Benjamin Button nasce vecchio e muore neonato. E allora? Dopo essermi sorbito quasi tre ore della sua "stra-ordinaria" vita è questa l'unica domanda che mi sia balenata alla mente. Perchè il caso è sì curioso, ma fatto sta che a nessuno sembra importare granchè. Nemmeno allo stesso Benjamin. Per tutto il film questo miracolo della natura passa inosservato tra le persone che lo vedono crescere e ringiovanire, come fosse un fatto del tutto naturale. Peraltro l'incredibile corsa "à rebours" del protagonista sembra non influire granchè nell'intreccio e aleggia come una sorta di "irrisolto", di pretesto nell'economia generale dell'opera. Risolto quindi, alla buona, questo pretenzioso stratagemma, resta il problema di come riempire queste fatidiche tre ore? Beh, con il resoconto ostinato e minuzioso della vita di questo strano individuo, priva di qualsiasi mordente o evento realmente degno di nota. Nel lento incedere del tempo l'unico evento che mi ha ridestato dalla sonnolenta visione è stata la "gravissima" frattura scomposta della seducente ballerina. Che sfortuna, davvero...Il resto è un album dei ricordi di Brad Pitt, solo che a ritroso, scandito dai risolini e dai guaiti delle vezzose sedicenni felicemente assise tutto intorno. Guaiti che diventano ovazione quando finalmente viene fuori il Brad che si aspettavano. Occhialoni e motocicletta, taglio di capelli super-cool, occhi azzurri come il mare. Welcome to Hollywood, cari amici...Attore belloccio, effetti speciali sorprendenti, qualche frase trita e ritrita sulla vita e le sue infinite possibilità, la solita abusata storia d'amore che inizia alla tenera età di 6 o 7 anni et voilà, il blockbuster è confezionato. Commozione a palate per tutti, pubblico che lascia la sala un po'triste, ma felice per aver finalmente capito che la vita e bella e l'amore vince su tutto. Ci voleva proprio Benjamin Button. Siamo di fronte all'ennesimo esempio di come prendere un'idea originale, forse mai proprosta al cinema, distruggerla, triturarla e infilarla a forza nell'ennesimo Titanic (dal quale peraltro ha mutuato l'ormai classica vecchia sul letto di morte) privandola di ogni spunto reale, succhiandone via ogni possibile riflessione filosofica. Il paragone con Forrest Gump è improponibile, poichè trattasi quest'ultimo di capolavoro, laddove il triste Button non fa che annoiare nei suoi goffi corsi e ricorsi dove l'unica cosa che cambia o evolve è il monocorde faccione di Brad Pitt. Premi oscar portati a casa: miglior trucco, migliore scenografia, migliori effetti speciali. Nulla da ridire. Tutto sommato se la smettessero di sponsorizzare i film vantando le nomination (13!) piuttosto che i riconoscimenti realmente ottenuti sarebbe già un inizio. Ma questo è il cinema di oggi, la musica di oggi, la letteratura di oggi. Siamo al supermercato dell'arte e i registi non sono altro che cassiere che tentano di appiopparti l'ennesimo 3x2. Addio piccolo Benjamin, mi dispiace ma non mi commuovi, mi tengo il mio vecchio fustino...
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