Titolo originale | The Sea of Trees |
Anno | 2015 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | USA |
Durata | 110 minuti |
Regia di | Gus Van Sant |
Attori | Matthew McConaughey, Naomi Watts, Jordan Gavaris, Ken Watanabe, Katie Aselton James Saito, Ami Haruna, Owen Burke, Susan Garibotto, Jeffrey Corazzini, Joseph Oliveira, Simba Dibinga, Anna Friedman, J.T. Turner, Richard Levine, Michael Steven Swanson, Jimi Stanton, Ryoko Seta, Sienna Tow, Naoko Marshall, Michiko Tomura, Yusuke Tozawa, Abe Lee Tsunenori, Joe Girard, Jazmin Domenech, Luke DeWolfe, Nada Despotovich, Christopher Tarjan, Charles Van Eman, Bruce Norris, Joseph Baken, Amanda Collins (II), Ikuma Ando, Juzo Yoshida, Tatsuki Motoyoshi, Kio Ikeda, Aya Kinoshita, Ai Yoshihara, Hyunri. |
Uscita | giovedì 28 aprile 2016 |
Distribuzione | Lucky Red |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,20 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 17 agosto 2016
Due uomini sperduti nella foresta ai piedi del monte Fuji cercano una via per uscire da una strada di non ritorno. In Italia al Box Office La foresta dei sogni ha incassato nelle prime 3 settimane di programmazione 573 mila euro e 340 mila euro nel primo weekend.
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CONSIGLIATO NÌ
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C'è una foresta ai piedi del monte Fuji dove le persone si 'perdono', lasciandosi dietro la vita e i suoi affanni. Qualche volta ci ripensano e ritornano sui loro passi seguendo il filo sottile che ancora li lega al mondo o seguendo come Hänsel e Gretel le briciole della loro esistenza. Arthur Brennan, professore di fisica e ricercatore scientifico, ha deciso di suicidarsi e di infilare il sentiero che conduce a Aokigahara. A un passo dal gesto definitivo, Arthur incrocia il destino di un altro uomo. Ferito e smarrito, Takumi Nakamura è stato dequalificato al lavoro e vuole pagare con la vita il disonore. Poi cambia idea. I polsi incisi ma la volontà ricucita, cerca la via per uscire dalla foresta. Lo accompagnerà Arthur, rimandando il suo dolore e trovando un nuovo domani.
Non è la prima volta che Gus Van Sant approccia la morte, la morte come evento contingente in Elephant, come incidente accidentale in Paranoid Park, come suicidio in Last Days, come evaporazione nel deserto di Gerry, come messa in scena in L'amore che resta.
La foresta dei sogni è ascrivibile a quest'ordine e prosegue il viaggio verso la fine. Lontano dal romanticismo poetico di L'amore che resta, che aveva ribadito magnificamente la relazione cinema e trapasso, La foresta dei sogni sembra parodiarne la grazia svolgendo una banale love story, la storia d'amore di una coppia minacciata da una sparizione imminente. Come i suoi protagonisti, Gus Van Sant perde l'orientamento e realizza un film difficile da collocare dentro una filmografia da sempre divisa tra industria hollywoodiana e indipendenza.
Perché La foresta dei sogni è sprovvisto della libertà creativa del suo cinema 'adolescenziale', dell'energia politica e sessuale di Milk, del cuore popolare e dell'equilibrio emotivo di Will Hunting, dove il rischio di deragliamento stucchevole era scongiurato con un effetto di 'messa a distanza'. In La foresta dei sogni la morte, o il desiderio della morte, non sono che il controcampo di un dramma matrimoniale, ricomposto con orchidee, fantasmi e segni dall'aldilà. Lontano dalla singolarità lirica e dallo splendore plastico del suo cinema, La foresta dei sogni 'suicida' l'autore e la sua irriducibile volontà di inventare la propria libertà contro le strade tracciate. Nel percorso verso il precipizio lo accompagna Matthew McConaughey, ingombrante ed eccedente al centro del film e dell'inquadratura. Le proprietà autoriali dell'attore, gonfiate dalla regia, esasperano un (melo)dramma impersonale che sacrifica sull'altare e nella foresta Ken Watanabe, spirito esotico e incarnazione della moglie perduta di Naomi Watts. Il magnifico e fatale labirinto di Aokigahara, che come il deserto di Gerry 'brucia' la vita, rimane un luogo pigro e inerte, uno sfondo passivo e disinnescato. Dentro la foresta e dentro il paesaggio desolato dell'anima del protagonista, piegato dai sensi di colpa, a mancare è il confronto dello spazio col corpo. A mancarci è la sensazione d'infinito di Gerry, il paesaggio era filmato come una superficie lunare da una steadicam virtuosa, che travolgeva lo spettatore e confondeva la sua percezione del tempo.
