Nel '55 Ginsberg recitò per la prima volta i versi del suo “Howl” alla Six Gallery di San Francisco. Un excursus su poesia e cinema. Di Pino Farinotti.
di Pino Farinotti
Nell’ottobre del 1955, Allen Ginsberg recitò per la prima volta i versi del suo “Howl” alla Six Gallery di San Francisco. Settant’anni dopo la Gallery ha celebrato la ricorrenza. Gran parte dell’intellighenzia della West Coast era presente. Nell’occasione è stato presentato il film, stesso titolo, di Epstein e Friedman. “Urlo” è una delle massime espressioni della poesia del Novecento. Erano versi che attaccavano, stravolgevano, violentavano regole e codici. Spaventavano con una furia irresistibile. E poi quei viaggi infiniti, compreso un viaggio potente che il poeta non temeva di descrivere, la droga. Una generazione di giovani e non solo giovani fu sedotta da Ginsberg.
Secondo una corrente accreditata di pensiero, ed è il pensiero di specialisti, la poesia sarebbe la forma più alta dell’intelligenza creativa. Il poeta deve trovare ciò che cerca in una metafora, in un tempo veloce e in uno spazio corto e in una sintesi fulminante. Deve rinchiudere il mondo in un niente. Il romanziere ha più tempo e più spazio, e un compito meno difficile. Il saggista ha il privilegio dell’analisi dilatata quanto ritiene necessario. Parlo di roba alta, molto alta naturalmente.
Prima di entrare nel merito Ginsberg-Howl mi concedo una premessa, un excursus sui film che hanno raccontato i poeti. L’argomento mi sta a cuore, un autore che mette la sua energia a disposizione della parola, della cultura, discipline non facili per il cinema, compie qualcosa di importante e prezioso. Merita attenzione, molta.
La formula che sono costretto a reiterare è quella delle omissioni alle quali sono costretto per ragioni di spazio. Come sempre la scelta è dolorosa.
Privilegerei una signora che ha dettato poesia al mondo.
Il titolo che farebbe testo su Emily Dickinson è A Quiet Passion (2016), diretto da Terence Davies, che ne esplora la vita e la poesia in chiave drammatica e introspettiva
Wild Nights with Emily Dickinson (2018), di Madeleine Olnek, rivede l’immagine della Dickinson che la vuole prolifica ma chiusa in sé stessa. In realtà non era indifferente a relazioni sentimentali. Ebbe invece un rapporto profondo con l’amica Susan, diventata poi sua cognata.
Il postino - L'ultimo film con Massimo Troisi, che è il postino Mario di un'isoletta che ha concesso asilo politico al poeta cileno Pablo Neruda, in attesa di premio Nobel. Proprio grazie all'amicizia che instaura con Neruda, quest'uomo semplice riesce a dichiarare il suo sentimento a Beatrice. Troisi era molto malato, e si vede. Fece giusto in tempo a finire il film. Procida divenne, ancora di più, meta di turismo.
Bright Star - La regista neozelandese Jane Campion si incentra sul poeta inglese John Keats morto a 26 anni, quello di “Non chiedere mai per chi suona la campana essa suona per te” parole adottate da Hemingway. Fulcro del film la relazione con la sua musa Fanny Brawne.
Un viaggio chiamato amore - La storia d'amore tra il poeta Dino Campana e la scrittrice Sibilla Aleramo diventa film grazie alla sensibilità di Michele Placido. I protagonisti Stefano Accorsi e Laura Morante sono all’altezza.
The Edge of Love - Se Keats e Campana si accontentavano di una musa sola, per Dylan Thomas ce ne sono volute due: il regista John Maybury infatti racconta la passione del poeta gallese per Caitlin McNamara (Sienna Miller) e Vera Phillips (Keira Knightley).
Gabo - Il mondo di Garcia Marquez è un film documentario del 2015 diretto da Justin Webster e basato sulla vita dello scrittore colombiano Gabriel García Marquez, premio Nobel nel 1982. Marquez ha raccontato l’America latina da testimone presente e appassionato, come scrittore e giornalista e con un ruolo politico.
