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Chiara Ferragni alla Mostra di Venezia: 'Quella che sono a 360 gradi'

L'imprenditrice digitale si racconta prima della proiezione ufficiale di Chiara Ferragni - Unposted.
di Paola Casella

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mercoledì 4 settembre 2019 - Incontri

Parla come un libro stampato, Chiara Ferragni: più che per frasi fatte, per una precisa strategia di comunicazione sulla quale lavora da sempre, e se qualche volta parla di sé in terza persona "è perché ho un'idea della Chiara che vorrei essere". Imprenditrice digitale, influencer da 17 milioni di follower in tutto il mondo, caso aziendale studiato all'Università di Harvard, moglie di una star della musica come Fedez, madre di Leone, l'infante più seguito del web (con buona pace della Corona britannica), Chiara risponde a quasi tutte le domande, ma il suo produttore interviene immediatamente per fermare quelle su Riccardo, il suo ex fidanzato e business partner, con sui si è interrotto ogni rapporto. E nel suo modo di esprimersi è tutto super, tutto luminoso e splendente.

A Venezia per presentare il documentario Chiara Ferragni - Unposted diretto da Elisa Amoruso, ha già attirato al Lido centinaia di follower che fanno la fila per la proiezione pubblica di questa sera e la aspettano ad ogni angolo in cerca di un selfie o di un autografo.
Paola Casella

Che effetto le ha fatto vedersi attraverso uno sguardo diverso dal suo?
È stato difficile lasciare il potere di raccontare la mia storia a qualcun altro, perché da quando avevo 16 anni mi sono sempre raccontata da sola attraverso i social. Ma con Elisa ho sentito subito un'intesa, una sensibilità particolare nel toccare temi anche profondi e nello scavare all'interno di me, riuscendo a scoprire parti che io stessa non conoscevo.

Dove ha imparato a raccontarsi?
Mia madre mi ha insegnato questo modo di esprimermi davanti alla telecamera fin da piccola, nei filmini di famiglia che lei girava continuamente. Ha sempre avuto una grande fiducia in me e mi ha sempre fatto sentire speciale. Fin da piccola ho messo parte della mia vita a favore degli utenti, per condividerla con il mondo e vedere cosa il mondo pensasse di me, e per trovare una corrispondenza di me stessa nel mondo. Da adolescente non ho avuto un gruppo di amici forte e ho preferito cercare la mia identità nel mondo esterno.

È andata bene da subito?
No, all'inizio molti scrivevano: "A chi interessa questa condivisione ossessiva di quello che fai?" Con l'arrivo di Instagram però è cambiato il modo di comunicare e le distanze si sono accorciate, anche con i brand. Tutti possono ambire a comunicare qualcosa, sollevare una questione o creare un dibattito. Tutti possono mostrarsi per come vogliono essere, o per come sono: sta a loro la scelta.

Che effetto le fa ritrovarsi alla Mostra del cinema di Venezia?
È un grandissimo onore. Fin dall'inizio delle riprese abbiamo sognato di poter avere la premiere del documentario al Lido e presentarlo al mondo, ma ci sembrava un sogno troppo grande. Non voglio certo paragonarmi ai divi che sono qui, ma mi fa piacere che ci sia curiosità verso il film e verso la mia persona.


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