|
Ultimo aggiornamento giovedì 13 giugno 2019
La vita del serial killer Robledo Puch, soprannominato l'Angelo della morte, condannato all'ergastolo nel 1980. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Goya, In Italia al Box Office L'angelo del crimine ha incassato 33 mila euro .
L'angelo del crimine è disponibile a Noleggio e in Digital Download
su TROVA STREAMING
e in DVD
e Blu-Ray
su IBS.it e su LaFeltrinelli.it.
Compra subito
CONSIGLIATO SÌ
|
Buenos Aires, 1971. Giovane, spavaldo, coi riccioli biondi e la faccia d'angelo, Carlos entra nelle case della gente ricca e ruba tutto ciò che gli piace. L'incontro a scuola con Ramón, coetaneo dal quale è attratto, segna il suo ingresso in una banda di criminali, con la quale compie altri furti e soprattutto il suo primo omicidio, di fronte al quale rimane assolutamente impassibile. Fino alla morte dell'amato Ramón e oltre, Carlos proseguirà indisturbato le sue attività criminali, uccidendo ancora e talvolta facendo ritorno dai genitori come un figlio qualsiasi. Verrà arrestato dopo un colpo andato a male e l'assassinio di un complice.
El Angel racconta la storia vera di Carlos Robledo Puch, "el Ángel de la Muerte", il più famoso serial killer argentino, arrestato nel 1972 dopo aver ucciso almeno 11 persone. La follia di un ragazzo raccontata come la tragedia grottesca di una nazione.
Nel caso di Robledo Puch le ragioni del fascino che la figura del serial killer da sempre esercita sono di natura puramente estetica: Carlos era bello, biondo, pulito, nulla nel suo aspetto faceva sospettare l'indifferenza dell'omicida e dello stupratore.
È proprio questo contrasto fra l'anima e il corpo a generare il cortocircuito visivo su cui il film di Luis Ortega - largamente ispirato ma non fedelissimo alla storia di Puch - costruisce il suo racconto. Prodotto fra gli altri dai fratelli Almodóvar, El Ángel ha nei colori accesi, nel tono surreale e quasi grottesco, la paradossale leggerezza dei film del regista spagnolo, naturalmente in contrasto con la tragicità dei fatti raccontati.
La cura delle immagini e la spettacolarizzazione della vicenda (tra dialoghi ammiccanti, sguardi lascivi, aperture liriche...) sono il riverbero e il riflesso della strafottenza di Carlos, l'effetto del suo fascino di bugiardo, manipolatore e assassino, mentre l'uso di canzoni pop in colonna sonora, con le versioni argentine di 'Non ho l'età' e 'The House of the Rising Sun' (rifatta dal padre del regista, il cantante Palito Ortega), oltre a rimandare all'immancabile Scorsese e alla sua estetica impazzita, sottolineano più alla maniera del Tony Manero di Larraín l'immaturità, non solo di Carlos e dei suoi complici, ma di un intero popolo.
La vicenda di Putch ha dunque un evidente, per quanto camuffato, sottotesto politico, è la tragedia inconsapevole di un popolo che già nel '71, prima ancora della dittatura militare, sotto il presidente di fatto Alejandro Agustín Lanusse barattava la democrazia con l'esigenza di apparente controllo e ordine sociale. In questo senso, El Ángel è il film gemello di Il Clan di Trapero, ricostruzione della storia della famiglia Puccio - banda di sequestratori protetti anch'essi dall'aspetto di rispettabili cittadini - poi raccontate dallo stesso Ortega nella serie tv Historia de un clan. Entrambi rappresentano nel bene e nel male, fra esigenze commerciali e desiderio d'indagine, il tentativo di fare i conti col passato dell'Argentina, accantonando discorsi politici espliciti e scegliendo piuttosto la via del paradosso.
Il rischio è naturalmente la superficialità, l'attenzione alla forma che sfiora soltanto la complessità dei personaggi e del loro momento storico: dal legame fra l'omosessualità di Carlos e i suoi omicidi, alla distrazione della polizia occupata a cercare terroristi, fino alla ricerca di un barlume di umanità nella follia, come quando nel finale Carlos piange per la prima e unica volta...
Nonostante le oltre due ore di durata, nella sua biografia del più famoso omicida argentino di sempre (che è oggi è il prigioniero più longevo nelle carceri del paese), Ortega sceglie di non andare a fondo: affronta il rimosso di una nazione, ma resta alla pura e ingannevole apparenza, affascinato come tutti dalla bellezza di Carlos (perfettamente rifatto dall'esordiente Lorenzo Ferro) e convinto che basti la sua faccia da schiaffi a raccontare l'inizio della storia più nera della moderna Argentina.
L'ANGELO DEL CRIMINE disponibile in DVD o BluRay |
DVD |
BLU-RAY |
||
€9,99 | €12,99 | |||
€9,99 | - |
“L’angelo del crimine” ( 2019) è il sesto lungometraggio del regista argentino Luis Ortega. ‘I miei genitori non ‘potevano’ avere figli. Poi sono arrivato io. Un angelo dal cielo; la spia di Dio.’ Ecco come fuori onda e fuori schema si auto presenta Carlos(ito), un angelo dal viso con dentro sogni criminalità senza remore e confini.
Louis Ortega racconta estetizzando la storia di un acerbo quanto efferato criminale comune, attivo a Buenos Aires negli anni ’70, prima ladro e poi assassino. Punto di vista intimistico nello stile del Ted Bundy di Joe Berlinger. Non convince, non coinvolge. L’operazione si ferma alla fotografia patinata. L’inquadratura resta televisiva.
