L'attrice indiana ospite al River to River di Firenze.
di Teresa Nannucci
So that's exactly like Indians!": Shabana Azmi, attrice e attivista indiana, nota in Italia soprattutto per Fire e La città della gioia, commenta così il tipico ritardo italiano, in occasione della sua prima conferenza stampa fiorentina. L'attrice si trova infatti a Firenze in qualità di ospite d'onore del River to river Florence Indian Film Festival.
Lei è una donna molto impegnata nel sociale, sia come incaricata di Action Aid in India che contro la violenza delle donne o le spose bambine, problema riportato all'attenzione di tutti dagli ultimi fatti di cronaca. Come si rapporta con questa piaga sociale?
Sono nata in una famiglia di intellettuali, in cui i diritti delle donne sono sempre stati dati per scontati. A 19 anni ho scoperto che ciò che io davo per certo, non valeva per tutto il mondo. L'India vive diversi secoli in parallelo, davanti a donne a capo del governo ci sono uomini che ancora comandano le donne nelle famiglie, ma è vero che la violenza sulle donne è un problema di ordine globale. Ci deve essere tolleranza zero verso questi fatti: non sono i soldi a determinare il progresso di un Paese, bensì la crescita umana e qualsiasi forma d'arte può creare i presupposti per rendere possibile questo cambiamento. Essendo in una posizione molto privilegiata sento ancora più responsabilità per risolvere questo problema.
C'è un attore o un regista italiano con cui vorrebbe lavorare?
Non vi posso dire il nome, altrimenti rivelo la mia età! A parte gli scherzi mi sarebbe piaciuto lavorare con Marcello Mastroianni. Ho però lavorato con Roberto Benigni in Il figlio della Pantera Rosa.
La ricezione del cinema in Italia è molto diversa da quella indiana. Quali crede siano le differenze maggiori tra le due realtà?
Adesso il cinema indiano è diventato più sicuro di sé e ha smesso di scusarsi per l'abbondanza di musica e balli, ma film come Ladri di biciclette o la Nouvelle Vague hanno avuto ripercussioni in tutto il mondo, anche in registi come Satyajit Ray. Dobbiamo smettere di rigettare ciò che non capiamo e di separare nettamente le varie realtà: in un mondo sempre più globalizzato, dobbiamo interagire tra culture diverse.