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L'eroe di un cinema in punta di piedi

Gianni di Gregorio ha presentato Gianni e le donne alla Berlinale.
di Giovanni Bogani

Gianni Di Gregorio con la figlia e attrice Teresa.
Gianni Di Gregorio (75 anni) 19 febbraio 1949, Roma (Italia) - Acquario. Regista del film Gianni e le donne.

domenica 13 febbraio 2011 - Incontri

Gianni Di Gregorio è il regista più anomalo del panorama italiano. Non ha il piglio da eroe di Nanni Moretti, l'aria da artista severo di Marco Bellocchio, il piglio travolgente e sardonico di Paolo Virzì. Lui è dimesso, dolce, tranquillo, sorridente. Eroe di un cinema in punta di piedi. A misura di quartiere. Il suo, Trastevere. Un cinema di bar, negozi di fruttivendolo, interni "normali", sentimenti normali che diventano straordinari.
Un primo film da regista a quasi sessant'anni: e Pranzo di ferragosto diventa la sorpresa del 2008, trova un suo pubblico che ride, si intenerisce, si commuove. Adesso, con Gianni e le donne, Gianni Di Gregorio torna a raccontare la gente qualunque, e i sogni affettivi, l'inquietudine sentimentale di un timido sessantenne. A Berlino, il film viene visto al cinema International, enorme cinemone di quella che una volta era Berlino Est.

Di Gregorio, ma che effetto fa presentare il proprio "piccolo" film alla Berlinale?
Eh, fa paura, naturalmente. Però, coltivo sempre una piccola speranza: che le storie molto 'locali', come la mia, quelle in cui racconti praticamente la tua vita, le tue strade, la gente intorno a te, possano avere un respiro universale. Che anche un berlinese possa riconoscersi nei miei personaggi.

Dopo il successo di Pranzo di ferragosto, quanto era grande il peso delle aspettative per il secondo film?
Era enorme. E allora mi sono detto: non devo cambiare, devo continuare a sentirmi libero, a fare il cinema che sento mio. Per fortuna, questa storia la stavo covando dentro già da tempo, non mi è stata imposta da nessuno, e non certo dalla fretta di replicare un successo.

Quando è che ha iniziato a pensare a questa storia?
Era già da un po' di anni che mi rendevo conto di non essere più guardato dalle donne, di essere come invisibile. Poi è venuto 'Il pranzo di ferragosto' e mi sono detto: adesso mi conoscono, mi parleranno con più interesse le donne.... Invece niente! E allora ho capito che ero proprio in un momento difficile, che a sessant'anni le donne non ti guardano proprio più. E che invece hai ancora desideri, hai dei sogni. E ho fatto un film su questi desideri, questi sogni.

C'è molta cucina nei suoi film. Molti bicchieri di vino bianco. Molto piacere del cibo, anche qui. Ma quali sono i cibi che cucina meglio?
Ride: Faccio dei primi molto buoni, e anche gli arrosti. Mi piace molto cucinare, e mi piace quel momento in cui stai preparando qualcosa per gli altri, con un bicchiere di vino bianco a portata di mano... Sempre bianco, naturalmente!.

Lei rappresenta la vita quotidiana, tranquilla. Il contrario dei grandi film d'azione americani. Ma è stato difficile far accettare il suo cinema?
Beh, qualche volta sì, mi sono sentito anche isolato. Ma mi fa piacere, se lei mi dice che riesco a raccontare le cose di tutti i giorni, la vita vera. Perché è questo ciò che voglio raccontare.

La crisi del sessantenne che guarda tutte le donne, nel suo film, quanto ha di somiglianza con la crisi di un settantaquattrenne?
Ride, di nuovo: Ah, beh, è una coincidenza pazzesca, e adesso lo so che tutti i tedeschi mi domanderanno di questo, come se noi italiani non pensassimo ad altro... e in effetti un po' è vero! Ma tra il mio film e la cronaca c'è solo una coincidenza.

Ma lei come sessantenne come si rapporta alle donne?
Io? Sono molto timido, in realtà, e non faccio niente per sembrare diverso da come sono. Mi fanno ridere quelli che a sessant'anni fanno i pesi: tanto, anche se fai i pesi una trentenne mica ti guarda più!.

Il suo modello di regista?
Woody Allen, perché mi ha fatto capire i luoghi dove vive con i suoi film. E perché con le sue storie personali, di uno che nasce a Brooklyn, ebreo americano, ha raccontato anche di me.

Nel film recita la sua vera figlia?
Sì, se ne è accorto? Ho messo in scena proprio la storia che viveva lei da anni, col suo fidanzato, che è diventato in pratica mio figlio adottivo. Quando si lasceranno, ci vedremo di nascosto io e lui!.

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