Un uomo da marciapiede |
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Un film di John Schlesinger.
Con Jon Voight, Brenda Vaccaro, Dustin Hoffman, Sylvia Miles, Bob Balaban.
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Titolo originale Midnight Cowboy.
Drammatico,
durata 113 min.
- USA 1969.
MYMONETRO
Un uomo da marciapiede
valutazione media:
4,05
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Alla faccia del sogno americano!di FedsonFeedback: 7507 | altri commenti e recensioni di Fedson |
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domenica 30 giugno 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il regista britannico Schlesinger, qui immenso, proclama "Un uomo da marciapiede" come un film che vede l'impatto emotivo e psicologico delle vite di due "fuggiaschi dalla società nel quale sono immersi" di fronte all'immensa metropoli della New York degli anni '60, smascherata completamente nel modo più crudo e diretto possibile fino al totale smantellamento di tutte le illusioni e le finte gioie che questa propone. Non ci sono sogni in America. Essa non è più strumento di pura propaganda statunitense (almeno interiormente). Non è più conservatrice di un'ideologia corretta e pulita, ma bensì squallida e contro ogni regola. I due protagonisti, Joe (Voight), giovane texano che lascia il paese alla ricerca di fortuna, e Rico (Hoffman), un italiano storpio e malato ma abbastanza esperto da capire come funziona il sistema americano, si trovano alle strette nei confronti di un sistema avido ed ostile, dove per sopravvivere bisogna adattarsi allo stesso. I due, dopo un primo passo falso, si sosterranno a vicenda per cercare fortuna altrove. Le tematiche del film, descritte da una regia attentissima, riprendono chiaramente la mentalità "ribelle" che cominciava a farsi strada negli anni '60 in America, e tutte quante vengono rispecchiate dai volti e le psicologie dei due protagonisti. Sono personaggi soli, indifesi, abbandonati al proprio destino, ma entrambi con uno spirito positivo che gli dà speranza, gli dà sogni e forse fortuna. Gli sguardi di Joe e Rico (soprattutto quest'ultimo), sono sguardi di chi si è trovato di fronte a sogni infranti e di chi ha combattuto duramente anche solo per percepirli con altri occhi. Il punto chiave del film viene esposto dal regista senza doppi sensi o troppi giri di parole (immagini, in questo caso): non esiste il sogno americano. Proprio così. La famigerata leggenda del sogno americano (tanto amato quanto bramato dai suoi concittadini) viene completamente smontata tramite immagini, scene e situazioni che riprendono la realtà che c'è oltre la bandiera a stelle e strisce. Ed è una realtà inimmaginabile, violenta e perpetrata da un senso di giustizia che non è tale, nonché popolata da una società che si fa profitto delle debolezze del prossimo. Da evidenziare la grandissima prova degli attori sopra citati: Voight è abilissimo nel rappresentare un ragazzo sicuro di se e dei suoi sogni, ma insicuro di ciò che non conosce; e Hoffman regala una delle sue più belle performance tramite un personaggio dotato di una psicologia così "maledettamente reale" che è impossibile pensare che sia un personaggio di fantasia. Crudo, aspro, realistico e violentemente oltraggioso. Uno dei film più grandi ed importanti della New Hollywood. Ed è proprio il caso di dirlo: alla faccia del sogno americano!
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