Titolo originale | También la lluvia |
Anno | 2010 |
Genere | Storico |
Produzione | Spagna |
Durata | 103 minuti |
Regia di | Icíar Bollaín |
Attori | Gael García Bernal, Luis Tosar, Raúl Arévalo, Karra Elejalde, Juan Carlos Aduviri Cassandra Ciangherotti, Carlos Santos. |
Tag | Da vedere 2010 |
MYmonetro | 3,34 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 13 ottobre 2016
Opera meta-cinematografica, in cui si segue passo passo un regista che vuole fare un film in Bolìvia su Cristoforo Colombo. Al Box Office Usa Even the Rain ha incassato nelle prime 9 settimane di programmazione 518 mila dollari e 53 mila dollari nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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Sebastian è un regista spagnolo impegnato nella realizzazione di un film sullo sbarco di Cristoforo Colombo nelle Americhe. L'intera produzione si reca in Bolivia per effettuare le riprese e sfruttare le numerose comparse del posto, disposte a lavorare a basso costo a causa della povertà in cui vivono. È un'idea del produttore Costa, quella di girare in Sud America, in quanto ha calcolato bene i vantaggi di approfittarsi di un paese in miseria. Peccato che il film abbia la presunzione di raccontare quella che è stata la vera storia della colonizzazione colombiana: uno sbarco irruento, che ha depredato le ricchezze della terra, e ucciso e ridotto in schiavitù interi villaggi di nativi. Sebastian è un idealista e, fin da subito, mostra il suo malcontento per la situazione. Costa, al contrario, si dimostra perfido, calcolatore, e tremendamente orgoglioso di aver escogitato un piano economico a loro favore.
Oltre alla guerra di finzione del film, nel quale si ribellano agli spagnoli colonizzatori, "gli indigeni" si ritrovano ad intraprenderne una reale, contro la multinazionale che minaccia di privatizzare le risorse idriche della città di Cochabamaba. Fieri di una causa per la vita, i boliviani non sono disposti in alcun modo a lasciare che ciò accada. È la loro acqua, è nel loro territorio, hanno scavato mesi per costruire pozzi che portino ai loro figli il bene più prezioso della Terra. Il personaggio di Daniel, perfetto sia come leader della rivolta che come capo indiano Hatuey, è simbolo autentico di un gioco di rimandi, opposizioni e chiasmi che solo un'opera meta cinematografica come questa può esplicitare con tale chiarezza e trasparenza di forma.
Il film della spagnola Bollaìn, già apprezzata nel 2003 con l'intenso Ti do i miei occhi, mostra in questa pellicola tutta la magia, il potere, la potenza del cinema. Perché attraverso di esso si può raccontare una storia che ha più di seicento anni, e allo stesso tempo, insistere su un parallelismo ben riuscito tra il mondo dello spettacolo e quello del nord del mondo, che si comportano esattamente come i Conquistadores al servizio della regina Isabella. Di certo, oggi, non si è più alla mercè di una famiglia reale, ma ci si vende ugualmente per denaro, attraverso vie facili che spesso e volentieri calpestano il più debole, all'insegna della prepotenza.
Il cinema che racconta il cinema. La macchina da presa che svela i suoi trucchi (nella troupe c'è anche chi gira un documentario sul film), riesce ad essere più vera del vero. Bollaìn coglie l'amarezza e la sofferenza di una città piegata dallo straniero; sottolinea l'arroganza e la presunzione dell'invasore. E grazie ai due volte attori nel film girato "realmente" e in quello di finzione al suo interno, si sviluppa una forte dicotomia tra il personaggio interpretato e quello fuori dal set. Colui che recita il ruolo del prete missionario è, in realtà, un codardo che vuole abbandonare le riprese per paura di un coinvolgimento nelle rivolte per l'acqua. "Cristoforo Colombo", integerrimo contro gli indios, si dimostra, invece, un uomo pieno di comprensione verso le richieste dei boliviani ed è pronto a dare una mano. L'intera vicenda mette in crisi gli ideali di Sebastian e i valori negativi di Costa. Ma, alla fine, la storia si ripete, da anni, sempre uguale. Nulla è cambiato da quel lontano 1492. L'uomo, incline per sua natura alla via della sopraffazione, è rimasto tale. Bollaìn suggerisce, inoltre, che il dito dell'accusa è puntato verso chi gode di un dominio politico e culturale, oltre che materiale. E regala alla vicenda quel tanto di sentimentale che basta per sentirci tutti coinvolti, nessuno escluso.
Cochabamba, Bolivia, intorno all'anno 2000. Una troupe di cineasti spagnoli giunge in città per girare un film storico sull'arrivo di Colombo nel Nuovo Continente: più che della scoperta del Nuovo Mondo, la pellicola tratterà degli abomini nei confronti dei nativi e del cinismo con il quale i colonizzatori li hanno sottomessi. A poco varranno le prediche di due religiosi: Montesinos -che per primo [...] Vai alla recensione »
Considering how ambitious it is, how many different narrative strands it employs, the Spanish film "Even the Rain" does a remarkably good job keeping its disparate elements involving and in harmony A behind-the-scenes look at the trials of movie-making, a commentary on both recent historic events and those 500 years in the past, as well as a film political enough to be dedicated to the memory of radical [...] Vai alla recensione »