Anno | 1919 |
Genere | Drammatico |
Durata | 70 minuti |
Regia di | Tod Browning |
Attori | Priscilla Dean, Wellington Playter, Lon Chaney . |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 17 ottobre 2023
Uno dei numerosi film nati dal fortunato incontro tra due personaggi fortemente enigmatici: Tod Browning e Lon Chaney.
CONSIGLIATO SÌ
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Mary, detta la "Gutter Rose" (la Rosa dei bassifondi) è una piccola ladra che si impossessa della collana di perle di Adele Hoyt la quale ha appena lasciato colui che gliel'aveva regalata. Si tratta di Kent Mortimer i cui affari sono andati male ed è divenuto povero. La ragazza finirà con il conoscerlo e ad attrarne l'attenzione anche sul versante dei sentimenti ma dovrà guardarsi da Stoop, l'uomo che pretende di controllarne la vita e l'attività.
Tod Browning e Lon Chaney iniziano con questo film un lungo (ed artisticamente proficuo) sodalizio.
La visione di questo film ha una particolarità che ne aumenta l'interesse. Lo si riteneva infatti perduto fino a quando, negli anni '90, ne venne ritrovata una copia intaccata da vari agenti tra cui la muffa. Pertanto, nonostante i restauri, la visione ha conservato (purtroppo si potrebbe dire ma si potrebbe anche pensare non così negativamente) numerosi disturbi della visione. Questo le conferisce una patina di 'antichità' che qualcuno potrebbe anche apprezzare. Quella che tutti invece apprezzeranno sicuramente è la prestazione di Lon Chaney che mette a disposizione di Browning il suo volto, che si sarebbe definito un tempo come patibolare, le sue posture allusive e minacciose e la sua andatura foriera di problemi imminenti. Lo fa in un film il cui soggetto è semplice ma che, al contempo, mostra ancora una volta la predilezione per quegli ultimi che si possono ritrovare nella definizione di Fabrizio De André "Dai diamanti non nasce niente. Dal letame nascono i fior". Perché la prima immagine è proprio quella della rosa che simboleggia la protagonista gettata nel liquame del canale di scolo. Se Chaney all'epoca aveva già alle spalle una corposa filmografia ma non era ancora la star che sarebbe di lì a poco diventato, Priscilla Dean era già una diva affermata grazie alla serie The Grey Ghost della Universal. Il pubblico quindi la conosceva e ne apprezzava sia l'audacia che le ritrosie che avrebbe ancora messo a disposizione di Browning nell'immediato futuro ritrovando poi anche Chaney in altri due film sempre diretti da Tod. Dopo aver realizzato un corto nel 1927 con un duo comico che stava compiendo i primi passi (Laurel & Hardy), con l'avvento del sonoro iniziò il suo declino.
?Ciò che però ancora colpisce in un film in cui il protagonista maschile (Wellington A. Playter) ha l'aria davvero un po' troppo ingenua, è la scelta dei volti che Browning compie andando a cercare davvero gli 'ultimi' tra cui però c'è chi sa riscattarsi (vedi il temibile proprietario del bar). Per completare l'opera le riprese in esterno non avvennero in studio e il regista pretese di non adottare il cosiddetto effetto notte ma di girare effettivamente dopo il tramonto del sole per dare al suo film l'atmosfera più cupa possibile. In tanta cupezza è perfettamente comprensibile che la bellezza luminosa e un po' altera di Gertrude Astor non potesse essere troppo utilizzata. La sua Adele, ex fidanzata di Mortimer, compare solo in poche scene.
LA BESTIA NERA disponibile in DVD o BluRay |
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La visione di questo film ha una particolarità che ne aumenta l’interesse. Lo si riteneva infatti perduto fino a quando, negli anni ’90, ne venne ritrovata una copia intaccata da vari agenti tra cui la muffa. Pertanto, nonostante i restauri, la visione ha conservato (purtroppo si potrebbe dire ma si potrebbe anche pensare non così negativamente) numerosi disturbi della visione. Questo le conferisce una patina di ‘antichità’ che qualcuno potrebbe anche apprezzare.
Quella che tutti invece apprezzeranno sicuramente è la prestazione di Lon Chaney che mette a disposizione di Browning il suo volto, che si sarebbe definito un tempo come patibolare, le sue posture allusive e minacciose e la sua andatura foriera di problemi imminenti. Lo fa in un film il cui soggetto è semplice ma che, al contempo, mostra ancora una volta la predilezione per quegli ultimi che si possono ritrovare nella definizione di Fabrizio De André “Dai diamanti non nasce niente. Dal letame nascono i fior”.