Advertisement
Il mezzo secolo de I pugni in tasca

ONDA&FUORIONDA di Pino Farinotti.
di Pino Farinotti

In foto una scena del film.
Lou Castel (Ulv Quarzéll) (81 anni) 28 maggio 1943, Bogota (Colombia) - Gemelli. Interpreta Ale nel film di Marco Bellocchio I pugni in tasca.

domenica 2 agosto 2015 - Focus

Lo scorso anno uno sprovveduto con cultura e vocabolario da disc jockey, in una manifestazione importante di cinema, rivolgendosi a Marco Bellocchio gli ha detto: "lei adesso è stato scoperto anche dagli americani". Bellocchio ha risposto che gli americani lo avevano scoperto almeno da cinquant'anni. È quasi corretto che un personaggio del genere, parlo del dj non sapesse chi è Bellocchio, se vogliamo è un segnale di distinzione, una sorta di medaglia per il regista. È opportuno che la cultura rimanga in una certa fascia, lontana dalla devastante onda media che ci opprime a tutte le ore della giornata, e che non venga riconosciuta. Non parlo naturalmente del grande schermo, ma del piccolo. Non amo quelle citazioni promiscue e quel sincretismo. Dobbiamo prenderne le distanze, difenderci. Non perdonerò mai quel quotidiano che ha fatto scegliere a Belen Rodriguez due lettere d'amore di John Keats, il magnifico, dolente poeta inglese, per fargliele commentare.

Se dici "cultura" e pensi a I pugni in tasca di Bellocchio, sei completamente nel giusto. Quel film, che compie cinquant'anni è un'opera generale che ha rappresentato un momento drammaticamente intenso, umanamente, socialmente e politicamente decisivo del secolo scorso. Lo ha rappresentato "prima", con una visione anticipatrice impressionante. Siamo nel 1965. L'Italia è ancora il Paese del boom, anche se quel fenomeno di benessere comincia a declinare. Il boom è squisitamente figlio della borghesia ma se la borghesia non produce benessere cosa rimane? Una classe vecchia e inutile, dalle regole superate e dannose, che ostacolano il progresso del mondo.
Una borghesia così è perfetta per essere attaccata e violentata. In quel 1965, dalla terra arrivano segnali forti. In Alabama Martin Luther King organizza la grande marcia per i diritti civili, due anni prima, a Washington, ha tenuto quel discorso storico su un mondo migliore e uguale per tutti, "I have a dream". In Vietnam sbarcano le prime truppe americane, inizio del disastro che conosciamo. Da noi la Mondadori inaugura la magnifica collana degli Oscar, con "Addio alle armi", di Ernest Hemingway: 60mila copie vanno esaurite in un giorno. Gli Oscar, a basso costo, sono una inattesa offerta di cultura agli italiani, che avranno la possibilità di conoscere i giganti della letteratura, da Proust a Mann a Joyce a Kafka, a Pavese, a moltissimi altri. Tre memorie in un mare magnum. Tutto questo non è certo sfuggito al piacentino Bellocchio che dopo aver interrotto gli studi è andato a Roma al Centro sperimentale e lì ha cominciato a inventare. Come studente di cinema pone naturalmente grande attenzione alla fase estetica, ma coltiva tutte le altre, la conoscenza generale delle arti, la passione, persino violenta, nel voler trasmettere indicazioni e ideali e la sua visione del mondo. E poi possiede qualcosa di molto raro per chi fa il cinema, sa scrivere. E così, a 26 anni firma I pugni in tasca uno dei più importanti titoli del cinema italiano, che contiene tutto quanto ho scritto sopra.

Anticipandolo. Il soggetto: Alessandro è un giovane soffocato da un'educazione oppressiva, in un ambiente malamente borghese. Stermina la sua famiglia ma finisce per esserne annientato. L'autore rilancia tutto in chiave quasi metafisica, e fa del "contestatore" un paranoico ma l'artificio è legittimo, se devi tutto estremizzare per rendere irresistibile l'indicazione. Il cinema notò "i pugni" e il suo autore. Soprattutto a posteriori, quando il sessantotto arrivò a dichiarare, drammaticamente, tutte le crisi che Bellocchio aveva intuito con quella sua sorprendente metafora. C'erano state, certo, anticipazioni e ispirazioni. Se ragioni di ribelli non puoi mai prescindere il primo motore, quel "giovane Holden" di Salinger che nel 1951 tutto metteva in discussione. Il ribelle ripreso dai giovani dell'Actor's Studio, come Dean e Brando. Nel 1967 Berkeley diede il primo annuncio di rivoluzione studentesca, ripreso dalla della Sorbona e dalla Statale di Milano. E siamo appunto al sessantotto. Anche Godard, con la sua Chinoise aveva anticipato, l'anno prima. Ma Bellocchio c'era arrivato ancora prima. I pugni in tasca rappresentò un esordio strepitoso; è il film che identifica in assoluto l'autore. A seguire ci sono naturalmente, nell'intera carriera, opere sempre in coerenza con la cultura e la missione dette sopra. Ma la potenza nucleare dei "pugni" rimane a quel titolo. Bellocchio nelle sue fasi, fino a quella matura, dove privilegia contenuti personali e autoctoni, rimane un autore affidabile e garante, nella Storia, e non è poco nel panorama del cinema italiano contemporaneo.

Gallery


{{PaginaCaricata()}}

Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati