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Busan 2013, un intenso sabato festivaliero

Comici sessualmente confusi e adolescenti difficili.
di Emanuele Sacchi

In foto il regista Amos Gitai durante la conferenza stampa di presentazione del suo film.
Amos Gitai (73 anni) 11 ottobre 1950, Haifa (Israele) - Bilancia. Regista del film Ana Arabia.

sabato 5 ottobre 2013 - News

Un intenso sabato festivaliero a Busan. Un giorno in cui il BIFF mescola le carte, a partire dal meno atteso degli eventi. La proiezione d'onore nello scenario del BIFF Theater tocca infatti a Me, Myself and Mum, commedia franco-belga sulla confusione sessuale e sul complesso d'Edipo da cui è afflitto un eccentrico personaggio, incarnato dal comico emergente Guillaume Gallienne, già visto in Marie Antoinette di Sofia Coppola, qui nel doppio ruolo di attore e regista. Una scelta curiosa e insolitamente extra-asiatica per il proscenio del BIFF Theater e un chiaro segno della volontà della manifestazione di smarcarsi dalla prevedibilità.
Il "Gala Presentation" del giorno tocca a Ana Arabia di Amos Gitai, già in concorso a Venezia, dove ha diviso pubblico e critica; suscita curiosità l'accoglienza sudcoreana nei confronti di una storia sull'impalpabile zona grigia che divide Israele e Palestina, un confine altrettanto turbolento e inquietante di quello del 38° parallelo coreano. Un messaggio di impossibile unione, condensato in un piano sequenza unico di 80 minuti.
Curiosità destinata a crescere di fronte alla proiezione di Via Castellana Bandiera di Emma Dante e al pensiero di cosa possa trasparire della realtà della vucciria di Palermo a così tanti chilometri di distanza; giornata ricca di Italia in generale, considerate le proiezioni de L'arbitro di Paolo Zucca - in gara sia nella sezione "Flash Forward" che in quella parallela dell'assegnazione del "Busan Bank Award" - e de Il futuro di Alicia Scherson, già insignito di un premio al Festival di Rotterdam. Seppur quest'ultima regista sia di nazionalità cilena, infatti, c'è molta Italia nel suo delizioso omaggio a Cinecittà e al mondo dei peplum e di Maciste.
Tra gli eventi della giornata spicca "Meeting of Eastern & Western Zombie Cinema", incontro tra Sabu e Richard P. Rubinstein: il primo presenta qui a Busan Miss Zombie, caustica visione dell'umanità che vede negli zombi - perfettamente in linea con la poetica romeriana - una chance di riscatto per la razza umana anziché un nemico da abbattere. E quale migliore interlocutore di Rubinstein, venuto a presentare la prima di Dawn of the Dead 3D, per approfondire punti di contatto e divergenze tra morti viventi di Occidente e Oriente?
Si fa già un gran parlare di Tamako in Moratorium, in cui Yamashita Nobuhiro ritorna ai fasti di Linda Linda Linda: il ritratto di un'adolescente attraente e difficile, raffigurata con il verismo e la sensibilità tipici del giovane regista, eterna promessa del cinema giapponese. Coraggiosa, specie se si considera il potere della Samsung in Corea del Sud, la denuncia di Kim Tae-yun in Another Family: il film racconta il sogno di Sang-gu, assunto alla Samsung Semiconductor, che si trasforma in incubo quando gli viene diagnosticata una leucemia. La battaglia legale che Sang-gu, insieme a colleghi colpiti da un male analogo, combatterà contro la multinazionale rivela la spregiudicatezza di un'azienda priva di limiti quando si tratta di privilegiare il proprio business. Infine ritrovo conciliante per tutti i cinefili accorsi al Busan Film Festival di fronte alla proiezione speciale dell'immortale opera di Chang Cheh Mantieni l'odio per la tua vendetta, meglio noto internazionalmente come One-Armed Swordsman. La parabola dello spadaccino con un braccio solo rivive ancora una volta nello splendore del suo restauro, dopo aver ispirato generazioni di registi action di Oriente e non solo (The Blade di Tsui Hark, L'uomo dai pugni di ferro di RZA tra i tanti).

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