Eccessiva ormai l'insitenza dei critici nel voler paragonare il "Curioso caso di Benjamin Button" a "Forrest Gump": non è un film che ha la pretesa di dare al personaggio un ruolo significativo nella società del suo tempo;è semplicemente la storia di un uomo, che proprio attraverso il suo caso fuori dal comune diventa egli stesso lo specchio della vicenda di qualunque essere umano:"Noi diversi siamo destinati a restare soli" dice al protagonista il suo Pigmalione,"in realtà anche gli altri lo sono, ma hanno troppa paura per ammetterlo",questa la chiave del film: la solitudine che accomuna tutti gli individui, indipendentemente se il loro iter sia quello 'normale' dalla giovinezza alla vecchiaia o il contrario,non importa. Da qui la necessità di cogliere gli attimi che la vita ci offre,e soprattutto di assaporare pienamente l'amore, anch'esso destinato a finire e non solo per Benjamin che può viverne solo una breve stagione a causa del status particolare, ma per tutti. "mi amerai anche quando avrò le rughe?" gli chiede Daisy a metà strada delle loro vite, quando finalmente ad incontrarsi sono anche i loro corpi, oltre che le loro anime legatesi fin dal primo sguardo tra una bambina ed un vecchio,"e tu mi amerai anche quando avrò l'acne?" le chiede lui;si, in fondo lei lo amerà fino alla fine, anche quando con la pelle avvizzita lo terrà tra le braccia ormai neonato,ma in un modo diverso,da madre, da nonna.Un amore assolutamente realistico dunque. E tutti i personaggi che in questa storia corale regalano a Benjamin una parte di se stessi,arricchendo la sua esperienza di vita soprattutto interiore, sembrano evocare questo: bisogna vivere, cogliere le opportunità che l'esistenza offre, come fa un colibrì che non cessa mai di fermare il suo volo e di sbattere le ali, poichè tutto passa e cambia, le stagioni,il tempo, i sentimenti.Ma a differenza delle le persone 'normali'in una creatura surreale per cui le lancette di un orologio girano all'indietro anzichè avanti,tale consapevolezza si fa spazio prepotentemente nel suo animo fin da subito. E questa precoce coscienza di sè Benjamin ce la racconta insieme alla sua storia. Null'altro che questo.
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ricky83
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mercoledì 25 febbraio 2009
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una personale considerazione
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le somiglianze sono queste: 1 sia forest ke benjamin sono due persone fuori dal comune,2 tutti e due hanno lavorato su una barca,3il tenente Dan assomiglia molto al capitano della barca di benjamin,4 tutti e due hanno amato fin dall'infanzia la stessa donna,5 la frase della vita è come una scatola di cioccolatini assomiglia molto a quella della madre adottiva di benjamin
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ermenegildo
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mercoledì 25 febbraio 2009
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i critici...
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...non capiscono nulla, si fermano alla superficie perché ciò che c'è sotto non lo capiscono. Così come gli spettatori superficiali. Per chi non lo sapesse esistono 33 trame possibili ciò che fa la differenza è il mofo di raccontare. Questo è un racconto di fromazio, così come lo è anche Forrest Gump, ma questo è ciò che hanno in comune. Il resto è superficialità, quello che gli sceneggiatori chiamano plot.
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max
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mercoledì 25 febbraio 2009
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concordo
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Il racconto di Fitzgerald viene PRIMA di Forrest Gump..dunque a copiare è stato Zemeckis..
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angie81
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mercoledì 25 febbraio 2009
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posso solo rispondere che
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anche Ulisse e il suo viaggio -inteso spesso come metafora della vita, e non solo-è stato oggetto di una rielaborazione infinita,partendo da Dante e arrivando a Joyce, e oltre.Può esistere quindi un tòpos, un archetipo, ma ogni storia è a sè.
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antonio
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giovedì 26 febbraio 2009
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e tutti e 2 hanno due gambe...
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perda il cervello per cose più utili, ricky83.
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rita
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martedì 10 marzo 2009
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una buona spiegazione..
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..anche se il film non mi è piaciuto. Complimenti cmq.
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