Commedia,
durata 96 min.
- Italia 2011.
- 01 Distribution
uscita venerdì 21gennaio 2011.
MYMONETROQualunquemente
valutazione media:
2,93
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Devo dire la verità: credo che Cetto Laqualunque sia, insieme al Fantozzi di Paolo Villaggio, una delle maschere più geniali e graffianti che un comico italiano ci abbia regalato negli ultimi quarant'anni. Nato sul piccolo schermo, Cetto ha raccolto una moltitudine di consensi in quanto è, purtroppo, una summa di una certa malapolitica, sicuramente non soltanto italiana, che ha attecchito dovunque come un gigantesco e malefico Blob. Cetto era, però, un personaggio cabarettistico ed il salto sul grande schermo poteva essere rischioso. Invece gli è pienamente riuscito. Forse non sarà un capolavoro, ma è sicuramente un film "vivo", dove forse si ride a denti stretti ( perchè se uno si ferma a pensare ci trova da piangere! ) ma si ride bene in quanto si invita alla riflessione e non si manda il cervello in vacanza.
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Devo dire la verità: credo che Cetto Laqualunque sia, insieme al Fantozzi di Paolo Villaggio, una delle maschere più geniali e graffianti che un comico italiano ci abbia regalato negli ultimi quarant'anni. Nato sul piccolo schermo, Cetto ha raccolto una moltitudine di consensi in quanto è, purtroppo, una summa di una certa malapolitica, sicuramente non soltanto italiana, che ha attecchito dovunque come un gigantesco e malefico Blob. Cetto era, però, un personaggio cabarettistico ed il salto sul grande schermo poteva essere rischioso. Invece gli è pienamente riuscito. Forse non sarà un capolavoro, ma è sicuramente un film "vivo", dove forse si ride a denti stretti ( perchè se uno si ferma a pensare ci trova da piangere! ) ma si ride bene in quanto si invita alla riflessione e non si manda il cervello in vacanza. E, proprio perchè è una satira che non riposa sullo schermo ma è un vero e proprio attacco frontale, qualcuno si è offeso. Non io, anche se sono calabrese. La trama del film pigia l'accelleratore proprio su problemi squallidamente reali, è inutile adottare la tecnica degli struzzi. E dunque: il film comincia con una riunione della cupola mafiosa in un paesino della Calabria. Le elezioni per la carica di sindaco sono imminenti e, fra i candidati, c'è un certo De Santis che è un campione di legalità. Spaventati da questa ondata di legalità i boss richiamano in Calabria il nostro "eroe" ( si fa per dire ) che, grazie ai maneggi di una "materia grigia", insomma una "mente" ( un Sergio Rubini, semplicemente fantastico ), fa la scalata politica all'insegna dell'ingiustizia per far prevalere i loro e soprattutto i suoi interessi. Attenzione, due spoiler in arrivo : il nostro non solo farà danni ma convertirà all'ingiustizia e al male il figlio adolescente, Melo. Sotto le immagini apparentemente solari - ma la Calabria è una regione molto fotogenica -si nasconde un vero e proprio film dell'orrore popolato da laidi, corrotti e opportunisti. Il film è un'analisi spietata che non risparmia niente e nessuno. Il film non è offensivo assolutamente per la Calabria in quanto mette, in controluce, tutta la politica nazionale sullo stesso piano: e non è difficile trovare, per chi la politica la segue, frecciatine ai leader della destra e della sinistra. Al di là di tutto questo, comunque, è encomiabile, da parte dell'attore, lo sforzo di non rendere Cetto simpatico e di non pigiare sul tasto della volgarità che, fra veline e amanti, poteva facilmente esplodere. Ed è encomiabile la capacità di aver circondato Albanese di bravi caratteristi che, sia pur sconosciuti, riescono a dare sapore alle figurine di contorno. Da applauso è, però, il figlio Melo. E' qui che si nasconde il vero messaggio politico del film: Melo è piagnone, debole, subisce passivamente la prepotenza del padre. Ma la sua debolezza non è dettata dall'innocenza perchè dentro di lui si nasconde il verme che si accomoda per convenienza alle decisioni egoistiche del padre. Somiglia sinistramente a molti di noi. "Qualunquemente" è attraversato da una violenza psicologica molto forte, è un film "forte" dove il Male trionfa ed il Bene è sconfitto oppure viene messo a tacere: ma è anche un film su questa Italietta di inizio millennio ed io penso che, se fra cinquant'anni qualche storico vorrà farsi un'idea del clima italiano sociale e politico di adesso, dovrà vedersi questo film. Ed è un film che fa male.
