Anno | 2010 |
Genere | Documentario |
Durata | 100 minuti |
Regia di | Amos Poe |
Attori | Roberto Benigni, Alfonso Santagata, Sandro Lombardi, Loretta Mugnai . |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 17 novembre 2010
La Commedia è concepito come un documento di "cinema-verità" sull'esilio di Poe in Italia e Francia, in particolar modo a Firenze.
CONSIGLIATO SÌ
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Oscura, incomprensibile ed ermetica. Potrebbe essere liquidata così La Commedia di Amos Poe, padre del cinema indipendente americano e protagonista del movimento underground cinematografico della No Wave Cinema, se scambiassimo la nostra soggettiva difficoltà di capire con un'oggettiva cripticità del testo. Emancipato dall'ossessione di voler essere esplicito e di non lasciare margini di dubbio, il film del regista americano ci conduce attraverso l'Inferno, il Purgatorio e il Paradiso, dentro e lungo un viaggio sperimentale ispirato alla "Commedia" dantesca. Mettendo letteralmente in movimento i versi del poeta fiorentino, Poe "compone" il suo film con ventimila immagini suddivise in tre atti per la durata di cento minuti, quanto sono i canti della "Commedia". Misurandosi con la celebre sequenza di fotografie di Eadweard Muybridge ("The Horse in Motion"), La Commedia non è precisamente un film quanto immagini in movimento, oltre ventimila foto scattate dal regista americano nel suo viaggio tra l'Italia e la Francia. Agli scatti che si rincorrono sullo schermo aderiscono le voci di Alfonso Santagata, Sandro Lombardi e Roberto Benigni, che recitano, declamano e reiterano ossessivamente le terzine "incatenate" di Dante. L'Inferno cantato da Santagata, è un collage punk rosso, virato e vibrato "che a dir qual era è cosa dura". Il Purgatorio bisbigliato di Lombardi è una piscina blu di peccatori pentiti, luogo d'attesa in cui nuotare e in cui espiare. Il Paradiso celebrato da Benigni è un mondo immateriale, pieno della luce e della beatitudine delle donne che scorrono e si confondono in dissolvenze incrociate: vergini, madri, madonne, alte e umili creature. È il loro amore misericordioso come quello di Maria a concludere il viaggio e a condurre poeta e regista alla salvezza. Non resta che abbandonare le nostre piccole e spesso anguste categorie di comprensione razionale, e aprirci a un'esperienza estetica lisergica, psichedelica, tellurica che si chiude con la voce Debbie Harry, che come l'amore "move il sole e l'altre stelle".