Il film che nel 2005 pose il primo tassello per una nuova ondata cinematografica rumena. Online con il Festival Arkadiko.
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di Simone Granata
Il signor Dante Remus Lazarescu ha 63 anni, portati male, e una salute precaria. Un sabato sera, in preda a un malore, chiama il pronto soccorso e nell’attesa chiede aiuto ai vicini di casa. Quando finalmente arriva l’ambulanza, inizia per Lazarescu una via crucis durante la quale un’infermiera lo trasporta da un ospedale all’altro per tutta la notte.
Con realismo crudo e punte di umorismo nero, viene ritratta la fine del protagonista, soffocato dalla solitudine e dall’indifferenza del sistema sanitario. Il realismo stilistico — lunghe sequenze in tempo reale, macchina da presa fissa o a mano con movimenti ridotti all’osso — e tematico, la critica sociale, e un certo gusto per il grottesco che caratterizzano il cinema rumeno contemporaneo, già si riscontrano nel film di Puiu, in questa odissea ospedaliera notturna.
La morte di Lazarescu, evocata sin dal titolo, aleggia su tutto il film ma non viene infine mostrata, nemmeno nell’ultimo fotogramma, non c’è bisogno. Dopo tutto ciò che abbiamo visto, d’altronde, non potrebbe esserci nulla di peggio.