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QUALUNQUEMENTE (IT, 2010) diretto da GIULIO MANFREDONIA. Interpretato da ANTONIO ALBANESE, SERGIO RUBINI, LORENZA INDOVINA, NICOLA RIGNANESE, DAVIDE GIORDANO, MARIO CORDOVA, LUIGI MARIA BURRUANO, SALVATORE CANTALUPO
Uno spettro si aggira per la Calabria: è lo spettro della giustizia. La località marittima a nome Marina di Sopra è in attesa delle elezioni comunali, ma il candidato sindaco Giovanni De Santis promette, con estremo malumore della fazione criminale del paese, un rinnovamento a base strettamente e unicamente legale. Fortuna vuole (per i simpatici malfattori, chiaramente) che rientra nella terra natale, dopo quattro anni di latitanza, il politico Cetto La Qualunque, da sempre idolo delle folle e di quello schieramento che aborrisce la legge e, come il suo insostituibile fomentatore, fa ogni cosa per arginarla e far trionfare il crimine.
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QUALUNQUEMENTE (IT, 2010) diretto da GIULIO MANFREDONIA. Interpretato da ANTONIO ALBANESE, SERGIO RUBINI, LORENZA INDOVINA, NICOLA RIGNANESE, DAVIDE GIORDANO, MARIO CORDOVA, LUIGI MARIA BURRUANO, SALVATORE CANTALUPO
Uno spettro si aggira per la Calabria: è lo spettro della giustizia. La località marittima a nome Marina di Sopra è in attesa delle elezioni comunali, ma il candidato sindaco Giovanni De Santis promette, con estremo malumore della fazione criminale del paese, un rinnovamento a base strettamente e unicamente legale. Fortuna vuole (per i simpatici malfattori, chiaramente) che rientra nella terra natale, dopo quattro anni di latitanza, il politico Cetto La Qualunque, da sempre idolo delle folle e di quello schieramento che aborrisce la legge e, come il suo insostituibile fomentatore, fa ogni cosa per arginarla e far trionfare il crimine. Viene dunque proposto a Cetto di candidarsi come sindaco, e lui, dopo alcune riflessioni, accetta: ovvio che i punti fondamentali del suo programma saranno il cemento armato e il sesso (rappresentato dal "pilu", che dà anche il nome al partito da lui guidato). Per battere il malaugurato De Santis è pero necessario l’aiuto di un esperto in scienze politiche, e questo appoggio viene trovato nella figura eccentrica ma pur sempre austera di Gerry Salerno, politologo amante della meditazione orientale che dà a Cetto i consigli necessari per guadagnare il più ampio consenso elettorale e conquistare un maggior numero di voti nei sondaggi. Quando arriva il fatidico election day, la dea bendata regala i suoi favori al Partito du Pilu: a forza di loschi maneggi, intimidazioni al concorrente avversario e giochi che più sporchi non si potrebbe, Cetto diventa finalmente il primo cittadino di Marina di Sopra. È una vittoria senza precedenti: il politico calabrese infidamente corrotto festeggia con i suoi sostenitori e promette la costruzione di un ponte, naturalmente tutto di cemento armato. Qualche critico sostiene che il cinema, per Albanese, rappresenti soltanto una scusa per veicolare e modellare i personaggi che lo hanno reso celebre sui palcoscenici teatrali, e non costituiscano pertanto un’autentica messa alla prova che, cinematograficamente parlando, dovrebbe arricchire un consueto bagaglio recitativo. Ma son giudizi che cadono in errore: l’attore di Olginate (che comunque è perfettamente a suo agio nelle parlate tipiche dell’Italia meridionale, malgrado le origini lombarde) migliora in questo caso uno dei suoi caratteri più azzeccati interpretandolo nel contesto di una storia che sa divertire magari insozzandosi di antipatie per un bizzarro e antieroico protagonista, ma evitando il gusto della scurrilità più oscena e abbracciando piuttosto un discorso che vede al proprio fulcro una comicità gestuale e verbale che stupisce per la varietà e l’ampiezza inesauribili di un repertorio mai troppo sfruttato. Ad affiancare Albanese emergono: un S. Rubini che si fa passare per milanese pur non riuscendo sempre a