Moss

Il giovane poliziotto Ryu Hae-gook viene richiamato al villaggio del padre Mok-hyeong per la morte di quest'ultimo, improvvisa quanto inspiegabile. Per nulla convinto dell'accidentalità dell'avvenimento, Hae-gook indaga sul passato del padre e sul suo legame con il Capo del villaggio, l'ex-detective Cheon Yong-deok, finendo per aprire il vaso di Pandora di misteri troppo a lungo celati.
Se talora non fosse vittima della sua bulimia da gigantismo la cinematografia coreana sarebbe davvero una fucina di capolavori. Il caso di Moss è emblematico: un cast stellare, una fotografia che Roger Deakins non disdegnerebbe, una sceneggiatura ricca fino all'ipertrofia (autore il Jeong Ji-woo di Happy End), un mistero fitto, la curiosità del whodunit. In Moss c'è tutto, insomma, e forse troppo. In 163 minuti Kang Woo-suk, regista abbonato agli incassi da capogiro (Public Enemy, Silmido), non riesce a condensare adeguatamente l'enormità di spunti, creando aspettative troppo elevate per non suscitare il tipico effetto "montagna che partorisce il topolino". Il dualismo tra il veterano Jung Jae-young (Castaway on the Moon, Welcome to Dongmakgol), favoloso villain anche nella versione "invecchiata", e il lanciatissimo Park Hae-il (Memories of Murder, The Host) - dal viso eternamente giovanile - funziona splendidamente, in un gioco di rimandi temporali e di tentativi di ricostruire il puzzle degno dei migliori episodi di Lost e impreziosito da un sentore di potere marcio e invasivo che rimanda a Chinatown. Forse Moss avrebbe necessitato di un dicitore più fine di Kang Woo-suk, che preferisce giocare la carta del thriller e dei colpi di scena ripetuti rientrando (quasi) nei binari della convenzionalità, anziché deragliare alla Lynch seguendo solamente il proprio inconscio. Incredibile assistere alla perizia nel costruire un personaggio memorabile come quello del santone, capace di piegare chiunque alla sua volontà, pari solo alla leggerezza con cui Kang sminuisce e spreca la sua stessa creazione. Una volta superato l'inevitabile (e poco gradevole) effetto da occasione mancata, resta comunque la consapevolezza sul potenziale tuttora immenso di uno star system con pochi eguali al mondo. 