In Gerry come in Elephant Van Sant interrogava le dimensioni fondamentali che costituiscono la vita e il cinema, lo spazio e il tempo, in La foresta dei sogni diversamente non esistono gradi di libertà disponibili per il movimento e il film finisce per eludere la questione metafisica che si propone: che cosa prova l'uomo davanti alla propria fine? La foresta dei sogni non si interroga e non ci interroga, abbandonandoci ai bordi della foresta a ripensare il cinema di Gus Van Sant, città perduta e terra d'esilio.
LA FORESTA DEI SOGNI disponibile in DVD o BluRay |
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Sinceramente non riesco a capire per quale motivo il film sia stato criticato cosi aspramente da tutti questi bravi giornalisti cinematografici! Ho visto pellicole ben peggiori e "La foresta dei sogni" non si avvicina nemmeno lontanamente alle suddette. La storia si svolge in un posto mistico e misterioso sul quale finalmente qualcuno ha dedicato del tempo per farci un film.
Può essere odiato come amato. Film che annoia o prende e non ti molla più. Personalmente l'ho trovato diverso da tutti gli altri generi che vogliono a loro modo raccontare una storia d'amore in difficoltà e la relazione che c'è con la vita. Forse un po' onnipresente la figura di Matthew che oscura il grande Watanabe ma di sicuro non sfigura l'attore americano.
Se Gus Van Sant e il suo cinema sono di vostro gradimento, vi consiglio di andarlo a vedere. Vi ritroverete alcuni dei suoi temi e molti dei suoi stilemi e situazioni preferite (su tutte, l'errare senza meta dei due protagonisti e i dialoghi decisivi davanti al fuoco), seppur privi del vigore e dello spessore che assumono nei suoi film precedenti. In caso contrario, invece, "La foresta dei sogni" [...] Vai alla recensione »
Una riflessione sulla vita e i passaggi che attraversiamo: la foresta come purgatorio e specchio della nostra vita. Solitudine, incomprensione, meschinità; l'amore, il matrimonio e quella senzazione che succeda sempre tutto troppo tardi. Un film che cerca l'intensita anche a rischio di sfiorare il melodramma. Bella fotografia e bravi interpreti per un opera non semplice. Vai alla recensione »
ll regista Gus Vas Sant firma l' ultima sua opera, "La Foresta dei Sogni", presentando il percorso di rinascita, dopo la ricerca esasperata della morte, che un uomo percorre faticosamente dopo un grave ed improvviso lutto. Il protagonista (Matthew Mc Conaughey), a seguito della morte inaspettata della moglie (Naomi Watts), soffre profondamente, preso anche dai molteplici sensi [...] Vai alla recensione »
Assai difficile valutare un film come questo. Non crediamo che meriti i fischi che gli sono piovuti addosso quando è stato proiettato a Cannes, eppure è infarcito di banalità e luoghi comuni da regista alle prime armi (con ingenuità che non ti aspetteresti da Van Sant). Un'atmosfera intrigante riesce a crearla e il racconto, che alterna il vagabondare dell'aspirante suicida Arthur nella famosa foresta [...] Vai alla recensione »
Ottimo Film, sicuramente per la morale e che ti fa riflettere sullo stile di vita che viviamo. Il regista per me è stato geniale perchè ti mette davanti un film che scorre senza grandi colpi di scena ma che ti permetti di analizzare e analizzarti come una seduta dal psicoterapeuta. Inoltre lancia dei messaggi di Amore senza confini, amore che va oltre la morte, la moglie si presenta sotto [...] Vai alla recensione »
questo è un bel film,al di là delle critiche fuorvianti e di qualche imperfezione narrativa e stilistica,è un film che si gode sopratutto per la fotografia bellissima, girato ad alta definizione,con maestria,ottimi dialoghi e qualche riflessione su vita/morte il che non guasta mai,sempre ottimo mc conaughey, e direi anche la colonna sonora
Un professore di scienze sconvolto dalle ultime vicende familiari si reca in Giappone in una foresta in cui solitamente si ritirano coloro che vogliono suicidarsi. Allora cerchiamo di non buttare via il bambino con l'acqua sporca anche se il giudizio rimane piuttosto negativo. La trama in se sarebbe anche accattivante e resa ancor più migliore dalla presenza del solito ottimo McCounaghly [...] Vai alla recensione »
Plot molto banale non adatto ad una pellicola che si propone come introspettiva e complessa. Gli attori sono bravi ma non basta. Prodotto insufficiente, sconsigliato.
Film che va oltre al materiale. Può essere amato come odiato ma l'effetto a chi ha la capacità di andare oltre la ragione è sicuramente positivo. Matthew forse addirittura onnipresente che oscura il grande Watanabe ma per il resto un buon film diverso dagli altri che colgono legare una storia d'amore, la crisi di essa e l'essenza del vivere per amore.
Ma noioso, il viaggio nella foresta non mi ha preso.
