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Non sei ateo, niente Palma

Una messa non vale Cannes.
di Pino Farinotti


domenica 15 maggio 2011 - Focus

È importante una premessa, dove devo ripetermi su Moretti. Ribadisco, ancora il solito concetto, che Moretti è una delle rarissime prove dell'esistenza in vita del cinema italiano. Di Habemus papam, a suo tempo ho molto scritto, ecco uno stralcio della lettera aperta che indirizzai al regista:
"trattasi di film esportabile, e avrà quel destino, e sono sicuro che le farà vincere premi importanti, come le è successo con La stanza del figlio, a parer mio uno fra (diciamo 2 o 3) i più bei film italiani dell'era recente. "Habemus" è una macchina che non perde un colpo o ne perde pochissimi: il sorriso, il grottesco, gli attori, le metafore e quella sua storica strafottenza che può piacere o meno ma è senz'altro intelligente, ed è ciò che conta. Ci sono momenti da stralciare per lezioni di cinema, ogni battuta ha il peso e il suono giusti. Nel "contesto Moretti" naturalmente..."

A Cannes nel quadro della presentazione del suo film, Nanni Moretti si è dichiarato ateo, poi ha pianto dopo essersi preso dieci minuti di applausi. Le parole esatte sono state "Grazie a Dio sono ateo". È lo stralcio di una citazione di Luis Buñuel, dichiarata da Moretti naturalmente, che integrale, recita così: "Io sono profondamente ateo, e non ho nessun tipo di problema religioso. Anzi, attribuirmi una tranquillità spirituale di tipo religioso significa non capirmi, e poi offendermi. Non è Dio che mi interessa, ma gli uomini".
È un pronunciamento quasi sacro per molti (non tutti, certo) artisti nelle ultime epoche, certamente lo è adesso per (quasi tutti) i cineasti di questa epoca. Il segno della croce è qualcosa che ormai lo fanno i calciatori in campo, ma non vale, non è cultura, trattasi solo... di calciatori. La cultura generale, soprattutto quella del cinema fa parte dell'apparato della sinistra. È una coccarda della sinistra. Naturalmente poi ci sono le differenze, di qualità e di quantità. E comunque, da sempre all'"artista" appartiene la cultura progressista, la denuncia, l'indignazione per dirla alla Bertolucci, e anche la reazione e la ribellione. Sono sentimenti e codici legittimi e consolidati. Aggiornati all'oggi formano un cartello le cui schede sono conosciute. Il progressista – parliamo di noi - ha una visione del mondo diversa rispetto... all'antagonista, diciamo così. La visione, la diversità, le schede, si riflettono sui soliti temi: gli stranieri, lo spinello, i gay, Vendola e Berlusconi, la magistratura, i media, eccetera. Sappiamo. Prendiamo dunque un modello di progressista e di artista, pertinente, canonico: il cineasta appunto. E riferiamoci all'oggi, nomi di questi giorni, pronunciati, premiati: Bertolucci, che ha ottenuto la Palma alla carriera, Bellocchio che avrà il Leone alla carriera, e Moretti a Cannes, appunto. Canonici autori di sinistra. E autori atei. Ecco, "ateo" è una scheda indispensabile del cartello. Diciamo che fino a non molto tempo fa essere ateo era facoltativo, adesso invece è obbligatorio. Alla tua personalità di autore manca qualcosa se non sei ateo. Manca qualcosa di importante che non ti viene perdonato. Soprattutto, appena ne hai l'occasione, devi dichiararlo. È un dovere, preciso, di quella cultura in questo momento. Non ci devono essere equivoci o dubbi. Rispondendo, annoiato, alle domande dei giornalisti sul tema, dopo aver fatto la sua dichiarazione canonica, detta sopra, Moretti ha aggiunto: "Ho avuto un'educazione cattolica ma senza esagerazioni, però nei film non si sente quella voglia di andare contro chi è rimasto profondamente cattolico".

Corti
Qualche tempo fa ero presente alla premiazione di un concorso di "corti". Il giovane regista vincitore (non faccio nomi), stava per ritirare una targa. Qualcuno, forse chi aveva messo soldi nel corto, gli ha detto: "ricordati di dire qualcosa contro il governo, e che sei ateo". "Ma io non sono ateo", ha detto il regista, "dillo lo stesso" ha concluso il "produttore". È interessante.
E qui devo proprio denunciare un'anomalia: sono un autore e non sono ateo. Anch'io ho avuto un'educazione cattolica senza esagerazioni. Si può essere progressisti, aver fatto il sessantotto e poi tutto il resto, e non essere atei. È una citazione personale, e non starebbe bene, ma è utile. Uno dei miei romanzi più recenti, L'eroe, comincia così:

"Non so se quando verrà il momento la mia anima si alzerà trasparente, con gli occhi e con le gambe, per volare verso il suo destino. A volte mi sembra impossibile, e ridicolo. Non so se tutto ciò che abbiamo inventato, l'incanto e l'impegno, e l'altra vita, motivata con tanta diligenza e passione, possa essersi autoprodotto per finire invece rinsecchito e inerte nella terra, senza promesse. Anche questo mi sembra impossibile, a volte".

È una posizione di dubbio. Credo che appartenga a molti, a moltissimi, forse alla maggior parte, anche degli artisti, anche dei progressisti. Soprattutto appartiene a chi ha avuto un'educazione cattolica. Quella "cosa" imbarazzante che ti viene instillata nella prima età, si sa, si conficca nella tua coscienza a tale profondità che poi è molto difficile, quasi impossibile, toglierla di mezzo, anche se lo decidi. Un piccolo, deprecabile, residuo antropologico rimane lì. Però se sei cineasta, se sei Moretti, non puoi dirlo. Non è difficile immaginare un regista in Francia, culla dell'illuminismo, che dichiarasse "sono credente". Dei dieci minuti di applausi nove rimarrebbero nell'aria. E allora tanto vale la dichiarazione dovuta, tanto vale l'omologazione, anche a costo di un piccolo imbarazzo (che diranno mamma e papà, dovunque siano). Mai e poi mai la Palma d'oro sarà concessa a un credente. E una messa non vale Cannes.

Guardingo
Moretti dice dunque "sono ateo". Non gli credo. E come scrittore (dubbioso), mi piace immaginare Nanni che la mattina presto, guardingo, con poca gente in giro, entra in una chiesa lontana dalla Croisette, si fa il segno della croce e si porta davanti a un crocefisso. Dopo un bel Padre Nostro recitato con tutti i sentimenti, concentrato, pregherà:

"Signore, sii indulgente, devo dirlo che sono ateo, ma tu sai che non è vero. L'apostasia (Moretti è colto) è certo un peccato ma veniale, perchè nel mio caso è solo una bugia. Se fossi davvero ateo, allora sì sarebbe mortale. Così perdonami se l'ho detto e se magari continuerò a dirlo. Lo so, una Palma l'ho già vinta, a un'altra, mi insegni, potrei anche rinunciare. Ma quel film mi è costato tanto impegno. A proposito, perdonami anche per Habemus papam, ma questa è una faccenda più complicata. Te ne parlo un'altra volta. Ma verrà, vedrai il momento di una... riconversione, se posso chiamarla così, quando non avrò più ambizioni o il talento sarà esaurito, e i politici non mi tireranno più la giacca. Ma anche allora saprai che sarà sempre stata una simulazione, sarà stato cinema. Io ho sempre creduto in te. Proteggi me e i miei cari."

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