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Middle East Now 2021, in streaming anche un imperdibile focus sull'Afghanistan

Disponibili su MYmovies 6 film dedicati al Paese mediorientale e alla complessa situazione che lo vede coinvolto tra guerra, migrazioni e povertà, ma anche alle speranze di rinascita e di un veloce ritorno alla normalità. ACCEDI | SCOPRI IL PROGRAMMA COMPLETO »
di Tommaso Tocci

venerdì 24 settembre 2021 - mymovieslive

In quel di Firenze, Middle East Now è una rassegna che si occupa di promuovere la cultura mediorientale per come essa si riflette nelle varie discipline: un evento a tutto tondo che abbraccia cinema, arte, fumetti, musica, cibo ed incontri, e che dal 28 settembre al 3 ottobre sarà accessibile anche oltre i confini del capoluogo toscano grazie alla piattaforma streaming di MYmovies, che ne proporrà la parte relativa al cinema a beneficio degli spettatori digitali sotto forma di accredito.

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Attento al contemporaneo e con un occhio particolare agli avvenimenti culturali più recenti nel vasto panorama mediorientale, Middle East Now fa una meritoria operazione di divulgazione che per quanto riguarda il grande schermo si concentrerà, in uno dei due focus in programma, sull’Afghanistan.

Dei 30 film totali che comporranno la rassegna (rappresentativi di una fetta di mondo che va dal Marocco al Kuwait), i 6 disponibili sulla piattaforma che riguardano l’Afghanistan ben rispondono al tema generale dell’edizione, (Re)-aligning perspectives. L’idea di un riposizionamento delle attenzioni e delle priorità globali all’indomani di una crisi epocale non può che passare anche per un paese che è stato subito tristemente protagonista di una nuova pagina tumultuosa della sua complessa e lunga storia.

A raccontare il carattere del popolo afghano e le sfumature della sua società, una necessità che gli sviluppi degli ultimi due mesi hanno reso ancora più acuta, ci sono titoli variegati che si ibridano tra finzione e documentario, siano essi corti o lungometraggi.

I LUNGOMETRAGGI
Si parte con The Forbidden Strings di Hasan Noori, presentato al prestigioso IDFA di Amsterdam. Un documentario che parla di emigrazione e di ritorno, con la storia di una band formata da immigrati afghani in Iran che ora si trova davanti alla possibilità di tornare a Kabul per coronare il sogno di suonare dal vivo. Gioventù contro tradizione, dentro e fuori, appartenenza e resistenza in un’opera dall’energia contagiosa.

Sono gli stessi temi che tornano in The Silhouettes di Afsaneh Salari, che indaga di nuovo il flusso migratorio tra Afghanistan e Iran ma in chiave più intima e soprattutto ricollegandolo al 1982, quando l’emergenza nel paese veniva dall’invasione sovietica. Presentato a Visions du Réel, il film di Salari parla di un figlio di quella generazione che stanco della discriminazione si decide a tornare in patria.

Vincitore del premio come miglior opera prima a IDFA è poi Kabul, City in the Wind di Aboozar Amini, in cui la città e quindi il paese stesso è inquadrato dal punto di vista di due bambini. Stavolta a essere andato via è il padre, cosa che lascia Afshin e Benjamin a crescere prima del tempo in un luogo devastato dalla violenza.

Particolare è poi il cinema sperimentale di Dawood Hilmandi, che in A Journey into Zero Space mescola documentario e video-essay. Le memorie, i ricordi e la dimensione personale si articolano attraverso immagini di repertorio in una composizione concettuale. Tre capitoli e la presenza di vari paesi stranieri (Iran, Turchia, Stati Uniti, Olanda…) a formare un ritratto di sensibilità personale che è anche profondamente radicato nel nativo Afghanistan per Hilmandi.

I CORTOMETRAGGI
A completare la selezione di opere del focus afghano ci sono poi due corposi cortometraggi. Three Songs for Benazir è firmato dai registi Elizabeth Mirzaei e Gulistan Mirzaei, e racconta la vita all’interno di un campo di rifugiati nei pressi di Kabul. Sradicati dalle loro esistenze, i protagonisti compongono un mosaico in cui spicca l’esperienza del giovane Shaista, innamorato di Benazir ma desideroso di entrare nell’esercito.

Gli stessi rifugiati che in Angelus novus sono raccontati al loro arrivo in Turchia, per mano del regista Aboozar Amini. Di nuovo la storia di due bambini e di due fratelli, stavolta non a Kabul ma in una città straniera. Medesime difficoltà nel cercare di guadagnarsi da vivere, ma ancora più straniante nella solitudine di un senso di appartenenza che manca.


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