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Non solo Diabolik. Ecco i cinecomic italiani dell'ultimo decennio

Da Gipi a Zerocalcare, un excursus sugli autori di fumetti approdati al grande (o piccolo) schermo. In occasione dell'uscita in sala del film dei Manetti Bros.
di Andrea Fornasiero

lunedì 13 dicembre 2021 - Focus

Il cinema italiano anni 60, nella sua esplosione di massima e incontrollata creatività, ha abbracciato i personaggi a fumetti del filone nero e portato sullo schermo Kriminal, Mister X, Satanik e Diabolik. Gli anni 70 hanno dato spazio a Valentina e Sturmtruppen, gli anni 80 a Tex, gli anni 90 a Dellamorte Dellamore, che è un po' come dire Dylan Dog, e nel 2002 era stato il turno di Paz!.

A parte per il filone nero però, gli altri film sono state incursioni estemporanee nel medium fumetto, spesso anche poco convinte. Negli anni Dieci del nuovo millennio, nel mentre, si erano ormai affermati i “graphic novel” nelle librerie, e un autore di punta come Gipi dal fumetto passa, temporaneamente, a dedicarsi al cinema. Il suo esordio, L'ultimo terrestre, è del 2011 e adatta un fumetto non dello stesso Gipi, bensì "Nessuno mi farà del male" di Giacomo Monti. Ottiene una vetrina di tutto rispetto: la Mostra del Cinema di Venezia, ma non riesce a fare massa e a scatenare una valanga. Anche perché, seppur si trattasse di un'opera prima interessante e promettente, Gipi ha poi preferito tentare altre strade e soprattutto si è ben guardato dal mischiare di nuovo cinema e fumetto con ulteriori adattamenti. Si è trattato insomma di una prova ancora una volta estemporanea, ma nel mentre esplodeva il fenomeno Marvel Cinematic Universe e così anche il principale editore di fumetti italiano, la milanese Sergio Bonelli, ha iniziato a ripensarsi come “media company”.

"Monolith" di Roberto Recchioni, Mauro Uzzeo e LRNZ è infatti nato come un fumetto già più o meno destinato a una trasposizione, che è puntualmente arrivata nel 2017 a firma di Ivan Silvestrini. Girato in America e recitato in inglese, il film si iscrive anche nel filone del nuovo cinema di genere italiano, lanciato due anni prima da Lo chiamavano Jeeg Robot. Il risultato di Monolith non è stato entusiasmante, ma da ogni prova si impara qualcosa e la Bonelli ha continuato su questa strada mettendo in cantieri altri progetti, che però, per le lentezze del sistema produttivo, ancora non sono arrivati sullo schermo. Vedremo prossimamente il film Dampyr ed è noto che James Wan stia producendo una serie Tv tratta da Dylan Dog, inoltre anche la serie "Il confine" – che nasce come una proprietà intellettuale multimediale – dovrebbe avere una versione televisiva.
 

L'anno successivo, il 2018, vede sempre alla Mostra di Venezia la presentazione di La profezia dell'armadillo (guarda la video recensione) per la regia di Emanuele Scaringi. Zerocalcare risulta tra gli sceneggiatori, ma in realtà la sua versione era stata scritta insieme a Valerio Mastandrea ed era piuttosto diversa da quella che ha finito per essere prodotta dalla Fandango di Procacci. Zerocalcare non è entusiasta del film e non partecipa alla promozione, infatti La profezia dell'armadillo (guarda la video recensione) non sbanca il botteghino e finisce presto nel dimenticatoio. Il fumettista di Rebibbia avrà la sua rivincita nel 2021, quando la sua serie animata Strappare lungo i bordi andrà su Netflix e otterrà invece enorme fortuna.

Il 2019, ancora una volta alla Mostra di Venezia, viene presentato 5 è il numero perfetto di Igor Tuveri, in arte Igort, che traspone un suo volume omonimo del 2002. Si avvale di un cast di stelle italiane, con Toni Servillo, Valeria Golino e Carlo Buccirosso, inoltre sceglie una chiave molto stilizzata, che non rinnega la matrice pop di partenza del suo fumetto citazionista. In questa storia di regolamenti di conti tra sicari napoletani, trovano spazio influenze dal cinema giapponese e hongkonghese, manifesti pubblicitari vintage e profili quasi alla Dick Tracy, con il naso di Servillo ritoccato dal trucco prostetico. Questa volta i riconoscimenti non mancano e il graphic novel al cinema non sembra più un sogno impossibile.

La pandemia che dilaga nel 2020 complica naturalmente le cose, ma tra uno stop e l'altro prende vita Diabolik, firmato dai fratelli Manetti e con un cast d'eccellenza per il cinema italiano: Valerio Mastandrea, Miriam Leone e Luca Marinelli – che nel mentre è diventato anche un nome spendibile all'estero grazie al suo ruolo in The Old Guard.

Prima dell'atteso Diabolik però è di nuovo Gipi ad arrivare al cinema, questa volta per interposta persona: nell'estate 2021 esce infatti La terra dei figli di Claudio Cupellini, libero adattamento dell'omonimo graphic novel postapocalittico. Il protagonista è l'esordiente Leon de la Vallée, ma tra gli attori ritroviamo Valerio Mastandrea e Valeria Golino, inoltre ha un ruolo di spicco Paolo Pierobon. Se il film di Igort e quello dei Manetti puntano sul pop, Cupellini sceglie invece un fumetto molto duro e lo traspone con un'estetica rigorosa, eliminando anche l'ironia presente nei neologismi di Gipi. Ne viene un film insolito per il panorama italiano, di genere ma senza commedia, ambientato in una terra desolata e piovosa, con un'umanità regredita alla bestialità e con ben poche speranze per i sopravvissuti. A riprova che come il fumetto si è fatto adulto (commercialmente parlando, artisticamente lo era già a inizio Novecento), così possono fare pure i “cinecomics”, affrontando ogni tono e tematica senza più dover inseguire la spesso malintesa leggerezza delle nuvole parlanti.


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