come molti italiani dice di amare la famiglia, ma per "riflettere e rilassarsi" ha bisogno di svaghi extraconiugali. Cetto è, purtroppamente, molto italiano.
E da cosa ce ne accorgiamo? Ce ne accorgiamo scena dopo scena, situazione dopo situazione, perchè mentre ridiamo per le grandi capacità comiche del protagonista, coadiuvato da una serie di collaudatissimi e validi personaggi spalla, ci rendiamo conto che stiamo ridendo amaro. Ridiamo e mentre ridiamo pensiamo "è proprio così", magari mentre il protagonista presenta in conferenza stampa la sua squadra politica, fatta al 100% da parenti e amici da sistemare una volta eletto sindaco. E allora ridendo ci accorgiamo che stiamo anche riflettendo su qualcosa di serio, e sta proprio qui la forza di questo film: finalmente torniamo alla commedia che fa riflettere su tematiche sociali anche serie. Albanese e Manfredonia ci ricordano che si può ridere per sdrammatizzare e per esorcizzare ma non per fare finta che i problemi non esistano e lo fanno con una scelta apparentemente non pensata ma che secondo me si rivela studiata e vincente: riportano quello che succede nella politica reale a livelli nazionali alla dimensione più familiare del paese; questo perchè l'Italia è una nazione fatta da paesi e da paesani e proprio in questo modo lo spettatore riesce più facilmente a vivere e metabolizzare al meglio la scena che vede sul grande schermo. Le varie gag rimangono così meglio impresse nella mente.
Qualunquemente non sarà forse la commedia dell'anno, magari non farà il botto riempendo i botteghini e sicuramente non avrà la stessa promozione riservata solo ai cinepanettoni, ma nello scenario delle commedie all'italiana credo sia un gradino sopra la media, perchè in fondo quello che conta davvero è il Pilu, se c'è quello, non ci manca niente, e in questo film c'è pure un pò di Pilu... ovviamente sempre se pagabilmente..
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andrea1967
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lunedì 7 febbraio 2011
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albanese sa dove vuole andare
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Qualunquemente è un lavoro realizzato sul filo che separa il tragico realismo di Rossellini dalla farsa amara di Villaggio. Albanese rifugge dal proporre una piatta sequenza di gag, così come resta alla larga dal grottesco. La Qualunque deve essere mostruoso ma anche reale. Se questo, come immagino, è l’obiettivo, allora esso è molto ben centrato, perché Cetto risulta più un prototipo che un’imitazione.
Il suo ostentato cattivo gusto, l’orgoglio per una forma di “sana” ignoranza, il cinismo nel sacrificare moglie e figlio imbeccano una risata che ti si strozza in gola quando subentra una violenza concreta, che intimidisce il pilota della protezione civile, ricatta gli elettori, fa esplodere le auto dei politici onesti.
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Qualunquemente è un lavoro realizzato sul filo che separa il tragico realismo di Rossellini dalla farsa amara di Villaggio. Albanese rifugge dal proporre una piatta sequenza di gag, così come resta alla larga dal grottesco. La Qualunque deve essere mostruoso ma anche reale. Se questo, come immagino, è l’obiettivo, allora esso è molto ben centrato, perché Cetto risulta più un prototipo che un’imitazione.
Il suo ostentato cattivo gusto, l’orgoglio per una forma di “sana” ignoranza, il cinismo nel sacrificare moglie e figlio imbeccano una risata che ti si strozza in gola quando subentra una violenza concreta, che intimidisce il pilota della protezione civile, ricatta gli elettori, fa esplodere le auto dei politici onesti.
Il circolo della caccia, che costituisce la base elettorale e subculturale di Cetto, è il luogo perfetto per sublimare questo mix di volgarità e di primitivismo.
Naturalmente reggere novanta minuti di film sulla cesellatura del protagonista non era possibile. La sceneggiatura un po’ debole non aiuta, soprattutto perché lascia nell’anonimato personaggi come De Santis o come il Carabiniere, che avrebbero potuto essere sviluppati. Ugualmente non può valorizzare le figure femminili, perché in verità nel mondo di Cetto esse non si discostano dallo sfondo: colorate ed eccessive. Ecco allora l’ecamotage del personaggio di Rubini, consigliori politico a metà tra il professionale e il cialtrone. Rubini è istrionico ma il suo personaggio, troppo sopra le righe, non convince: i suoi consigli sono intelligenti ma superflui, perchè Cetto finisce per spuntarla abbandonando il fioretto ed imbracciando il kalashnikov della sua arroganza e disonestà.
L’unica concessione alla cronaca, che contestualizza il film nel qui e nell’ora, è dato dai misteriosi uomini della cupola, che, restando sempre in ombra, stanno già pianificando la prossima mossa: la Presidenza della Repubblica.
Albanese è bravo, ed anche se ride mentre percorre le sue scelte artistiche, sa bene dove vuole andare.
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gianluca78
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lunedì 14 febbraio 2011
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amaro e crudo specchio della realtà
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L'amaro e crudo racconto, di una vita e di una società,la nostra,intrisa di veleno e squallore.Questo quanto raccontano, Albanese, straordinaria maschera dei nostri tempi,senza perderli di vista, e Manfredonia, con una regia sobria, che corteggia Cetto/Albanese lo rende unico solista in una banda oliata alla perfezione.
Si ride di gusto, ma lo si fa a denti talmente stretti da farsi male, fino a toccare punte di drammaticità, in Italia sconosciute;laddove svetta Albanese, risulta essere poco incisivo Rubini, ma è un dettaglio rispetto ad una storia che sarà attuale anche tra 10 anni.
IL coraggio di un film che non ha paura, come il suo personaggio, al limite di tutti i nostri difetti, racchiusi in un calderone ben mescolato di sferzante ironia e amara riflessione, di ciò che stiamo diventando.
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L'amaro e crudo racconto, di una vita e di una società,la nostra,intrisa di veleno e squallore.Questo quanto raccontano, Albanese, straordinaria maschera dei nostri tempi,senza perderli di vista, e Manfredonia, con una regia sobria, che corteggia Cetto/Albanese lo rende unico solista in una banda oliata alla perfezione.
Si ride di gusto, ma lo si fa a denti talmente stretti da farsi male, fino a toccare punte di drammaticità, in Italia sconosciute;laddove svetta Albanese, risulta essere poco incisivo Rubini, ma è un dettaglio rispetto ad una storia che sarà attuale anche tra 10 anni.
IL coraggio di un film che non ha paura, come il suo personaggio, al limite di tutti i nostri difetti, racchiusi in un calderone ben mescolato di sferzante ironia e amara riflessione, di ciò che stiamo diventando.
Il disgusto per il qualunquismo,non è altro che l'esaltazione di ciò che viviamo in uno specchio dove tutti dentro ci vediamo patinati e perfetti, ma che dentro siamo un pò l'acqua sporca di un Cetto la Qualunque.
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