nascondere l’inflessione barese, che pretende una puntualità spaccata al secondo e che snocciola suggerimenti politici pretendendo un’esecuzione millimetrica; una L. Indovina isterica, passionalmente gelosa e iperattiva nella parte di Carmen, la moglie tradita di Cetto; un L. M. Burruano che interpreta con la sua abituale mistura di humour nero e caricatura imbestialita uno fra i più influenti ammiratori di La Qualunque; e anche un S. Cantalupo (comparso due anni prima in Gomorra di Matteo Garrone) funzionale nel ruolo del timoroso e impacciato esponente dell’ala integerrima del paese, costantemente preda del rigore moralistico e mira dei motteggi più feroci. È comunque un comico in chiave satirica e, volendo, pure un po’ licenziosa che merita almeno un applauso per la sacrosanta lucidità, a tratti anche dissacrante, con cui mette a nudo un sistema tutt’altro che semplicemente regionale, il quale ha molti conti in sospeso e parecchi debiti col senso più genuino e autoreferenziale di una giustizia estesa su scala nazionale. Prodotto da Domenico Procacci. Distribuiscono Medusa e 01. Stroncato da una larga fetta della critica nostrana, ma premiato da un successo al box office ben più che discreto.
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Il 13esimo film interpretato da Antonio Albanese è molto godibile e supera la difficile prova della trasposizione al cinema di un personaggio prettamente televisivo.
Spesso, quando si tenta di compiere questa operazione, il risultato non è dei migliori (Aldo, Giovanni e Giacomo ne sono l'esempio lampante).
Invece Albanese e il regista Manfredonia riescono a dare un filo logico alla trama, un giusto ritmo, risate ma soprattutto amari spunti di riflessione.
L'opera è volutamente grottesca ma ben recitata in tutti i suoi componenti (tranne il candidato sindaco concorrente De Santis); in alcune parti è addirittura esilarante (su tutte la scena dell'arresto del figlio).
Come detto dallo stesso attore di Olgiate, "Qualunquemente" è un film che precede ciò che poi è davvero avvenuto e costituisce il classico caso della serie "la realtà supera l'immaginazione": esso infatti pullula di "corpi da assessore" e di incontri ravvicinati con la cosiddetta "società civile" così come avviene oggi, tristemente, in questa nostra povera Italia ridicolizzata da un lurido intreccio tra potere, sesso, corruzione e svilimento della figura femminile.
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Il 13esimo film interpretato da Antonio Albanese è molto godibile e supera la difficile prova della trasposizione al cinema di un personaggio prettamente televisivo.
Spesso, quando si tenta di compiere questa operazione, il risultato non è dei migliori (Aldo, Giovanni e Giacomo ne sono l'esempio lampante).
Invece Albanese e il regista Manfredonia riescono a dare un filo logico alla trama, un giusto ritmo, risate ma soprattutto amari spunti di riflessione.
L'opera è volutamente grottesca ma ben recitata in tutti i suoi componenti (tranne il candidato sindaco concorrente De Santis); in alcune parti è addirittura esilarante (su tutte la scena dell'arresto del figlio).
Come detto dallo stesso attore di Olgiate, "Qualunquemente" è un film che precede ciò che poi è davvero avvenuto e costituisce il classico caso della serie "la realtà supera l'immaginazione": esso infatti pullula di "corpi da assessore" e di incontri ravvicinati con la cosiddetta "società civile" così come avviene oggi, tristemente, in questa nostra povera Italia ridicolizzata da un lurido intreccio tra potere, sesso, corruzione e svilimento della figura femminile.
Più che un tentativo di redimere e redimerci è uno spaccato quasi asettico sui nostri comportamenti, una dura constatazione del nostro inevitabile declino, della nostra pochezza.
Ne sarà rimasto deluso solo chi non conosce bene Albanese, la sua satira pungente, le sue precedenti opere impegnate con i fratelli Taviani, la sua voluta "pesantezza" recitativa.
