Un itinerario on the road alla scoperta dell'artista veneto. Al cinema solo per tre giorni, dal 20 al 22 maggio.
di Rossella Farinotti
È un racconto lineare, chiaro e raffinato quello su Palladio che il regista Giacomo Gatti, anche autore della sceneggiatura insieme a Elia Gonella, ha intrapreso. Lineare e senza orpelli proprio come lo stile dell'architetto veneto del Rinascimento che, in questo documentario, viene narrato attraverso episodi e dialoghi che si svolgono parallelamente in contesti diversi, dove il filo conduttore è proprio lui: Palladio, attraverso il suo stile classico, socialmente rivoluzionario e imitato negli anni fino ad oggi.
Dall'Université Libre di Bruxelles, dove l'architetto e docente Gregorio Carboni Maestri introduce ai suoi studenti la figura di Palladio, per poi portarli a Venezia, a "non vedere" - secondo un consiglio di Peter Eisenman - il visibile all'interno della chiesa del Redentore, simbolo di quella peste devastante che, tra il 1574 e il '75, decimò quarantamila morti, fino a giungere, come in un road movie di dialoghi e immagini, oltreoceano alla facoltà di architettura della Yale University, dove Kenneth Frampton e l'archistar Peter Eisenman raccontano le influenze del creatore italiano rinascimentale all'interno del proprio lavoro, fino a ritornare all'interno delle stupende ville palladiane.
A Villa Saraceno Lorella Tonellotto Graham mostra la dimora che custodisce con passione, sostenendo che questi luoghi debbano essere fruiti da chiunque, secondo un'ideale democratico palladiano.