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Il curioso caso di Benjamin Button è uno di quei film fatti per indurre riflessioni e commuovere, arrivando (attraverso lo stimolo di corde semplici ma vitali)al cuore dello spettatore.
Il problema è che questo obbiettivo viene mancato clamorosamente, ed il film, con le sensazioni che porta, rimane in superficie.
Non può non venire in mente in più di un'occasione il buon vecchio Forrest Gump, anche lui condannato come Benjamin alla diversità, anche lui buono d'animo e naturalmente ed immancabilmente vincente, anche lui innamorato a vita della sua musa. Ma i livelli di liricità raggiunti da Zemeckis qui non vengono nemmeno sfiorati.
Troppi i luoghi comuni: il racconto in flashback sul letto di morte, i casi della vita che portano separazioni e riunioni con la donna amata, l'andar per mare, l'incidente stradale che ti cambia vita e carattere, il fascino della ballerina, etc...
Attori in grande spolvero (ancor più brava la Blantchett che rende la sua ballerina mai veramente simpatica) non riescono a tener vivo l'interesse dello spettatore, nonostante l'idea di base sia accattivante.
Ci si aspettava di più da Fincher, in altre occasioni più graffiante ed anticonformista.
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