Da proiettare nelle scuole elementari a futuro monito.
Se ancora in futuro, ne avremo di scuole pubbliche...
Franco Cesario sinonimomacontrario.splinder.com
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Cetto La Qualunque, una delle maschere più apprezzate di Antonio Albanese, fa il salto mediatico dal piccolo al grande schermo egregiamente.
Il film ha una struttura solida come lo è la sceneggiatura, “Qualunquemente” è un racconto che non fa una piega, ha una narrazione fluida e cadenzata, senza perdersi mai in solitari sketch.
Il personaggio di Cetto nasce in Rai nel 2003, all’interno del programma “Non c’è problema”, consolidandosi con la Gialappa’s band in “Mai dire Domenica”. Nelle ultime stagioni è presente nel programma “Che tempo che fa” di Fabio Fazio.
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Cetto La Qualunque, una delle maschere più apprezzate di Antonio Albanese, fa il salto mediatico dal piccolo al grande schermo egregiamente.
Il film ha una struttura solida come lo è la sceneggiatura, “Qualunquemente” è un racconto che non fa una piega, ha una narrazione fluida e cadenzata, senza perdersi mai in solitari sketch.
Il personaggio di Cetto nasce in Rai nel 2003, all’interno del programma “Non c’è problema”, consolidandosi con la Gialappa’s band in “Mai dire Domenica”. Nelle ultime stagioni è presente nel programma “Che tempo che fa” di Fabio Fazio.
Cetto La Qualunque è un imprenditore corrotto, che ama sguazzare nell’illegalità. Torna alla sua Terra, dopo anni di assenza, portandosi dietro una bella ragazza di colore e sua figlia: la sua nuova famiglia. Arriva a casa dalla sua Carmela, che inizia una lite furibonda nei confronti della nuova arrivata. Nel frattempo i vecchi amici lo mettono al corrente dell’aria di legalità che si comincia a respirare, Giovanni De Santis si candida come sindaco alle prossime elezioni per conferire più diritti ai cittadini. Ci vorrebbe qualcuno che lo contrapponga e chi meglio di lui. Cetto decide di candidarsi…. L’idea di portare Cetto La Qualunque al cinema piaceva molto sia ad Albanese che a Manfredonia già da tempo. Il progetto poteva essere molto rischioso, a detta del regista, portare un personaggio nato e cresciuto in TV, con dei tempi ristretti e immediati, era un azzardo. È stata una sfida che alla fine tutti hanno voluto cogliere, impegnandosi in un lavoro maggiore e attento. Giulio Manfredonia, in collaborazione con Antonio Albanese, che ha scritto la sceneggiatura insieme a Piero Guerriera, ha usato un linguaggio fumettistico per raccontare un aspetto della società italiana di oggi.
L’intento è stato quello di ridicolizzare “i cattivi”. Hanno delineato delle figure che fondamentalmente sono dei perdenti, dei cattivi esempi e che mancano anche di buon gusto. Manfredonia e Albanese hanno raccontato con il linguaggio della comicità una delle tante facce del nostro Paese, facendo in modo che non fosse l’unico argomento del film.
“Qualunquemente” è un film comico prima di tutto, che fa ridere di se stessi, lo spettatore ride di personaggi che possiedono un misto di surreale e reale.
La sua casa è degna di un ambiente troppo bizzarro e fantasioso per essere reale: c’è il trionfo della cafoneria e del cattivo gusto, ogni stanza ha una quantità smisurata di oggetti bislacchi. I personaggi, poi, vestono con colori spesso sgargianti e che non passano inosservati, proprio come accade in un fumetto: il rosso, il verde e soprattutto il viola, presente sempre negli abiti di Cetto.
Sicuramente originale e che attira l’attenzione è il finto gessato bianco di Cetto, il quale al posto delle normali righe ha una scritta continua - “Vota Cetto” - in viola.
Si possono riscontrare riferimenti a film diversi, che sono stati rielaborati in modo originale, rendendoli difficilmente identificabili, una somiglianza può richiamare alla mente quel certo film, senza però che ci sia una vera citazione.
