La buca

Film 2009 | Drammatico 100 min.

Titolo originaleChaleh
Anno2009
GenereDrammatico
ProduzioneIran
Durata100 minuti
Regia diAli Karim
AttoriMostafa Tari, Sina Razani, Siyamak Ehsaei .
TagDa vedere 2009
MYmonetro 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Ali Karim. Un film Da vedere 2009 con Mostafa Tari, Sina Razani, Siyamak Ehsaei. Titolo originale: Chaleh. Genere Drammatico - Iran, 2009, durata 100 minuti. - MYmonetro 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento venerdì 24 luglio 2009

Un anziano meccanico sperimenterà sulla propria pelle il suo stesso cinismo della povertà.

Consigliato sì!
3,25/5
MYMOVIES 3,50
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO SÌ
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Trailer
Il racconto di un vecchio imbroglione disorientato come metafora della tensione tra vecchio e nuovo dell'Iran.
Recensione di Nicoletta Dose
lunedì 14 settembre 2009
Recensione di Nicoletta Dose
lunedì 14 settembre 2009

Su una strada isolata e sperduta dell'Iran si susseguono numerosi incidenti automobilistici. La causa è una buca profonda sull'asfalto che rompe l'asse del motore delle macchine e dà il sostentamento all'unico vecchio meccanico della zona, appena fuggito dal paese d'origine, devastato dalla furia del terremoto. Quando un politico importante rimane vittima del malaugurato fosso, sopraggiungono gli addetti alla riparazione che ricoprono il buco e tolgono all'anziano signore la possibilità di sopravvivere. L'artefice degli incidenti si vede costretto a cambiare vita drasticamente ma l'accettazione del 'nuovo' non sarò facile.
L'esordio del giovane Ali Karim si inserisce nel filone del cinema iraniano di Abbas Kiarostami. Lo stile essenziale e rarefatto che accompagna l'impossibile maturazione sociale del protagonista ricorda il cinema 'povero', fatto con pochi mezzi, dei maestri della generazione precedente. Come i predecessori, affina una strategia intellettuale per evitare la mano censoria del governo iraniano. Ma non si ferma qui. Osa molto di più, sceglie una forma visiva asciutta e lineare, capace di affrontare realisticamente il problema fondamentale dell'Iran, diviso tra la pressione del passato e le piccole aperture al nuovo. La riflessione sull'andamento circolare di una società che non riesce ad andare avanti, viene così filtrata dal racconto di un uomo anziano che si arrangia a sopravvivere, rimanendo totalmente estraneo alla politica e alle evoluzioni sociali, difendendo strenuamente la sua solitaria esistenza. Uno stato di drammatico isolamento che sfiora la pazzia: la scena in cui si confida con un omino di latta arrugginito è un momento di grande impatto emotivo che si lega all'avventura di naufrago selvaggio di Robinson Crusoe, alienato su un'isola deserta a chiacchierare con un pappagallo. Ciò che resta all'uomo iraniano è l'appello a chi non può capire, in un mondo percepito come straniero, dov'è scomparsa la dialettica tra governanti e governati. I politici non parlano al popolo, i cittadini hanno perso fiducia nel miglioramento sociale. Le donne poi, sono 'politicamente' inesistenti.
La possibilità di migliorare la propria condizione umana viene schiacciata dall'angoscia tagliente dello spaesamento, che la sceneggiatura suggerisce più che dichiarare esplicitamente. In questo senso, il lavoro di Karim, seppur agli esordi, dimostra di conoscere bene i meccanismi narrativi e, anche se ancora lontano dalla poesia dei maestri, riesce a tratteggiare una metafora efficace a rappresentare la "terra desolata" dell'Iran odierno. L'amoralità del protagonista, da poco vedovo ma già nuovamente marito di una donna molto più giovane, truffaldino miserabile senza scrupoli, è la tragica condizione di coloro che vivono abbandonati a se stessi, senza sostegno politico, senza riferimenti di libertà a cui appellarsi. Ed è così che l'inganno diventa l'unica preoccupante soluzione.

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