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Horror Frames: Benvenuti a Zombieland

Ovvero quando gli zombie fanno (anche) ridere.
di Rudy Salvagnini

La zombie comedy
Jesse Eisenberg (Jesse Adam Eisenberg) Altri nomi: (Jesse Adam Eisenberg ) (40 anni) 5 ottobre 1983, New York City (New York - USA) - Bilancia. Interpreta Columbus nel film di Ruben Fleischer Benvenuti a Zombieland.

martedì 5 ottobre 2010 - News

La zombie comedy
La zombie comedy è stata per anni un sottogenere dai risultati poco significativi, popolato da film poco spiritosi che non trovavano una vera ragion d'essere se non quella meramente commerciale. Spesso demenziali e tirate via, erano, con le dovute eccezioni, pellicole assolutamente dimenticabili: per segnalare giusto qualche titolo si possono citare I ragazzi del cimitero, Zombie News o anche il nostro Io zombo, tu zombi, lei zomba che qualche risata la strappava. Migliori erano quegli esempi nei quali la commedia fungeva da elemento importante ma non principale, come nel caso del riuscito Il ritorno dei morti viventi di Dan O'Bannon che però già nel suo primo seguito (immaginativamente intitolato Il ritorno dei morti viventi 2), molto più comedy, cadeva nel risibile e nel trascurabile. Un altro esempio almeno parzialmente riuscito è il simpatico Giovani diavoli di Rodman Flender, con i suoi zombie giovanili e rilassati.
Negli ultimi tempi le cose sono cambiate con film assai diversi tra loro, ma tutti validi: capaci di far ridere e di sostenere adeguatamente anche l'aspetto horror per quel che può servire allo sviluppo narrativo e, per contrasto, alla valorizzazione delle gag. L'alba dei morti dementi e Fido (del quale abbiamo già parlato) sono ottimi esempi di riuscita nel difficile mix tra risate e spaventi (funzionali).
Benvenuti a Zombieland - in uscita in dvd in Italia - si inserisce con successo nella scia con un tocco di cinica leggerezza. La storia è estremamente esile, quasi uno schema tipico del quale servirsi per inserirvi situazioni bizzarre e gag spassose: un misterioso contagio virale trasforma gli esseri umani in zombie assetati di sangue. Il giovane Columbus - che racconta la storia con tanto di voce fuori campo - pensa di essere l'unico sopravvissuto, grazie a una lunga serie di regole comportamentali di sopravvivenza che si è imposto. Si deve ricredere quando trova lo spavaldo e spregiudicato Tallahassee che scorrazza per la città a bordo di una fuoriserie e si unisce a lui per un viaggio che diventa ben presto senza una vera meta, tra devastazioni e morte. Columbus vorrebbe tornare nella città dei suoi ma apprende che è stata totalmente distrutta, Tallahassee cerca più prosaicamente un particolare tipo di merendine, ma non le trova mai. Durante una sosta, i due incontrano una coppia di sorelle: Wichita, la più grande, chiede loro aiuto per eliminare la più piccola, Little Rock, morsa da uno zombie e quindi in procinto di trasformarsi. È però un trucco per beffare i due maschi creduloni e impossessarsi delle loro armi e della loro auto. Ed è anche l'inizio di una spericolata scorribanda in una nazione devastata, tra i totem del capitalismo che fu, in una rivisitazione di ciò che resta del sogno americano trasformatosi in un incubo di decadenza.
La metafora sull'attuale situazione politica americana è evidente, ma non è l'aspetto principale. Il film vuole soprattutto intrattenere e divertire. Ci riesce con facilità, grazie a un ritmo vivace, a una regia attenta e spigliata e soprattutto a un insieme di trovate azzeccate che rasentano più volte la genialità. La migliore è quella che vede protagonista Bill Murray nei panni di se stesso: avendo capito che gli zombie non fanno nulla agli altri zombie, per continuare una vita comoda e tranquilla (e anzi più agevole: come sottolinea, non trova più la coda alle buche del campo da golf) si trucca perfettamente da zombie. La trovata non è inedita, ma il modo in cui è realizzata la rende irresistibile. Il tono generale del film è divertito, nostalgico per i bei tempi di una volta, ma anche di pacata accettazione della catastrofe: anche nel disastro si può trovare un modo di confrontarsi positivamente con la realtà, naturalmente a patto di sopravvivere. Non c'è tempo per annoiarsi: il ritmo è sostenutissimo, tra massacri di ogni genere, battute e richiami alla realtà. Forse il gioco è sin troppo esteriore e manca talvolta di profondità, ma il divertimento è assicurato e questo è già un motivo più che sufficiente per vedere il film.
Il cast è ottimo, guidato da un Woody Harrelson scatenato e perfettamente in parte. Harrelson ha dimostrato di poter recitare con convinzione anche personaggi ricchi di umanità inseriti in un contesto realistico (come nel melodrammatico North Country - Storia di Josey), ma è chiaro che la sua esuberanza attoriale trova pane per i propri denti nelle situazioni eccessive e questo ruolo gli va a pennello.
Pur avendo un discreto background televisivo, Ruben Fleischer è qui all'esordio cinematografico come regista e se la cava con abilità e stile, aiutato dalla briosa sceneggiatura di Rhett Reese (anche lui con trascorsi eminentemente televisivi, più il modesto Cruel Intentions 3) e Paul Wernick, co-creatore con Reese della breve serie comico fantascientifica Invasion Iowa con il mitico William Shatner (il capitano Kirk della serie originaria di Star Trek) a farsi bonariamente gioco di se stesso.
Il successo di pubblico negli Stati Uniti è stato notevole: Benvenuti a Zombieland avrebbe meritato un'uscita in sala anche da noi.

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