Un uomo da marciapiede |
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Un film di John Schlesinger.
Con Jon Voight, Brenda Vaccaro, Dustin Hoffman, Sylvia Miles, Bob Balaban.
continua»
Titolo originale Midnight Cowboy.
Drammatico,
durata 113 min.
- USA 1969.
MYMONETRO
Un uomo da marciapiede
valutazione media:
4,05
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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L'altra faccia del sogno americanodi Gianni LuciniFeedback: 29144 | altri commenti e recensioni di Gianni Lucini |
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mercoledì 16 novembre 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Primo film girato negli Stati Uniti dal britannico John Schlesinger “Un uomo da marciapiede” è ispirato all’omonimo romanzo di James Leo Herlihy, pubblicato nel 1965. Il regista riesce a fondere egregiamente l’introspezione psicologica dei personaggi con una realistica quanto impietosa descrizione della vita degli emarginati che, lontanissimi dalle luminose promesse del “sogno americano” sopravvivono d’espedienti nei bassifondi della metropoli. Vista dalla prospettiva dei due protagonisti New York appare cupa e ostile e alimenta la violenza dei rapporti umani che attraversa impalpabile l’intera storia anche se per scelta registica appare più accennata che ostentata. Su questo scenario desolante viene messo in scena il rapporto tra due soggetti che, almeno in partenza appaiono decisamente diversi tra loro. Il texano Joe è il tipico ragazzone della provincia statunitense ingenuo ma allo stesso tempo convinto delle sue qualità e, soprattutto, delle opportunità offerte dal sistema a tutti coloro i quali hanno la voglia e la determinazione necessari ad affermarsi. A fargli da contraltare c’è Rico, storpio, ammalato di tubercolosi e disincantato abitatore delle zone buie di quello stesso sistema. La storia è una spietata denuncia della società dei consumi, capace di alimentare sogni che per molti sono ben presto destinati a diventare incubi in un mondo che brucia le illusioni illude e disillude senza pietà. È un mondo spietato quello con cui si trovano a fare i conti Joe e Rico, dove per sopravvivere bisogna arrangiarsi. Nella metropoli brulicante di gente chi non ce la fa si ritrova solo. Il meccanismo che alimentava i film hollywoodiani degli anni Cinquanta e di gran parte degli anni Sessanta viene scardinato. La famiglia protettiva, il cuore caldo della società che garantisce a La famiglia protettiva, il cuore caldo della società che garantisce a tutti la possibilità di realizzare i propri sogni e le proprie aspirazioni non c’è più. Anche Joe, prototipo dell’ottimismo e della sicurezza di farcela, è stato allevato da una nonna troppo intenta a badare a se stessa per aiutarlo a crescere. Per questa ragione quando si affaccia alla vita scopre di essere solo e impreparato ad affrontare il mondo dove trionfano cinismo, violenza ed emarginazione. Il film, che ottiene uno straordinario successo di pubblico in tutto il mondo, viene osannato dalla critica statunitense ma accolto con minor entusiasmo da una parte di quella europea che punta il dito contro «gli eccessivi patetismi e l’ovvietà del ricatto sentimentale imperniato sulle disgrazie dei due personaggi».
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