È un verdetto sorprendente, ma anche molto condivisibile e soprattutto libero da scelte dettate da logiche di potere. Cesare deve morire dei fratelli Taviani, vincitore dell'Orso d'oro all'ultimo Festival di Berlino, sarà il portabandiera italiano agli Oscar, dopo aver sconfitto quelli che sembravano i due favoriti (anche soltanto per il fatto di essere distribuiti da Raicinema), Reality e Bella addormentata. Lo ha deciso la commissione istituita dall'Anica e che vedeva impegnati Angelo Barbagallo, Nicola Borrelli, Francesco Bruni, Martha Capello, Lionello Cerri, Valerio De Polis, Piera Detassis, Fulvio Lucisano e Paolo Mereghetti.

Come ogni anno, va ricordato che il candidato italiano (meritevole o meno, a seconda delle opinioni) dovrà affrontare una concorrenza durissima, fatta di più di 60 titoli e che vede al suo interno pellicole premiatissime. Basti pensare ad Amour di Michael Haneke, capace di vincere la Palma d'oro a Cannes, e che probabilmente (anche per il regolamento dell'Academy, che permette di ripescare pellicole meritevoli da parte di un comitato ristretto) ripeterà almeno il risultato de Il nastro bianco, in grado di entrare nella cinquina dei candidati qualche anno fa.

E che dire di Quasi amici che, oltre a essere il film in lingua francese dai maggiori incassi di sempre, potrà usufruire del supporto della Weinstein Company, che tanto successo ha sempre avuto agli Oscar, come dimostrato quest'anno sempre con un prodotto francese, The Artist? Senza dimenticare altri titoli apprezzati in giro per il mondo, come il coreano Pietà e l'israeliano Fill the Void (entrambi premiati a Venezia), il danese A Royal Affair, il tedesco Barbara, lo svizzero Sister, il rumeno Oltre le colline e il bosniaco Children of Sarajevo, in attesa che questo elenco venga completato la prossima settimana. Insomma, comunque vada, ricordiamoci sempre che esistono gli altri candidati e magari sono pure di alto livello.