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Premio Lino Miccichè, vince Journals of Musan

L'incontro con i giurati Fabio Ferzetti, Isabella Ragonese, Marina Spada.
di Roberta Montella

In foto Park Jung-Bum, il regista di Journals of Musan, vincitore del Premio Lino Miccichè.

lunedì 27 giugno 2011 - News

Venerdì 24 giugno la Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro ha dedicato un incontro in sala stampa a coloro che sono stati chiamati ad eleggere il film vincitore del premio Lino Miccichè.
Questa occasione ha visto il critico de "Il Messaggero" Fabio Ferzetti, l’attrice Isabella Ragonese e la sceneggiatrice Marina Spada in qualità di giurati: tre rappresentanti di una commissione appositamente variegata per scovare novità e sorprese tra le pellicole selezionate. «Ho sempre desiderato una componente di giuria che mettesse insieme un critico, un professionista del cinema e un attore per avere tre punti di vista diversi su un materiale di lavoro comune», afferma Giovanni Spagnoletti, direttore del Festival marchigiano per l’undicesimo anno . «Loro sono testimoni dei cambiamenti contemporanei e della crisi del cinema. Possono dare un’opinione anche attraverso le proprie esperienze artistiche». Il primo a prendere la parola è Fabio Ferzetti. Conoscitore e assiduo frequentatore del Festival di Pesaro già dagli anni Settanta, dice di sentirsi onorato e incuriosito dal compito che gli è stato assegnato. E promette di mettere la sua conoscenza al servizio dell’incarico, visto che i film in concorso quest’anno provengono da tutto il mondo e ognuno, a modo suo, dà un contributo unico e differente.
Isabella Ragonese racconta di provare un po’ di disagio e di aver pensato «Sarò all’altezza?». Per ragioni strettamente anagrafiche conosce poco la storia del Festival. Ma confessa di sapere che un certo cinema orientale, indipendente, è passato proprio da qui prima di raggiungere le platee internazionali. Il Festival di Pesaro ha attivato ricerca, indagine. Non ha fatto solo vetrina, ma ha sperimentato la qualità. Inoltre afferma di aver percepito che oggi il pubblico è attivo, vuole esprimersi e il cinema deve rendersi utile. «Io posso partecipare a tutto questo attraverso il mio mestiere . La cultura deve essere uno strumento di lotta e di affermazione. Per questo, da giurata e da attrice, mi occupo della stessa materia ma relazionandola con mille altre arti e conoscenze ad essa connesse. Il cinema racchiude in sé i mondi dell’arte e noi dobbiamo cercare il legame tra questi universi per scoprire nuovi luoghi di conoscenza».
Marina Spada parla della sua ultima esperienza, che l’ha coinvolta nella scrittura e nelle riprese di un documentario sulla vittoria di Pisapia come sindaco di Milano. Con il gruppo del Movimento Collettivo ha voluto raccontare l’esperienza di una città che si è riscoperta unita sotto la volontà del cambiamento. Filmare i seggi, i parchi, le strade, i bar e di conseguenza le attese, le speranze della gente comune ha significato rendersi testimone di un occhio diverso che ha interessato Milano e la sua gente. Un altro punto di vista, rispetto a quello solito proposto da Roma, che cerca di offrire un approccio innovativo «in quanto, essendo più lontano dalla città del cinema, ha molti limiti, ma maggiori libertà». Quello che lei stessa desidera è dare una mano a ciò che il Festival di Pesaro fa da anni: mostrare pellicole diverse e non accademiche, puntare al Nuovo, guardando al grande passato. Ne è un esempio la retrospettiva dedicata a Bertolucci, dal quale tutti i giovani cineasti dovrebbero imparare.
Ieri sera, domenica 26 giugno, durante la cerimonia di chiusura i tre ospiti hanno eletto il vincitore, il film coreano Journals of Musan di Park Jung-Bum, che ha vinto, inoltre, anche il Premio assegnato dalla Giuria Giovani. Il premio Amnesty International "Cinema e Diritti Umani" è invece andato al drammatico Even the rain.

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