Impossibile da vedere, fa saltare i nervi per la recitazione mediocre, irritante, non c'è un momento durante il film che scateni la voglia di vedere il finale, musiche brutte, interrotta la visione prima della fine del film, da dimenticare.
Eravamo solo in 5 persone in sala, il film e lineare, piatto ma ben narrato, fa pensare, storie di miserie mentali, alcune sociali, lascia perplesso il modo glaciale di agire, 17 omicidi gratuiti ed e ancora in vita? Quando guardo il telegiornale mi chiedo se la notizia che stanno dando per quanto possa essere assurda sia vera, purtroppo la notizia e vera.
Ispirato alla vera storia di Carlos Robledo Puch che, tra il 1971 e il 1972, uccise undici persone in altrettante rapine, L'angelo del crimine» mette in scena la parabola delinquenziale di un ragazzo nel contesto storico argentino che precede, di poco, la dittatura militare (già risuonano gli accenni ai metodi torturatori della polizia con l'elettricità).
Non c'è responsabilità nella testa bionda di Carlos (Lorenzo Ferro). Il giovanottello chiama questo vuoto libertà già all'inizio di L'angelo del crimine (El Ángel, Argentina e Spagna, 2018, 118'). È penetrato in una grande casa e rubacchia qualcosa, con indifferenza. Quello che gli interessa è affermare se stesso violando il mondo degli altri. La sua voce fuori campo ci informa che essere liberi significa [...] Vai alla recensione »
Carlos Rubledo Puch nascondeva la sua ferocia sotto riccioli d'oro e una faccia d'angelo. Giovanissimo criminale nella Buenos Aires del 1971, era denominato non casualmente "elàngel de la muerte", capace di compiere furti e omicidi con la stessa disinvoltura di una passeggiata in città, tornando poi a casa dai genitori come nulla fosse accaduto. A lui è dedicato il crime/teen movie di Luis Ortega, [...] Vai alla recensione »
Ai più, probabilmente, il nome di Carlos Robledo Puch, soprannominato l'Angelo della Morte, dice poco o nulla. Eppure, stiamo parlando del più famoso serial killer argentino, uno che «vanta» un curriculum criminale di tutto rispetto composto da 11 omicidi accertati, un tentato omicidio, 17 rapine, uno stupro, un tentato stupro, due sottrazioni di minorenni e due furti.
Robledo Puch era un ragazzo di buona famiglia, riccioli d'oro e faccia d'angelo, che dal '71 al '72, a Buenos Aires, commise numerose rapine e 11 delitti ed è ancor oggi detenuto. Ispirandosi liberamente alla sua storia, Ortega racconta la vocazione e le prime esperienze di un giovane senza morale, la cui molla scatenante sono anche l'incontro e l'attrazione erotica per un compagno di scuola.
Carlitos (l'ottimo ventenne Lorenzo Ferro) è un adolescente efebo che si installa nella famiglia di Ramon, per il quale prova una forte attrazione. Gli piace rubare e quando comincia l'uso delle armi non si sa facilmente trattenere. Una commedia drammatica, truce e sarcastica, tra seduzione e situazioni comiche: i corpi si sfiorano, il sottotesto omoerotico è sempre lampante e la famiglia si disintegra [...] Vai alla recensione »
Ha dei bei lunghi riccioli biondi. Due grandi labbra carnose rosse come le fragole e la pelle color latte. Sembrerebbe un putto se avesse le ali. E in effetti dietro quel volto da bambino c'è un angelo, del male però. Proprio come il titolo del film dell'argentino Luis Ortega, presentato nella sezione Un certain regard del Festival di Cannes 2018, che vede protagonista questo diciassettenne di nome [...] Vai alla recensione »
Il fascino del male trasuda da ogni languido gesto del bellissimo Carlitos. Il modo in cui si sposta i riccioli biondi dal volto angelico o il portamento lascivo sempre pronto a scatenarsi in un ballo lascivo sono la confezione che trattiene una follia terribile. Dietro l'aspetto da putto rinascimentale, da bellezza preraffaellita, infatti, si nasconde una propensione ostinata all'osceno, una creatura [...] Vai alla recensione »
Bello(ccio), biondo e dice sempre sì. A un crimine, meglio se efferato. Il giovane Carlos Robledo Puch, soprannominato "El ángel de la muerte", il più spietato serial killer argentino, nei primi anni 70 a Buenos Aires prova l'ebrezza di una (finta) libertà: quella dell'età, ma anche di una società dove la dittatura è dietro l'angolo, polizia e forze dell'ordine sono già sinistre nella loro bonomia [...] Vai alla recensione »
Il 4 febbraio 1972, dopo l'ennesimo, rocambolesco tentativo di fuga, l'"Angelo nero" Carlos Robledo Puch si arrende alle autorità. Al momento del suo arresto, a soli 20 anni, ha già compiuto undici omicidi, diciassette rapine e svariati crimini sessuali, diventando uno dei criminali e serial killer più famosi nella storia dell'Argentina. Storia che il giovane regista Luis Ortega decide di raccontare, [...] Vai alla recensione »
Mia ha quasi 16 anni ed è in piena pubertà. Sospinta da inedite pulsioni, in classe ha fatto comunella con altre ragazze che, come lei, vanno in cerca di trasgressione. A differenza delle sue amiche Mia però si sta trasformando non solo in una donna, ma in una sirena... Ci sono molti modi di mettere in scena l'adolescenza e va dato atto alla regista svizzera Lisa Brühlmann (al suo esordio nel lungometragg [...] Vai alla recensione »