La foresta sotto il monte Fuji in Giappone che accoglie suicidi concede ad Arthur aspirante tale di salvarsi la vita non senza lottare trovando risposte e pace...Un racconto fantastico che però pianta bene i piedi per terra risultando credibile, la solitudine di una foresta come metafora di un mondo interiore in cui ritrovarsi si trasforma in un'avventura tortuosa e misteriosa che si svela [...] Vai alla recensione »
Film banale a partire dal titolo.
e un film che non piacerà alla critica ma penso che dal pubblico sarà apprezzato in quanto tratta due argomenti importanti come la morte e l'amore in modo semplice ma allo stesso tempo porta a riflettere su cose che in un rapporto di coppia possono sembrare superficiali , ma davanti alla morte si trasformano in qualcosa di fondamentale.
Se si cerca ad ogni costo il film impegnato, si arriva ad accettare magari film del genere. Pretenzioso, noioso, pesante, assurdo, quasi grottesco..... Sono troppo duro? Siamo ai livelli di "Il mio nome è Joe Black" di qualche anno fa, no... forse di peggio non esiste. Mi ero fidato dell'attore, che avevo visto in "Dallas Buyer Club", invece delusione.
Non il miglior film del regista, pecca un po' nella sceneggiatura,ma fotografia attori ed il tema trattato ti fanno lentamente attrarre alla pellicola, sicuramente da vedere
E' un film che mi ha affascinato fin dal trailer. Il suicidio è un argomento scottante, la foresta giapponese ha effettivamente una attrattiva notevole, confermata dai tristi numeri. La fotografia è decisamente bella, con riprese digitali di prima qualità. Il protagonista si esprime bene, così come il giapponese "compagno di ventura".
Un ottimo film di spessore per certi versi (dialoghi, riflessioni, inquadrature) e meno "concreto" per altri (la metafora nell'insieme). Mi ha fatto riflettere e concentrare per un'ora e 45: quanto basta per dire che é un film ben fatto a mio avviso. La fotografia merita un complimento a parte perché evoca gli stessi sentimenti del protagonista.
Ogni cosa dà di sé un'impressione a seconda di chi la guarda. Evidentemente chi ha scritto recensioni negative si trova in uno stato che non permette loro di godere della bellezza profondissima di questo film. Se ci siete arrivati, c'è una ragione. Non perdetevelo.
Sempre più spesso vado a vedere un film evitando accuratamente di leggere le critiche, specialmente di "criticoni di mestiere" che analizzano al microscopio citando a destra e a manca, in una gara di "io cel'ho più lungo" in un esercizio autoreferenziale che troppo spesso influenza il pubblico. Sono andato a vedere questo film praticamente a digiuno e sono contento. [...] Vai alla recensione »
Mi trovò costretto ad esprimere un giudizio, considerando quello che i critici dei giornali si sono permessi di scrivere. Il film è semplicemente bellissimo: la trama, le scenografie e foto di questa foresta bellissima e terrorizzante. Pieno di suspance e di attese. Ottima la recitazione dei tre attori protagonisti . Stavo per non andare a vederlo dopo i commenti sul giornale e poi dopo averlo visto [...] Vai alla recensione »
La foresta di Aokigahara, 35 kmq di rocce vulcaniche e caverne, attrae ogni anno centinaia di persone decise a farla finita. Tanto che il governo non divulga più i dati sui corpi ritrovati sotto il monte Fuji per non alimentare la sua fama sinistra. In compenso ci sono cartelli che invitano i visitatori a pensare ai loro cari e fare dietrofront. Lo scopriamo subito nel film di Gus Van Sant, quando [...] Vai alla recensione »
Presentato lo scorso maggio a Cannes, La foresta dei sogni ha avuto pessima accoglienza, come sulla Croisette di rado accade. Pur non aduso ai «buh», anzi essendo cineasta assai amato dal pubblico dei festivalieri, Gus Van Sant magari avrà preso la cosa con filosofia. In fondo aveva dichiarato: «Un film... iniziato il martedì risulterebbe diverso se iniziato il mercoledì.
La foresta dei sogni (prima mondiale a Cannes 2015) condivide con un altro film recente di Gus Van Sant, L'amore che resta (Cannes 2011), il genere - melodramma (espresso attraverso due protagonisti uniti da un'affinità con la morte) - e una struttura drammatica più tradizionale di quella di Elephant, Paranoid Park e Last Days, che rimane il suo film più bello e originale da parecchi anni a questa [...] Vai alla recensione »
Pretenzioso, noiosissimo dramma esistenziale del recidivo trombone Gus Van Sant. Per farla finita, il prof americano Arthur Brennan è volato in Giappone. S'inoltra nella fosca foresta sotto il monte Fuji e s'imbatte in un altro aspirante suicida, il viso giallo Takumi Nakamura. Il pentito Matthew McCounaghey lotta come un pazzo per trovare l'uscita.