Un uomo da marciapiede

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Un film di John Schlesinger. Con Jon Voight, Brenda Vaccaro, Dustin Hoffman, Sylvia Miles, Bob Balaban.
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Titolo originale Midnight Cowboy. Drammatico, durata 113 min. - USA 1969. MYMONETRO Un uomo da marciapiede * * * * - valutazione media: 4,05 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Un viaggio reale tra sogni e disillusioni... Valutazione 5 stelle su cinque

di chriss


Feedback: 41524 | altri commenti e recensioni di chriss
giovedì 19 agosto 2010

Midnight Cowboy, Un uomo da marciapiede di John Schlesinger, è un capolavoro del cinema americano di fine Anni Sessanta. Il contesto storico, in cui l' opera va a collocarsi, è di vitale importanza, sia per la comprensione della stessa, sia per i movimenti culturali che si svilupparono in quegli anni. Era l' America multifacce che s' apprestava ad entrare nei celebri Anni Settanta. Era, ovvero, l' America dei presidenti Lyndon Johnson e Richard Nixon o del compianto Martin Luther King ( I have a dream). Era l' America dei Doors, del viaggio sulla luna di Neil Armstrong (e compagni) e della cultura hippie che abbracciava la rivoluzione sessuale. Era l' America dell' Lsd, della cannabis e della musica psichedelica. Ma, soprattutto, era l' America di Woodstock, vicino New York, dove si tenne uno dei più imponenti concerti nella storia della musica. E' proprio a New York che si scioglie la vicenda in esame. Un uomo da marciapiede è un viaggio reale tra sogni, disillusioni ed allucinazioni (vedi la festa in cui vanno) di Joe Buck, un bel ragazzo texano, con capelli biondi, spalle larghe ed occhi azzurri, che si reca a New York in cerca di gloria. Lascia il suo lavoro di lavapiatti per buttarsi nella difficile vita di gigolò. Non sarà facile, visto che non conosce nessuno e non è minimamente organizzato. Va all' avventura, proprio come un pirata che, con la sua nave, solca i mari affrontando mille battaglie. Avrà diverse relazioni fuggitive: due con donne più grandi di lui ed un' altra con uno studente che, però, non ha i soldi. Questo film è anche la storia di un' amicizia, inizialmente non compresa, ma che poi diventerà più profonda fino all' epilogo finale. Joe Buck, in una bella e degradata New York , avrà il piacere di conoscere uno storpio che vive di espedienti: l' italiano Enrico Salvatore Rizzo, detto Sozzo o Rico o Ratso. I due, che diventeranno amici più intimi, fino a dormire sotto lo stesso tetto, sono completamente diversi tra loro: Joe Buck è alto e bello, mentre Enrico Rizzo è basso e malandato, anche nella salute. Ambedue hanno un sogno: il texano vuole fare "lo stallone" per donne sole, Sozzo vuol andare in Florida, a Miami. Per racimolare un pò di soldi (gli servono 57 dollari), Joe cercherà di appartarsi in albergo con un uomo più grande di lui, che alla fine ci ripensa. Il texano lo uccide o almeno così sembra, in quanto non si capisce benissimo: mentre gli infila la cornetta del telefono in bocca, la scena viene tagliata. Prende i soldi e scappa in autobus con il suo amico, che però sta morendo. Sarà proprio Joe Buck a chiudergli per sempre gli occhi tra lo stupore dei passeggeri... Il film, che vinse tre Oscar ed altri premi minori, è accompagnato da una colonna sonora bellissima che si fregierà di un Grammy. Molte cose mi hanno colpito di questo bellissimo film, musica a parte. Per esempio, tra le tante, si vedono gli occhi meravigliati di Joe Buck di fronte ad una New York maledetta, tra luci, cinema e spettacoli da una parte e tra prostitute, imbroglioni e fanatici religiosi dall' altra. Il  suo viaggio si conclude mestamente: non a caso, getterà via in un secchio i suoi vestiti da cow-boy. Un altro particolare interessante sono i ricorrenti sogni di Joe sulla nonna che lo accudiva da piccolo e su una presunta fidanzata del passato. Un tema onirico, felliniano, che si ripresenterà più volte durante tutto il corso del film. Anche Sozzo ne avrà qualcuno, ma in minor quantità. Insomma, è un film che a volte oscilla tra la realtà ed il sogno. Io l' ho trovato interessantissimo da un punto di vista sociale. Tocca anche i temi dell' emarginazione e della diversità sessuale. Bravo Jon Voight, ancor più bravo Dustin Hoffman in una parte più difficile. Cinque stelle quindi! Da vedere a tutti i costi. Palmieri Christian...

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