“È un film che parla in generale del nostro Paese. Ci sono elementi di tutti i partiti italiani, dai colori alla composizione, senza fare nessun riferimento preciso” ha affermato il regista “ma studiato per essere equidistante”.
Cetto La Qualunque rappresenta la corruttibilità, l’ignoranza e la grettitudine che c’è da sempre nell’uomo, qualsiasi lavoro faccia. Le figure politiche, in effetti, si notano di più per il loro essere costantemente sotto i riflettori, di cui sembrano non poter fare a meno.
Oggi ovunque c’è il trionfo de “i panni sporchi li faccio vedere in TV”. Antonio Albanese è bravissimo, è riuscito a rendere Cetto un miscuglio ben amalgamato tra un personaggio che sembra essere uscito dalle pagine di un fumetto e aspetti di un disonesto cittadino reale.
“Qualunquemente” è un film indubbiamente comico, con un velo di tristezza per la fotografia di una situazione sociale che potrebbe diventare la norma e non rimanere l’eccezione.
Dà allo spettatore qualcosa su cui riflettere, subito dopo aver riso.
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Il film è scalcagnato, incerto fra il surrealismo del protagonista ed il campo d’azione che deve invece apparire “ordinario” e vicino alla realtà. E, come quasi tutti i film costruiti attorno a delle macchiette, mostra il fiato corto e cade nella ripetitività che a lungo andare esaspera. Certamente contiene delle genialate fulminanti, ma il brodo è lungo e poco amalgamato. Ricorda - in questo - alcuni film di Totò e alcuni di Sordi. Alcune sequenze potranno costituirsi come documenti significativi per fotografare l’Italia del Duemila.
E poi, e poi, … non è un film comico. Chi si tiene minimamente informato sulle vicende politiche del nostro paese, non ci trova molto da ridere.
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Il film è scalcagnato, incerto fra il surrealismo del protagonista ed il campo d’azione che deve invece apparire “ordinario” e vicino alla realtà. E, come quasi tutti i film costruiti attorno a delle macchiette, mostra il fiato corto e cade nella ripetitività che a lungo andare esaspera. Certamente contiene delle genialate fulminanti, ma il brodo è lungo e poco amalgamato. Ricorda - in questo - alcuni film di Totò e alcuni di Sordi. Alcune sequenze potranno costituirsi come documenti significativi per fotografare l’Italia del Duemila.
E poi, e poi, … non è un film comico. Chi si tiene minimamente informato sulle vicende politiche del nostro paese, non ci trova molto da ridere. Albanese carica i suoi personaggi fino all’esasperazione, ma viene immancabilmente dribblato dalla cronaca. È difficile parodiare una parodia. La tragicommedia sta nella realtà, non nella pallida finzione che le rappresenta. Il sorriso che affiora in presenza di un qualunquismo così dichiaratamente smaccato e strafottente si raggela sul viso e diventa una maschera attonita. Solo Pirandello forse ha saputo infilzare in questo modo il coltello della satira amara nelle carni di una società che non finisce mai di stupire per la sua inaudita capacità di sopportare tanta violenza.
La bestia immonda non è Cetto Laqualunque, ma chi lo supporta e lo sopporta. Ad essere surreali non sono i suoi programmi elettorali ma il pubblico autolesionista che li applaude con tragico entusiasmo. Il cinismo inquietante del personaggio - consapevole e impudente - è direttamente proporzionale alla beota e tragica allegria dei suoi sostenitori - irresponsabili e ossequienti - e alla tragica impotenza di tutti gli altri che, a lungo andare, si dovranno rassegnare al quia, annichiliti dall’assuefazione, incapaci di indignarsi.
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[+] lascia un commento a omero sala »[ - ] lascia un commento a omero sala »
Un Antonio Albanese che si immedesima in un politico, anche se abbastanza iperbolato, non molto distante dalla triste realtà attuale. Credo bisogna vederlo secondo due ottiche: se vogliamo intenderlo come film drammatico per le vicende del nostro paese, si può definire una pellicola che ha inquadrato bene l' ambiente scombussolato della politica. Ma anche sotto un ottica comica, credo che il film riscuota abbastanza successo. Consiglio la visione di questo film.
