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In ogni passione avvengono prodigi

Emanuela Piovano parla di Le stelle inquiete, il suo film su Simone Weil.
di Luca Marra

Lara Guirao in una scena del film Le stelle inquiete di Emanuela Piovano.
Lara Guirao , Marsiglia (Francia). Interpreta Simone Weil nel film di Emanuela Piovano Le stelle inquiete.

mercoledì 2 marzo 2011 - Incontri

In ogni passione avvengono prodigi" uno degli aforismi più intensi della filosofa francese Simone Weil, alla quale la regista Emanuela Piovano ha dedicato il suo ultimo film presentato oggi a Roma, al Centro San Luigi dei Francesi: Le stelle inquiete. La pellicola uscirà l’11 marzo prossimo, coproduzione Italo-francese passata nella selezione ufficiale al festival di Montreal e premio Gilda a Firenze 2010, festival internazionale cinema e donne.

Il primo film sulla filosofa Simone Weil
"È il primo film su Simone Weil, anche se in realtà, la Bergman in Europa '51 di Rossellini si era ispirata a lei, ma questo riferimento non è passato mai chiaramente” spiega Emanuela Piovano, regista torinese ma cittadina del mondo: "mi sento bilingue come questo film e la sua protagonista. Lei è francese ma dichiara che il suo pensiero ha radici nel nostro Rinascimento, le sue opere sono state tradotte e studiate molto in Italia, in più sostiene un sindacalismo riformista, una corrente molto italiana”. Simone Weil è morta trentaduenne nel 1943 dopo aver partecipato alla resistenza repubblicana in Spagna ed esser stata vittima delle persecuzioni razziali per la sua origine ebraica. Il suo pensiero vive nell’azione e per questo lavorerà alla Renault come fresatrice e in Piemonte, come bracciante, per conoscere la realtà che pensa e difende. Proprio a questa avventura piemontese e alla sua amicizia col “filosofo contadino” Gustav Thibon è ispirato il film. “Un progetto portato a Cannes nel 2005, costato sotto il milione di euro” ricorda Emanuela Piovano “È stata una lunga gestazione per via delle difficoltà con i finanziamenti, poi, con la mia casa di produzione Kitchen Film ho radunato alcuni ragazzi appassionati di cinema, ho preso la mia attrezzatura nuova e, forte del fatto che mi trovavo dove per la prima volta è stata tradotta l’opera della Weil in italiano, mi sono detta 'ci provo, mal che vada avrò fatto uno stage'". Anche per il cast la scelta è stata ponderata: "Ho pensato subito a Laura Morante, anche perché Elsa Morante (zia di Laura N.d.R) ha scritto versi sulla figura della Weil. A Laura esposi il progetto quando ero ancora in dubbio se fare un lavoro alla Von Trier o avvicinarmi al realismo. Lei, nel primo caso, mi disse che avrebbe recitato subito, altrimenti mi consigliò di prendere un’attrice francese. Un suggerimento fecondo perché quando vidi Lara Guirao, capii che scelta dovevo fare”.

Lara Guirao, una francese in Italia
Espressione timida, occhi profondi, la Guirao prende la parola con dolce fermezza: “Ho recitato in italiano, per me è stato difficile ma stimolante. Mi dovevo concentrare su come rendere il pensiero nella vostra lingua e quindi non pensavo al make up, ai vestiti e al resto. Così abbiamo tolto il superfluo al personaggio, siamo stati essenziali”. Un confronto complesso per la Guirao, reduce da L’esplosivo piano di Bazil di Jeunet e attrice collaudata per Bertrand Tavernier. In questo film ha affrontato anche prove fisiche: “Non mangiavo come faceva Simone, ero facilitata anche dal fatto che il formaggio non mi piace e gli italiani lo mettono ovunque - ammette scherzando - pensavo che la Weil fosse pure spirito, lei negava di avere un corpo. La sfida era rendere accattivante tutto ciò ma credo che quando uno cerca di non essere affascinante è davvero seducente. In Francia mi dicono sempre: ‘hai fatto un film sulla Weil con un’italiana, come mai?’. Gli rispondo per le rime: ‘Perché nessun francese ci ha mai pensato? Comunque, se qualcuno approfondisce o legge qualcosa di questa filosofa dopo aver visto il film, sono soddisfatta ”.

Uno sguardo alla figura della donna
Inevitabile parlare della crisi della figura della donna in Italia a questo punto. Per l’autrice torinese fondatrice di ‘Camera Woman’, associazione di registe al femminile, oggi c’è un paradosso: “La tecnologia, i social network rendono il corpo sempre più astratto però le cronache sono infarcite di sexygate dove il corpo torna preponderante. La Weil difendeva la donna ma senza indirizzi politici o etichette, ho cercato di mostrare questo. Per me il cinema è scienza dell’esplorazione”. Dribblata la polemica su Ruby e socie si torna al cinema col contributo del fotografo del film Raoul Torresi: “Volevo un'atmosfera di magia perché Simone Weil è un personaggio di realismo magico. Abbiamo girato con macchina da presa piccola da 5000 euro, solo col suo zoom, senza dipendere troppo da mezzi all’avanguardia tipo la RED camera. Oggi si pensa che sia il mezzo a fare la fotografia, per me, invece, si crea sul set. Voglio l’umanesimo della fotografia” .

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