È stato chiamato in ogni possibile modo - il Re dello schifo, il Principe del vomito, il Duca dello sporco, l’Ambasciatore dell’angoscia e l’Anarchico anale. Ma l’etichetta che gli sembra più, dignitosa, ha detto una volta John Waters, è quella di Papà del trash (ha detto anche molte altre frasi celebri, tra cui una che non riesco a perdonargli: “spesso avrei voglia di essere una ragazza così da poter avere un aborto”).
Originario di Baltimora, la città più cattolica degli Stati Uniti, Waters è stato il profeta del cinema spazzatura, la punta di diamante della rivolta a Hollywood, ma con un cinema professionale e quasi ricco. In squadra con Divine (Harris Glenn Milstead), un travestito di centocinquanta chili, ha fatto e teorizzato un cinema dello schifo, della provocazione, dell’aberrazione, speziato e reso - parzialmente - accettabile da una macabra dose di humour irriverente e pazzerellone. La sua carriera, che ha raccontato in un libro del 1990 intitolato Shock Value, è cominciata nel 1970 con Mondo Trasho (che vede Divine morire ammazzata in un porcile dove i maiali si accoppiano con il sottofondo di Wagner). In Multiple Maniacs l’orrore si trasferisce nell circo. Pink Flamingos è una gara a chi è più schifoso tra due famiglie: Divine si piazza bene mangiando autentica cacca di cane. Nuovo Punk Story (del 1977, il suo primo film distribuito in Italia) ha reso inappetenti per un bel po’ tutti quelli che l’hanno visto con le immagini della bidonville di Mortville, dove la regola è la cattiveria. Polyester (1981) è il primo film in cui, pur senza rinunciare alla sua proverbiale cattiveria nei confronti del sogno americano e della retorica hollywoodiana, John Waters si ammorbidisce (ma è anche il primo film in odorama: nei cinema venivano distribuiti dei cartoncini da grattare al momento giusto, che sprigionavano le puzze previste): e in ogni caso la coppia Divine casalinga inquieta-Tab Hunter principe azzurro non è esattamente normale. L’ultimo film interpretato da Divine prima di morire nel 1988 è stato Grasso è bello, che satireggia insieme il’. razzismo e i musica! anni sessanta. E Cry Baby, in cui Kim McGuire sostituisce la povera Divine, riconferma il progressivo ingentilimento del regista, che va di conserva con una grande accuratezza professionale: come dimostra anche La signora ammazzatutti, Waters non è più lo stesso, anche se graffia ancora.
Da Irene Bignardi, Il declino dell’impero americano, Feltrinelli, Milano, 1996