Anno | 2006 |
Genere | Horror |
Produzione | USA, Giappone |
Durata | 63 minuti |
Regia di | Takashi Miike |
Attori | Yûki Kudô, Michié, Toshie Negishi, Billy Drago, Shiho Harumi, Magy Shin'ichi Tokuhara, Takao Handa, Hiroshi Kuze, Miyuki Konno, Yutaka Matsuzaki, Hiroshi Fujita, Sachiko Matsuura, Noriko Eguchi, Megumu Takada. |
MYmonetro | 2,86 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Un americano torna su un'isola giapponese alla ricerca di una sua vecchia fiamma, taglia i ponti con tutti, da una parte all'altra dell'oceano. Episodio della serie televisiva Masters of Horror.
CONSIGLIATO SÌ
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Un viaggiatore americano giunge nella notte a un bordello giapponese situato su un'isola. L'uomo è alla ricerca di Komoko, una giovane prostituta incontrata in passato a cui aveva promesso di tornare per riscattarla e vivere per sempre insieme. La ragazza non c'è e l'uomo, non potendo ripartire fino a quando non si sarà fatto giorno, accetta di passare la notte con una ragazza sfigurata che si ritrae dal ricercare clienti. Costei gli confida di aver conosciuto Komoko la quale si è suicidata. L'uomo è sconvolto e vuole che gli sia narrato il motivo della scomparsa. La ragazza, dopo avergli raccontato della propria infanzia e del come sia finita nel bordello, gli dice che Komoko è stata crudelmente torturata per aver rubato un prezioso anello di giada di proprietà della tenutaria. Ma forse non dice tutta la verità.
Questo è l'episodio della serie che più ha fatto parlare di sé. Infatti la produzione, dopo averlo visionato, ha deciso di non mandarlo in onda negli Stati Uniti ritenendo che i supplizi mostrati andassero oltre la sopportabilità anche dello spettatore appassionato. Sicuramente non mancavano buone ragioni a sostegno di questa presa di posizione anche se bisogna riconoscere che così come è l'episodio più disturbante quello di Miike è anche uno di quelli esteticamente più compatti e risolti. Le molteplici verità che escono dalla bocca deturpata della narratrice sono esposte con un'estetica dell'orrore che va dalla penetrazione di aghi da agopuntura sotto le unghie all'esposizione di feti a seguito di aborti. Il regista riesce però a far sì che non si tratti di gratuite esibizioni grandguignolesche riconducendo sempre il proprio sguardo a una coerenza narrativa che rinvia all'impotenza della cultura occidentale nel comprendere le dinamiche di un mondo in cui la mescolanza di sacralità (il monaco buddista) e brutalità materiale forma un nodo apparentemente inestricabile.
Metà del '800. Christopher, giornalista americano, torna in Giappone per cercare la prostituta di cui si era innamorato. La ragazza però è morta e l'unica cosa che Christopher potrà ascoltare è il racconto di una prostituta sfigurata che ha più di una confessione terribile da fare.
Un capitano di ventura americano, impazzito d'amore, promette ad una prostituta giapponese dall'animo nobile di sottrarla al proprio triste destino. Tornato alla casa di piacere per adempiere alla promessa fatta, scoprirà del decesso della propria amata avvenuto in circostanze confuse quanto macabre. L'uomo si imbatterà in una misteriosa prostituta sfigurata, che gli svelerà un terrificante carosello di nefandezze.
Ripudiato dagli scandalizzati committenti americani ed originariamente destinato alla serie televisiva Masters of Horror , l'ennesimo parto di Miike prende la via dei festival approdando al Far East di Udine, per la prima proiezione fuori dal territorio nipponico.
Il classico tema dell'amore perduto tira la volata ad un circo degli orrori affascinante per stile ed atmosfere, squisitamente malate, ma il gioco convulso tra piani narrativi ed un montaggio spericolato rendono ridondante lo sviluppo della vicenda, sottolineando le debolezze di fondo di un concept fondamentalmente poco articolato. Quello che rimane è un magistrale kamasutra della tortura, ed un mucchio di feti morti sbatacchiati qua e là, con un forte retrogusto di incompiuto. Dare a un pazzo del maestro e chiedergli di glorificare se stesso, comunque sia, è decisamente andarsela a cercare.
Sono rimasta piacevolmente sconvolta dal episodio di Masters of horror " Sulle tracce del terrore". Adoro i film del orrore , ma sono tutti uguali ultimamente. Questo invece è diverso , sembra una fiaba crudele è senza pietà per chi guarda , ma nello stesso tempo è una trista storia d' amore e di morte. Billy Drago che conosco anche dai alcuni episodi di " Streghe" è bravissimo , le attrici giapponesi [...] Vai alla recensione »
Ottima prova di miike che assembla un film dall'estetica sopraffina. Una "Tragedia" horror tecnologizzata sugli echi interiori più incomunicabili e inconfessabili.
Takashi Miike è un folle, basti pensare al perverso Audition. Devo dire che Imprint è un buon horror, ma non un capolavoro. La tortura inferta alla put.tana Komomo è la più bella che io abbia mai visto, però la trovata della "manina" non l'ho trovata particolarmente terrificante, più che altro fa quasi tenerezza! Nonostante ciò resta un film da vedere assolutamente.