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Giants in Milan: La moda

Domani l'anteprima del sesto capitolo della serie in anteprima allo Spazio Oberdan di Milano.


domenica 19 luglio 2015 - News

Film di Pino Farinotti, per la regia di Andrea Bellati. La moda è il sesto capitolo della storia di Milano ideata scritta e condotta, da Pino Farinotti, per la regia di Andrea Bellati, col sostegno e contributo del Comune di Milano, co-prodotta dal MIC. Com'è tradizione dei "GIANTS", partecipano al film i più importanti personaggi legati al tema affrontato. Si parte con un'analogia storica: la moda come nuovo Rinascimento. Gli interventi sono di Beppe Modenese, già presidente della Camera della Moda, l'uomo che di fatto ha inventato la Moda italiana e l'ha resa leader nel mondo. A seguire Mario Boselli, che ha gestito, sempre attraverso la "Camera" quasi tutti i grandi marchi italiani. E poi le grandi firme, nei loro ambienti: Maria Luisa Trussardi, i responsabili di Ferré, la prestigiosa, supersclusiva ditta Curiel madre e figlia. Caraceni, che veste i vip del mondo, i cui abiti sono uno status. E altri sarti e stilisti. Partecipano, secondo il proprio ruolo, Ferruccio de Bortoli, Francesco Alberoni, Alfonso Signorini, l'economista Marco Eugenio Di Giandomenico. Ornella Vanoni, milanesissima, racconta se stessa, la propria immagine, dal Piccolo Teatro, e canta "Ma mi" di Strehler. Sequenza da "Beau Brummel" l'inglese che, come nessuno, rappresenta l'eleganza. Interpretato da John Barrymore, il lord Brummel di Hollywood. La moda viene contestualizzata nei decenni: la grande eleganza dettata dal cinema hollywoodiano; i jeans imposti dai giovani nel dopoguerra, il decennio della contestazione che innescò, per reazione, la "Milano da bere", trionfo dei grandi stilisti. Il tutto: squisitamente milanese. Due stralci "virgolettati" di personaggi che sono intervenuti. Ferruccio de Bortoli: «L'immagine che mi colpisce di più è che Milano è un insieme di capitali diverse, e nei momenti migliori della sua storia ha saputo legare queste diverse eccellenze con un tratto comune, la moda per esempio.»
Sociologicamente ineccepibile la lettura di quel periodo di Francesco Alberoni: «La fine degli anni sessanta e l'inizio degli anni settanta a Milano sono stati molto turbolenti perché si sono succeduti tre movimenti. Quelli giovanili di origine nordamericana, il movimento studentesco diventato subito marxista, poi si aggiunge un movimento sindacale... mettiamoci anche le femministe e altre cose, che hanno creato un clima di violenza. Però la città era stanca ... brigate rosse, prima linea, queste cose, e si era preparata a un rinnovamento. Alla fine degli anni settanta esplode la moda italiana con un impressionante riscontro del pubblico. Di colpo, la città violenta è diventata la città elegante.»

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