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Jean Reno, anche i duri piangono

Commozione e ricordi per l'attore francese, ospite a Giffoni.
di Fiorella Taddeo

In foto Jean Reno.
Jean Reno (Juan Moreno y Herrera-Jiménez) (75 anni) 30 luglio 1948, Casablanca (Marocco) - Leone.

domenica 22 luglio 2012 - News

Quando le luci della sala Truffaut si accendono, Jean Reno ha gli occhi lucidi. Pochi minuti prima ha visto scorrere sullo schermo del Festival di Giffoni le immagini di alcuni dei suoi film più celebri, intervallate dalle dichiarazioni di stima di giovanissimi fan. "Sono molto commosso, non potete neanche immaginare quanto" sussurra ed un boato di applausi dà il via a uno degli incontri più attesi dai piccoli giurati della 42esima edizione della kermesse dedicata al cinema per ragazzi. La sala contiene a malapena la folla di giovani provenienti da cinquanta paesi diversi. Tunisini, cinesi, russi, svizzeri fanno a gara per chiedere alla star franco-andalusa del successo di Léon, in ci recitò con l'allora tredicenne Natalie Portman ("ricordo quando l'ho vista per la prima volta - dichiara - ero convinto che avrebbe fatto strada. La vedo spesso a New York"), o di quando decise di diventare attore ("avevo dodici anni e non ne parlai con i miei genitori, il cinema era un qualcosa di troppo distante dalla loro cultura. Ho preferito prima fare e poi parlare"). A tutti Jean Reno indirizza saluti nelle loro differenti lingue. Ricorda l'affetto che lo lega all'Armenia, terra di origine di uno dei suoi più cari amici, intona canzoni argentine, loda le qualità del popolo giapponese "romantico e rispettoso del lavoro". Curioso, attento alle domande, non si ferma un attimo tanto sul palco del Giffoni Experience, come nella vita. Già lunedì sarà, infatti, a Parigi per l'inizio delle riprese di una nuova serie tv poliziesca in cui interpreta un agente inflessibile, impegnato a risolvere casi di omicidio. Il serial è co-diretto dal regista canadese René Balcer (vincitore di un Emmy per Law & Order), Charlotte Sieling, Stefan Schwartz e Kristoffer Myholm. "Ho deciso di farla perché è in inglese e potrà così essere distribuita in tutto il mondo - spiega - Parigi sarà come un vero e proprio personaggio di tutta la storia". E non sono passati due mesi da quando ha finito di girare in Connecticut il film esordio alla regia dell'attore Christian Camargo, tratto da "Il gabbiano" di Cechov, in cui ha la parte del dottor Louis e recita al fianco di Katie Holmes e William Hurt. "È un film indipendente - sottolinea - Negli Stati Uniti le produzioni non gestite dalle grandi major sono numerose e riescono a dare vitalità all'industria cinematografica, altrimenti in balia di grandi blockbuster che funzionano come marchi sicuri". Al momento non ci sono progetti con registi italiani, dopo le passate esperienze con Marco Ferreri, Michelangelo Antonioni e Roberto Benigni. Smentisce, infatti, le voci che lo vorrebbero nel progetto televisivo di Aurelio de Laurentiis ispirato a "Io uccido", il bestseller di Giorgio Faletti. "Ogni anno a Cannes si legge sempre di film con Jean Reno - scherza - ma non sono veri. Mi piacerebbe, invece, tornare a lavorare con Roberto Benigni. È un angelo, non un normale essere umano. Ricordo di quando mi chiamò per propormi il soggetto de La tigre e la neve. Accettai subito, senza neanche leggerlo: lui è Benigni". E sarebbe prontissimo a collaborare nuovamente con Luc Besson, artefice dei successi di Le grand bleu, Nikita e, ovviamente, di Léon. "Non sono d'accordo con chi lo etichetta e lo snobba come il più hollywoodiano dei registi europei – commenta - Luc fa quello che si sente e non imita nessuno. E poi molti cineasti del Vecchio continente hanno, decenni fa, costruito, con le loro pellicole, il mito di Hollywood, una città che vive di cinema. Trovo sia una forma di pigrizia affibbiare queste definizioni. L'importante è fare ciò che amiamo. Lasciamo agli altri le etichette". A suo agio nelle commedie (è adesso sugli schermi italiani con Chef di Daniel Cohen), come nei film d'azione (è in cantiere un progetto con il regista cinese Johnnie To, che ha diretto nel 2009 il suo amico Johnny Hallyday), si concede di tanto in tanto anche al doppiaggio. Dopo Giù per il tubo del 2006, ha prestato la sua voce al personaggio di un orco nel cartoon indipendente Il giorno del corvo, opera di un team di giovanissimi videomaker francesi. "Quando torno a New York - conclude - dirò a Robert De Niro (coprotagonista in Ronin) che oggi era qui con me insieme a voi. Magari così ritornerà a Giffoni dopo esserci stato nel 1982".

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