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Il curioso caso di Benjamin Button: riavvolgendo una vita e svolgendo un amore

Candidato a tredici premi Oscar, arriva in sala Il curioso caso di Benjamin Button, girato e riavvolto da David Fincher.
di Marzia Gandolfi

Il tempo di morire
Cate Blanchett (Catherine Elise Blanchett) (55 anni) 14 maggio 1969, Melbourne (Australia) - Toro. Interpreta Daisy nel film di David Fincher Il curioso caso di Benjamin Button.

giovedì 12 febbraio 2009 - Approfondimenti

Il tempo di morire
A New Orleans, in Louisiana, la gente è scesa in strada per festeggiare la fine della prima guerra mondiale e per accogliere un bambino appassito che ringiovanisce mentre gli altri invecchiano. Rifiutato e abbandonato dal padre, Benjamin cresce amato e sereno in una casa geriatrica, circondato dai tanti anni e dalla tanta esperienza dei suoi ospiti. Sotto un tavolo illuminato da una candela si innamorerà per sempre di Daisy e riavvolgendo la sua vita, svolgerà il loro amore. David Fincher dimette i suoi protagonisti, figli di una civiltà metropolitana selvaggia e frenetica e immolatisi sull'altare della produttività (The Game), del successo (Fight Club) e della competizione (Seven), per adottare il curioso caso di una creatura che vive una vita al contrario, l'essere giovane dentro mentre si è vecchi fuori e viceversa.
Trasposto dal racconto breve e omonimo di Francis Scott Fitzgerald, il grande favorito alla corsa degli Oscar è soprattutto un film sul tempo, che consuma i corpi e corre all'indietro come l'orologio della stazione di New Orleans. Sotto gli occhi dello spettatore il Benjamin Button di Brad Pitt vecchio e
decrepito si raccoglie e si ricostruisce fino a recuperare, nel tempo di due ore, giovinezza e freschezza, fino a ritornare all'inizio della vita. Verso di lui avanza la splendida Daisy di Cate Blanchett, condannata a invecchiare ma destinata ad incontrare nello splendore della sua giovinezza la giovinezza piena di Benjamin. Come il "tempo", Fincher lavora sul corpo, quello del cinema e quello dell'attore, non è un caso allora che la condizione eccezionale di Button trovi corrispondenza nella disciplina incarnata da Daisy: la danza. In particolare la danza profetizzata e avviata da Isadora Duncan nei primissimi anni del secolo, quella che balzava il corpo femminile in primo piano dopo secoli di umiliazioni e repressioni. Un corpo liberato, denudato ed esercitato per esibirsi e per durare una stagione brevissima. Quello che rende interessante la curiosa parabola di Benjamin Button sono le implicazioni filosofiche-esistenziali che la corroborano. Ma se Il curioso caso di Benjamin Button è concettualmente dotato, è pur vero che rimane registicamente "inerte", in-efficace e in-capace di assumere una forma già presente in potenza. Questa storia di vita alla rovescia sembra collegarsi all'algido meccanismo di The game, piuttosto che ai più sporchi Seven e Fight Club, arrivando col fiato grosso sul bordo dell'ultima inquadratura e sull'orlo del precipizio dopo una rincorsa di due ore. Muto a vacillare sul vuoto prima che sopraggiunga l'uragano e la bella signora, prima che il tempo ricominci a scorrere o si rimetta in moto a rovescio. Disgraziatamente, quando ricomincia è sempre per finire. E la pellicola scorre, e la vita trascorre.
Una storia d'amore
David Fincher: Non sono d'accordo con chi definisce il mio film una favola. Intanto Il curioso caso di Benjamin Button è una storia d'amore, una struggente storia d'amore che non ha nulla di favolistico. La definirei piuttosto "astratta" e filosofica. Ho cercato di essere il più realistico possibile nella ricostruzione delle epoche storiche e nel racconto dei sentimenti. Ho lavorato molto scrupolosamente sulle scenografie e sulla fotografia. Per ogni epoca attraversata ho impiegato l'illuminazione adeguata: lampade a gas per gli anni Venti, ottenendo un particolare effetto pellicola, e luci al neon per "raffreddare" e restituire la luce della contemporaneità. Tendenzialmente non amo le definizioni, le lascio agli altri. Se qualcuno ritiene che il regista di Zodiac o Fight Club non possa girare una storia d'amore è un problema suo. Il cinema è un'esperienza soggettiva, lo è nel consumo, nelle reazioni e naturalmente nelle aspettative.
La curiosa scelta di Brad Pitt
David Fincher: Ho scelto Brad Pitt per la sua bellezza, mi serviva e l'ho messa al servizio del mio film. Brad è un attore di grande talento, intelligenza e sensibilità, un attore che sceglie i film basandosi sui copioni e non sui cachet. Nonostante la sua indubbia prestanza fisica, Brad non è affatto preoccupato di salvaguardare la sua immagine glamour, si è a questo proposito messo a completa disposizione del film, si è fatto "usare". Abbiamo girato tutte le scene in cui Brad è vecchio in blue screen, successivamente le abbiamo inserite nel computer dove poi sono state "aggiustate" (lo abbiamo abbassato e invecchiato) e integrate. Confesso che è stato divertente manipolare a piacimento la sua testa, il suo volto, le sue espressioni. A me piace lavorare sui corpi e penso di non essere mai arrivato prima a questi livelli. Non è solo una questione di effetti speciali, di desiderare che Brad interpretasse tutte le età di Benjamin, si tratta anche di una straordinaria riflessione sul nostro rapporto col corpo, col suo decadimento, col suo essere altro rispetto a quello che siamo dentro. Brad ha letto lo script e ha accettato subito la parte, senza preoccuparsi di sacrificare la sua bellezza e mettendo da parte ogni vanità.
Rivoluzione digitale
David Fincher: Ci sono storie che implorano di essere girate in pellicola e altre che implorano di essere girate in digitale, credo che si debba sempre cercare il modo ideale, tecnicamente ed esteticamente, per raccontare una storia. Non mi risulta insomma che i registi siano passati in massa o radicalmente al digitale. Per quanto mi riguarda e contro le apparenze considero Il curioso caso di Benjamin Button "old fashion". Oggi puoi fare tutto con il digitale, ma non tutto. Per me la storia e i personaggi sono più importanti degli effetti speciali, restano loro il cuore del mio cinema. Quando leggo una sceneggiatura io vedo subito il mio film, senza preoccuparmi o farmi influenzare da questioni tecniche o finanziarie. Altrimenti non sarebbe più il mio film.

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