É passato un secolo da quando Agatha Christie inventò l'investigatore sui generis che sarebbe diventato leggenda. Di Pino Farinotti.
di Pino Farinotti
Nel marzo del 1916 Agatha Christie assiste, come infermiera non retribuita, i soldati feriti all’ospedale di Torqway paese del Devon, dov’è nata. É addetta al dispensario, dunque a contatto con medicine e veleni. Un’esperienza che le servirà. É lì che nasce l’idea della scrittura, che la porterà a essere un autore secondo, per vendite, solo agli evangelisti. Ed è lì che conosce un colonnello dell’aeronautica, se ne innamora, lo sposerà e avrà una figlia da lui.
Nel frattempo ha assimilato il sentimento, la morale e la cultura imperiale britannica. Si è formata una conoscenza profonda e decisiva, assumendo l’opera di scrittori come Kipling e Stevenson, come Conrad, Maugham e Forster, britannici nati in Ucraina e morti nel Kent (Conrad),o nati a Bombay e morti a Londra (Kipling), comunque sempre in giro nei due emisferi. Un autore certo privilegiato è Conan Doyle che ha creato Sherlock Holmes. Sono loro, in quelle epoche, che hanno trasmesso l’incanto, il sogno, l’avventura, le terre lontane e tante terre. Sì l’impero britannico.
Nel cartello nobile e storico dei cosiddetti giallisti, definizione spesso riduttiva, emergono personaggi di grande popolarità, figli di stili diversi e potenti: il già citato Holmes di Doyle; Vance di Van Dine; Marlowe di Chandler; Woolfe di Stout; Spade di Hammett; Harper di Macdonald; Hammer di Spillane; Queen… di Queen; Maigret di Simenon; Bond di Fleming.
La Christie, di prepotenza, inserisce Hercule Poirot che, per numeri di libri, di schermo grande e piccolo, travolgerà tutti gli altri.
Nel normale percorso di futura scrittrice, alla Christie non possono mancare i primi tentativi non riusciti, con canonici rifiuti da parte degli editori. Ma nel 1920 è ormai pronta. Scrive Poirot a Styles Court, dove per la prima volta appare il personaggio che sarà presente in 33 romanzi e 5 antologie di racconti. Centinaia di storie dunque.
Poirot è un detective belga di mezza età, maniaco dell’eleganza, della cura del corpo, lui così goffo, e di altre cose, pieno di tic, naturalmente intelligentissimo, la famose e sempre dichiarate “celluline”. Non è un eroe e non è un seduttore. Non è competitivo. Insomma non è Bond. Ma la Christie gli attribuisce caratteri precisi, una conoscenza dell’animo umano profonda e una sovrumana capacità di mettere in relazione gli elementi della vicenda criminale. Certo la scrittrice non pensava al cinema durante la stesura delle sue prime storie, ma in realtà già scriveva per il cinema. Prosa essenziale, dialogo efficace, costruzione della trama a puzzle che il detective smonterà pezzo per pezzo alla fine.
E poi i personaggi. Gente cosmopolita che gira il mondo. Gentiluomini che la sera si cambiano per andare a tavola, su un traghetto sul Nilo, camicia bianca e farfalla con 40 gradi di temperatura. Oppure la cattivissima matriarca dal destino segnato sin dall’inizio del racconto.