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FESCAAAL ritorna in streaming su MYmovies con un programma dal cuore green

L’evento dedicato al cinema dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina prenderà il via online dal 20 marzo. Le tematiche ambientali sono al centro della selezione che quest’anno conta 28 film per il pubblico di MYmovies ONE.

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di Tommaso Tocci

venerdì 10 marzo 2023 - mymoviesone

A Milano e sul web torna questo mese la zebra, simbolo del Festival del Cinema Africano d’Asia e America Latina, che si terrà dal 18 al 26 marzo nelle sale meneghine e dal 20 marzo in streaming su MYmovies grazie all'abbonamento MYmovies ONE

Alla naturale inclinazione globale e ad ampio raggio del FESCAAAL, che giunge alla sua trentaduesima edizione, si somma quest’anno una particolare attenzione alle tematiche ambientali, che si incrociano con le scelte di una programmazione che offre il meglio dai tre continenti per offrire una selezione di cinema vibrante e fresco. 

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IL CONCORSO E I TITOLI DI PRIMO PIANO

Il cuore del FESCAAAL è la sezione competitiva Finestre sul mondo, che raccoglie in anteprima nazionale film di finzione e documentari provenienti da Africa, Asia e America Latina tra i più notevoli del circuito festivaliero. Saranno presenti ad esempio Harka, che si era fatto notare in Un certain regard a Cannes, in cui il regista all’esordio Lotfy Nathan racconta la Tunisia contemporanea attraverso la storia di un giovane contrabbandiere di benzina che sogna di scappare ma deve gestire una situazione familiare sempre più disperata.

Dalla firma della costaricana Valentina Maurel arriva invece il pluri-premiato a Locarno Tengo sueños electricos, sull’adolescente Eva alle prese con la crescita e un rapporto complesso con i due genitori separati. E poi l’impressionante Le spectre de Boko Haram, per la regia di Cyrielle Raingou, sull’esperienza del gruppo di estremisti islamici dal punto di vista dei bambini nei villaggi del nord del Camerun.

Sempre gioventù protagonista di La Jauría, stavolta in Colombia, dove nel cuore della foresta dei detenuti adolescenti sono sottoposti ai lavori forzati presso un istituto riabilitativo. Così come The Substitute, su un insegnante supplente argentino e la sua classe presi in mezzo da una faida tra politici.
 


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La regia di Valentina Maurel per Tengo sueños electricos è stata premiata allo scorso Festival di Locarno. 

GLI ITALIANI DI EXTR’A

Un secondo Concorso mescola corti e lungometraggi ed è dedicato ai film italiani che si aprono al confronto culturale raccontando il paese che cambia, o il mondo là fuori attraverso la prospettiva nostrana. Ci troviamo After a Revolution, in cui Giovanni Buccomino ha lavorato in Libia per anni documentando la rivoluzione attraverso la storia di due fratelli divisi, oppure il piccolo gioiello Une jeunesse italienne (presentato al Festival dei Popoli) in cui l’immigrazione si piega su se stessa e si ribalta nella storia di una famiglia del Burkina Faso in Italia il cui figlio Sokuro sposa una donna del paese d’origine per poi fare ritorno.

Per il documentario, Francesco Clerici e Luca Previtali si dedicano in La Paz del futuro alla figura dell’artista Janet Pavone, che con la pittura e i murales ha viaggiato il mondo e lavorato come educatrice con i bambini del Nicaragua, Cuba e New York. Viaggi molto diversi sono al centro di Go, Friend Go, dei registi Gabriele Licchelli, Francesco Lorusso e Andrea Settembrini, che portano lo spettatore nel vivo dei flussi migratori sulla rotta balcanica e delle persone che dalla Grecia e attraverso Serbia Bosnia cercano di entrare in Italia all’altezza di Trieste.
 


In La Paz del futuro Janet Pavone, artista italo-americana che si era unita alla rivoluzione sandinista, torna in Nicaragua per restaurare un suo murales.

I CORTI AFRICANI

Ampio spazio alle nuove voci del continente africano in una sezione competitiva dedicata. Si va dalle rivisitazioni storiche, come in Bazigaga che riporta al genocidio in Ruanda attraverso la storia di una guaritrice Hutu, all’allegorico-fantastico di Mulika che nel Congo accoglie un viaggiatore dello spazio-tempo. L’egiziano My Girl Friend scherza con le apparenze “di genere” per la regia di Kawthar Younis, mentre il connazionale Ahmed Sobhy opta per il coinvolgente linguaggio del piano sequenza nel serrato Objects Are Closer Than They Appear.

E poi il Sudafrica, con lo spaccato di vita di un poliziotto di Cape Town in Bergie e la scoperta del piacere femminile in Mirror Mirror. Il Marocco è rappresentato invece da un delicato sguardo alle convenzioni attorno al lutto in Sur la tombe de mon père, e da P.D.O con le peripezie di una famiglia marocchina in Francia che decide di cambiare i propri nomi per integrarsi meglio.


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