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finalmente albanese riesce ad avere il successo che gli compete alla sua bravura e lo ottiene con un ottimo film che è una commedia quasi drammatica per la dose di cose vere e spiacevoli che si vedono. Bisogna dire che ha avuto una buona dose di preveggenza riguardo ai tutti i fatti accaduti in questi giorni. Tornando al film è sicuramente da plausi l'interpretazione di albanese, insieme alla regia e alla sceneggiatura che in modo pungente ironizza sulla classe politica ed anche sulla situazione meridionale di questi anni. Devo dire che sono andato al cinema non molto convinto, ma una volta uscito non me ne sono pentito anzi. Ottima commedia che fa ridere e riflettere parecchio; voto 8.
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Sarò sincero, il film di Albanese, dal punto di vista strettamente comico, delle risate indotte, è piuttosto deludente. In questo senso, il trailer di per sé è già un esaustivo florilegio
L’opera, nel suo complesso, non mi è piaciuta particolarmente sia al confronto con la precedente produzione dell’attore sia in sé: come molti hanno già detto, il clima politico rende il grottesco iperbolico proposto da Albanese addirittura inferiore alla cronaca politica di questi giorni.
Sicché, una buona parte della comicità si perde a causa di questo, ma non solo.
L’autore, pur contando su colori e sgargianti, quasi a voler rendere palpabile una realtà eccessiva e pesante (si pensi al Gattopardo, ma il libro però) eccede volutamente nel macchiettiamo del personaggio e del contorno, ma non al punto da riuscire a non apparire scontato; il risultato è un film slegato, una serie non troppo ricca di sketch e luoghi comuni solo talvolta divertenti, e che spesso lasciano intendere già la conclusione (si pensi al figlio, l’emblema del nerd, che già alla prima inquadratura si sa bene come finirà); in fondo,alla figura di Cetto meglio si attagliano i tempi -brevi- della tv di Fazio.
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Sarò sincero, il film di Albanese, dal punto di vista strettamente comico, delle risate indotte, è piuttosto deludente. In questo senso, il trailer di per sé è già un esaustivo florilegio
L’opera, nel suo complesso, non mi è piaciuta particolarmente sia al confronto con la precedente produzione dell’attore sia in sé: come molti hanno già detto, il clima politico rende il grottesco iperbolico proposto da Albanese addirittura inferiore alla cronaca politica di questi giorni.
Sicché, una buona parte della comicità si perde a causa di questo, ma non solo.
L’autore, pur contando su colori e sgargianti, quasi a voler rendere palpabile una realtà eccessiva e pesante (si pensi al Gattopardo, ma il libro però) eccede volutamente nel macchiettiamo del personaggio e del contorno, ma non al punto da riuscire a non apparire scontato; il risultato è un film slegato, una serie non troppo ricca di sketch e luoghi comuni solo talvolta divertenti, e che spesso lasciano intendere già la conclusione (si pensi al figlio, l’emblema del nerd, che già alla prima inquadratura si sa bene come finirà); in fondo,alla figura di Cetto meglio si attagliano i tempi -brevi- della tv di Fazio.
Rimane la figura di Rubini, che spesso pare a disagio, specie nelle scene iniziali; quasi fuori fuoco.
Come film comico non decolla; all’uscita dalla sala la sensazione era di amaro in bocca e di sfiducia per il futuro. Non credo sia questo il fine di un film comico. Magari, tra un paio d’anni, sarà considerato un discreto documentario.
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[+] lascia un commento a gorod »[ - ] lascia un commento a gorod »
Considerando la situazione del cinema italiano finora nelle sale, nell'ottica dei David, Nastri, Ciak (e chi più ne ha più ne metta) il premio per Miglior film IO lo darei ex aequo a "Qualunquemente" e a "Gianni e le donne" perché sono UGUALMENTE MERITEVOLI anche se profondamente diversi. Il resto, tranne "Vallanzasca- Gli angeli del male", è ampiamente "non classificato" quindi almeno quest'anno dovrebbe essere semplice DECIDERE PER MERITOCRAZIA.
[+] lascia un commento a marezia »[ - ] lascia un commento a marezia »
Albanese super....per un film che strappa qualche sorriso e che soprattutto fa riflettere....
Cetto....essere spregevole, ignorante e purtroppo grazie al popolo italiano vincente.....quanti assessori saranno come Cetto?
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