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Storia "poconormale" del cinema: puntata 87

Una rilettura non convenzionale della storia del cinema.
di Pino Farinotti

1949 - Jennifer Jones è la Madame Bovary di Vincente Minnelli
Jennifer Jones (Phyllis Flora Isley) 2 marzo 1919, Tulsa (Oklahoma - USA) - 17 Dicembre 2009, Malibu (California - USA). Interpreta Emma Bovary nel film di Vincente Minnelli Madame Bovary.

venerdì 22 ottobre 2010 - Focus

Sequenze e modelli: dal libro al film
Un promemoria necessario: "è di questi giorni una notizia che arriva dalla Russia. Una fondazione intitolata a Lev Tolstoj, che ha sede a Jasnaja Poljana, non lontana da Mosca, dove visse il grande scrittore, in occasione della celebrazione della sua morte ha decretato che i Magnifici Sette della letteratura di ogni tempo sono: Dante, Shakespeare, Cervantes, Goethe, Hugo, Joyce, Tolstoj."

Nei numeri precedenti ho rilevato il rapporto del cinema coi Magnifici Sette. A commento della classifica stilata dai russi nella puntata ottanta ho scritto: "...Non c'è alcun dubbio che si tratti di giganti. Ed è benemerita la selezione, anzi, coraggiosa, perché non è davvero facile assumersi responsabilità così assolute. C'è sempre l'aspetto dei... dimenticati. Ma per affrontare una dialettica in quel senso non basterebbe lo spazio di una Treccani. Premetto che questa classifica è per me un richiamo irresistibile, parlo di cinema e di rapporto naturalmente. Poi un paio di indicazioni di getto, che credo legittime, voglio concedermele. Manca il Magnifico... più "magnifico", Omero. Può darsi che i compilatori lo abbiano ritenuto troppo lontano, una sorta di preistoria, di antropologia peraltro con contorni un po' nebulosi, come se Omero fosse un marchio più che un autore che si metteva a tavolino..."

Ottocento
Dopo l'indiscutibile Omero, un altro inserto legittimo rispetto alla nobile classifica dei russi è il nome di un francese dell'ottocento. Quel secolo è letterariamente, anzi, artisticamente fondamentale, anzi "guida". Anche in chiave di discrezionalità, dico che il nome di Gustave Flaubert non è in discussione. Siamo comunque nel quadro e nella qualità dell'assoluto. A Flaubert (1821-1880) appartengono due titoli eroici, L'Educazione sentimentale e Madame Bovary. Rappresentano un momento di evoluzione del linguaggio letterario universale. Flaubert racconta con stile concreto ed essenziale. Non si pone come giudice dall'alto, lascia che sentimenti e vicenda emergano dalle azioni e dal dialogo dei personaggi. Non commenta attraverso introspezioni e astrazioni. Significa semplicemente aver anticipato di molti decenni lo stile del romanzo. Di fatto Flaubert è un autore oltre l'ottocento. C'è un dato indicativo, preciso in questo senso. L'edizione definitiva dei Promessi sposi è del 1840, quella di Madame Bovary del 1856. Naturalmente nulla va tolto al gigante Manzoni, ma in chiave di stile, non occorre essere critici letterari per rilevare l'enorme differenza di modernità fra i due romanzi. In questo senso Flaubert anticipa anche il suo connazionale Hugo, eletto fra i Magnifici 7. E c'è un altro dato, squisitamente cinematografico, davvero funzionale.

Manhattan
In Manhattan, Woody Allen è uno scrittore quarantenne coi soliti problemi di personalità, come sempre frastornato da nevrosi e contraddizioni, a cominciare da una compagna, Tracy, diciassettenne. Una sera decide di guardare dentro se stesso, un riesame. Disteso su un divano, detta al registratore un'indicazione importante: "Beh, devo essere ottimista. Va bene, dunque, perché vale la pena di vivere? Ecco un'ottima domanda. Beh, esistono al mondo alcune cose, credo, per cui valga la pena di vivere. E cosa? Ok. Per me... io direi... il buon vecchio Groucho Marx, tanto per dirne una, e Joe DiMaggio e... il secondo movimento della sinfonia Jupiter... Louis Armstrong, l'incisione Potato Head Blues... i film svedesi naturalmente... L'Educazione sentimentale di Flaubert... Marlon Brando, Frank Sinatra, quelle incredibili... mele e pere dipinte da Cézanne, i granchi da Sam Wo, il viso di Tracy...
Allen ebreo colto di New York, innamorato della cultura francese cita un unico libro, quello di Flaubert. Credo che Woody alla fine meriti più credito... dei russi.

Velleitario
Comunque L'Educazione sentimentale ha una sola traduzione in cinema, del 1961, di Alexandre Astruc, un regista più velleitario che bravo. È la storia dell'ambizioso Frédéric Moreau, che a Parigi rincorre le speranze di tutti i successi, sentimentali, economici e artistici. Il regista sposta la storia di un secolo, e molta dell'efficacia va perduta. Anche perché "L'Educazione sentimentale" è un testo di letteratura vera, non semplice da tradurre sullo schermo. Non è un Tre moschettieri, che Dumas sembrò scrivere pensando che un giorno sarebbe arrivato il cinema. Madame Bovary è un buon unicum nel senso che il romanzo si sposa correttamente coi film. Il cinema ne offre tre versioni di livello. Emma Bovary, moglie di un medico di provincia che sogna una vita diversa e amori diversi e vede fallire tragicamente le proprie speranze, è affrontata da grandi autori. Del 1933 è l'edizione di Jean Renoir, con Valentine Tessier. Il grande maestro francese non fu mai del tutto felice di questa sua opera. Gli parve di non riuscire a interpretare alla perfezione un testo che invece era perfetto. Vincente Minnelli diede il ruolo alla magnifica Jennifer Jones, nel 1949, e riuscì a trattenere la cifra enfatica della Hollywood di quegli anni attribuendo alla storia un ottimo realismo. Nel 1991, un altro grande, diede il ruolo alla complessa e "francessissima" Isabelle Huppert. Gran parte della critica considera questa versione la migliore. Chabrol aveva trovato la giusta mediazione fra regia e scrittura. Da grande talento francese, com'era stato Flaubert.

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