Il curioso caso di Benjamin Button |
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Un film di David Fincher.
Con Brad Pitt, Cate Blanchett, Tilda Swinton, Julia Ormond, Jason Flemyng.
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Titolo originale The Curious Case of Benjamin Button.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 159 min.
- USA 2008.
- Warner Bros Italia
uscita venerdì 13 febbraio 2009.
MYMONETRO
Il curioso caso di Benjamin Button ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Il curioso caso di un film
di RickFeedback: 0 |
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lunedì 2 marzo 2009 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
L’ultimo giorno della Prima Guerra Mondiale nasce Benjamin, un neonato con gli acciacchi di un novantenne, abbandonato da tutti e accolto solo da un’amorevole donna di colore che gli farà da mamma andando oltre la sua diversità (“anche lui è una creatura di Dio” dice). Crescendo in una casa di riposo Benjamin non viene mai scoperto e la sua diversità mai notata. Vive al contrario, più passano gli anni e più ringiovanisce, conosce una sua coetanea bambina quando anche lui è bambino ma col corpo di un settantenne, i due si piacciono, si comprendono, lei vede subito che Benjamin è speciale; si lasceranno e rincontreranno prima di poter vivere il loro amore. Il lavoro di invecchiamento fatto su Brad Pitt è veramente notevole e senza dubbio molto credibile, da lodare è l’accuratezza dedicata all’estetica delle varie fasi della sua vita, dall’estrema vecchiaia all’adolescenza in età avanzata. Benché anche Cate Blanchett attraversi le varie età della vita il suo personaggio è stato visibilmente sacrificato e messo in ombra da quello di Pitt. La curiosità nel caso di Banjamin Button sarebbe capire quale è l’obbiettivo del film; un prologo che sembra suggerire una relazione fra un orologio (fatto da un orologiaio cieco, per giunta) che va al contrario e la vita stessa di Benjamin, anch’essa invertita, viene lasciato lì e non approfondito; sembra quindi che al film non interessi capire le cause della sua vita a rovescio per concentrarsi su altri aspetti. Peccato che non lo faccia. Troppe sono le citazioni (e le scopiazzature) ad altri film, dalle frasi che la madre adottiva rivolge a Benjamin (“Non sai mai cosa la vita ha in serbo per te”) agli altri sfacciati rimandi a Forrest Gump, paragone inaffrontabile per questo film. Come Forrest, anche Benjamin vaga spaesato in un mondo frenetico e in cambiamento, attraversa la storia del ‘900, migliora involontariamente la vita delle persone che incontra (la donna che attraversa a nuoto al manica) e dopo mille peripezie ritrova il suo grande amore. Anche l’incidente di Cate, frutto di mille coincidenze, è un chiaro rimando ad altre opere, così come l’intera narrazione del film in flashback con lei sul letto di morte e la figlia che legge i diari del padre, mentre Katrina incombe (altro fattore citato chiaramente ma per nulla sfruttato). Insomma chi è Benjamin Button? Cosa vuole dirci? È un Forrest Gump figo e intelligente, privo del fascino e della genialità del personaggio reso indimenticabile da Tom Hanks, è un tizio che vive al contrario che vaga per il mondo, senza chiedersi il perché della sua condizione e senza che nessuno glielo chieda, è un puro esercizio fine a se stesso in cui si vede cosa farebbe un giovane nel corpo di un vecchio e un vecchio nel corpo di un giovane. Uscendo dalla sala è immancabile un senso di incompiutezza, tipico di quando si vede qualcosa che si barcamena per quasi 3 ore senza trovare un proprio sentiero, restando in bilico fra troppi generi e altrettante (sfacciate) citazioni a opere francamente superiori. Tipico esempio di film introspettivo “all’americana”, portato in pompa magna agli Academy con ben 13 nomination, il curioso caso di Benjamin Button è quel classico film che viene presentato con forte risonanza dalla grancassa mediatica e che (prevedibilmente) delude le eccessive aspettative createsi attorno a un film che è passato ma che probabilmente non lascerà alcun segno dietro di sé.
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