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Killer Joe, ecco la cenerentola secondo Friedkin

Il film, in concorso, tra i più applauditi dall'inizio della Mostra.
di Ilaria Ravarino

L'attore Emile Hirsch, protagonista del film Killer Joe, sbarca al Lido.
Emile Hirsch (Emile Davenport Hirsch) (39 anni) 13 marzo 1985, Palms (California - USA) - Pesci. Interpreta Chris Smith nel film di William Friedkin Killer Joe.

giovedì 8 settembre 2011 - Incontri

Un trionfo», «IL film», «Meriterebbe una sezione a parte». A giudicare dai commenti entusiasti della stampa all’uscita dalla proiezione mattutina, Killer Joe di William Friedkin, in concorso oggi alla Mostra, ha ricevuto l’accoglienza più calorosa e beneaugurante del festival. Applauso lunghissimo, con tanto di urletti entusiasti, per una pellicola violenta e politicamente scorretta, con Matthew McConaughey nel ruolo di un assassino psicopatico che, secondo i rumors più caldi del Lido, l’avrebbe già lanciato in vetta alla rosa dei papabili per la Coppa Volpi. Ispirato a una pièce del premio Pulitzer Tracy Letts, il film è stato presentato oggi da un Friedkin più che su di giri, che accompagnato dallo sceneggiatore Tracy Letts, dal produttore Nicolas Chartier e dall’attore Emile Hirsch, sembrava voler fare le prove generali per il discorso del Leone.

Da dove ha pescato l’idea di questa storia?
Friedkin: Il mio film come sapete ha una fonte teatrale. Quel che mi ha attirato sono stati i personaggi e i dialoghi. Nei suoi testi Tracy ha una visione unica, e io non sono che un direttore d’orchestra che ha avuto la fortuna di avere a disposizione grandissimi attori. Ma forse il merito più grande va al produttore, Nicolas Chartier, lo stesso di The Hurt Locker, il primo a scorgere il potenziale nella storia e il primo a fare il mio nome. È la stessa cosa che ha fatto con la Bigelow, che oggi è la più grande regista d’azione del mondo ma che prima di incontrarlo aveva tantissimi problemi ad affermarsi perché donna. Chartier l’ha fatta arrivare ai vertici della carriera.
Letts: Cosa posso aggiungere? Condivido i gusti di Friedkin, che è un grandissimo cineasta, e mi piacciono molto i personaggi bizzarri. Mi piace pensare all’animalità che cova dentro ognuno di noi.
Chartier: Negli anni ‘70 e ‘80 si poteva lavorare con gente come Redford e Coppola, e ora invece siamo pieni di film superspettacolari che sembrano videogiochi, e durante l’estate nient’altro che film d’azione. È un privilegio quindi essere qui a Venezia, con questo film, in compagnia di tanti ottimi registi.

L’humor nero del film c’era già nella piéce?
F. : Sì, c’era fin dall’inizio. Certo non è che il film faccia ridere come Benigni, Totò o i fratelli Marx. È un po’ come quando ascolti il politici in tv e ti viene da ridere: vedi che certi personaggi non solo onesti nei confronti del mondo, ma è come se fossi l’unico ad accorgersene veramente.

Come definirebbe il suo film?
F. :Con le stesse parole che un critico usò per stroncare di Fellini: “è un film che manca di premessa filosofica, è una serie di episodi gratuiti e il tema non ha nemmeno meriti di avanguardia”. Una volta ho mangiato un piatto di spaghetti con Fellini, nel suo ufficio. La pasta più buona della mia vita.

Nel film c’è una scena di sesso orale simulato con una coscia di pollo: come vi è venuto in mente?
F. : Innanzitutto non è una coscia, ma una zampa di pollo. Mangio molto pollo.

Cosa pensa del futuro del cinema americano?
F. : Io veramente guardo ancora i film di Fellini, di Welles, di Ford... la tecnologia in America è progredita fino al punto che un regista può realizzare tutti i suoi sogni: un tempo gli effetti erano meccanici, oggi si fanno al computer. Spero che un giorno qualcuno faccia il Quarto Potere delle nuove tecnologie.

E quali sarebbero i nomi dei registi del futuro per lei?
F. : Devo dire che Darren Aronofsky è un grande regista, per strappargli il voto? Darren, ti ricordi che mi devi 10 dollari? I fratelli Coen, Paul Thomas Anderson... beh però se non amate i Coen potete anche uscire da questa sala.

Nei suoi film preferisce mostrare, più che alludere: è una scelta consapevole?
F. : Possiamo dire che non alludo, va bene, ma le cose le rendo abbastanza ambigue. Per esempio: di cosa parla esattamente Killer Joe? Per me è una storia d’amore con un risvolto particolare, una specie di... Cenerentola. C’è una lei, che in questa storia trova il principe azzurro. Solo che il principe azzurro è un killer a pagamento. A me nella vita è andata sempre così.... Ok, ok, ho sposato anche Jeanne Moreau, che è una donna fantastica, e in effetti non so cosa ci facesse con me. Una grande attrice e una grande regista, per fortuna siamo rimasti molto amici.

Hirsch, come si è preparato al ruolo?
Hirsch: Mi sono basato su Amleto. Lo recitai in teatro un paio di anni fa e sono un fan dei film su quel personaggio. Ho imparato molto da Amleto, direi che mi ha aiutato per calarmi in questo ruolo.

Come ha lavorato con gli altri attori?
H. : È stato fantastico, abbiamo lavorato benissimo perché Bill ci ha fatto sentire in buone mani, sicuri e saldi. E vedere McConaughey in quel ruolo è stato magico.

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