Piange... il telefono |
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Un film di Lucio De Caro.
Con Domenico Modugno, Francesca Guadagno, Marie-Yvonne Danaud, Claudio Lippi, Stelio Candelli.
continua»
Drammatico,
durata 95 min.
- Italia 1975.
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Merita rispetto anche se non è divenuto un cult
di Gianni LuciniFeedback: 29149 | altri commenti e recensioni di Gianni Lucini |
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domenica 22 febbraio 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il film nasce dall'idea di sfruttare la popolarità dell'omonima canzone di Modugno, che nel 1974 aveva ottenuto un successo per molti versi inaspettato anche alla luce del fatto che non fosse neppure un pezzo originale. Si trattava infatti della versione italiana de “Le télephone pleure”, un brano che il francese Claude François eseguiva in duo con la piccola Frédérique Barkoff. Come quella francese, anche la versione italiana, con il testo di Modugno, viene strutturata con la forma del dialogo tra il canto di Modugno e il parlato della giovanissima Francesca Guadagno, la cui voce era già nelle orecchie degli ascoltatori trattandosi della doppiatrice di Heidi. Contrariamente a quanto accade per i lungometraggi di quel periodo ispirati alle canzoni il film non è un musicarello, ma un melodramma sentimentale la cui narrazione pesa quasi interamente sulle spalle di un Modugno a suo agio in un ruolo drammatico. Sono facili da immaginare le difficoltà degli sceneggiatori a imbastire una storia partendo da una canzone. Per questa ragione la storia del pilota catturato dai guerriglieri africani, costretto a una prigionia di sette anni prima di tornare a conoscere la figlia nata dopo la sua scomparsa e perdipiù con una crisi cardiaca in corso sembra davvero eccessiva allo scafato pubblico di oggi. Non era così alla metà degli anni Settanta, quando i cosiddetti lacrima-movie vivevano un periodo di grande splendore. Queste considerazioni spiegano il successo della pellicola ai botteghini. Alla luce dei mutati gusti del pubblico è difficile ipotizzare oggi un suo recupero tra i film di culto, ma il lavoro di regia e l’interpretazione di Modugno meritano rispetto.
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