Federico Garcia Lorca merita spazio. Con la sua poesia e la sua azione è stato una leggenda in vita, schierandosi, nella guerra civile spagnola, dalla parte della libertà e della repubblica contro le forze nazionaliste del dittatore Franco. Scelta che gli costò la vita. Venne catturato e fucilato. La cultura del mondo libero insorse. Il regime non permise neppure che di Federico venissero ritrovate le ossa. Un uomo del genere come poteva non essere esplorato e raccontato. E lo è stato, in diversi film. Ricordabili:
La luz prodigiosa di Miguel Hermoso. E’ la storia di un giovane capraio che durante la guerra civile spagnola trova e cura un uomo amnestico e confuso che gli racconta la sua vita. L’uomo potrebbe essere Federico Garcia Lorca, il poeta.
Lorca – morte di un poeta, serie televisiva firmata da Juan Antonio Bardem. Lo scenario è lo studio di Lorca, Residencia de Estudiantes, frequentato dalla più bella intellighenzia spagnola. La durata della serie permette di conoscere in profondità il poeta, e di assistere al suo assassinio.
Little Ashes, regia di Paul Morrison. In Spagna non è ancora tempo di guerra civile.
I giovani sono ancora liberi di esprimere sé stessi, soprattutto se hanno le qualità di
Luis Buñuel regista, Salvador Dalì, pittore e Federico Garcia Lorca, poeta. I ragazzi si incontrano all’università e procedono insieme fino al successo, grande. Poi l’amicizia fra Luis e Federico si evolve, diventa sentimento profondo.
Pasolini - Abel Ferrara si affida a un credibile Willem Dafoe per raccontare un personaggio complesso come Pier Paolo Pasolini, scrittore, regista e poeta testimone fuori dagli scemi della cultura e società italiane. ricorrendo anche a materiale d'archivio e a sequenze oniriche.
Barfly - Moscone da bar (Barfly) è un film del 1987 diretto dal regista francese Barbet Schroeder e scritto da Charles Bukowski che interpretando l’immaginario poeta Henry Chinaski, fa praticamente sé stesso, quasi come Mickey Rourke, fra sbronze, droga e sveltine.
Wilde – L’impressionate somiglianza fisica consente a Stephen Fry di interpretare alla perfezione un soggetto incontenibile come Oscar Wilde, tra i tanti problemi che l’autore irlandese dovette affrontare nella vita. Il regista è Jean-Marc Vallée.
Poeti dall'inferno – è diretto da Agnieszka Holland e racconta la vita alternativa e maledetta di due poeti che lasciarono segnali profondi. Trattasi dei maudits appunto Arthur Rimbaud e Paul Verlaine. Affidati al giovanissimo predestinato Leonardo DiCaprio e all’emergente David Thewlis. Rimbaud DiCaprio orina sulla testa dei passanti.
L’immagine della parola. Docu-film realizzato da Pino Farinotti su Alessandro Manzoni. La sua lunga vita, le opere che hanno condizionato la lingua italiana e la cultura del suo tempo. Manzoni era un catalizzatore delle vicende europee, la sua casa era visitata dalle più importanti intelligenze della sua epoca. Honoré de Balzac, Walter Scott, Egdar Allan Poe fra gli altri. Goethe tradusse I promessi sposi. Lo scrittore milanese fu protagonista attivo del Risorgimento, in contatto con gente come Giuseppe Verdi e Giuseppe Garibaldi e alla morte di Napoleone scrisse Il cinque maggio, incanto della poesia universale.
Il giovane favoloso, capolavoro del cinema contemporaneo firmato da Mario Martone, accompagna Giacomo Leopardi nella sua vita breve e infelice. Il regista si pone al fianco del poeta esplorando il sortilegio della sua opera e i tentativi, sempre frustrati di Giacomo alla ricerca della normale felicità che spetta agli umani, come l’amore. Ma l’aspetto e la salute non lo aiutano. La performance di Elio Germano che non interpreta ma diventa Giacomo, è impressionante. Così come continuano ad essere eterna magia i versi dell’Infinito, che Germano recita ai piedi dell’ermo colle.
Chiusa la lunga digressione ecco il ritorno all’Urlo secondo il poeta Ginsberg e i registi Epstein e Friedman, nella seconda parte.
FINE PRIMA PARTE