A 85 anni ci lascia una vera e propria icona della televisione tedesca.
Addio, ispettore
Fra gli infallibili risolutori degli omicidi della tv è stato sicuramente il più longevo: 281 episodi contro i 264 di Angela Lansbury e de La signora in giallo, i 198 di Matlock e il centinaio di Kojak e di Colombo. Con questo ragguardevole primato di ispettore televisivo e con un successo globale straordinario per una serie televisiva non americana, sabato scorso ci ha lasciato Horst Tappert, meglio noto a numerose generazioni come L'ispettore Derrick. Dopo aver combattuto, neanche ventenne, nella Seconda Guerra Mondiale ed esser stato fatto prigioniero sul fronte sovietico, Tappert divenne attore quasi suo malgrado, entrando a far parte di una compagnia teatrale per la quale si era presentato solo in qualità di contabile. Dopo una più che ragguardevole carriera teatrale, il legame di quasi simbiosi con il mite ma mai domo ispettore Derrick comincia nel 1973, a cinquant'anni, per la rete tedesca ZDF, e si protrarrà fino alla fine degli anni Novanta, quando Tappert si trova costretto ad abbandonarlo per ragioni di salute.
De L'ispettore Derrick restano impressi nella memoria di più generazioni elementi divenuti di culto come i tempi più dilatati rispetto alle serie poliziesche d'oltreoceano, le note della sigla, una certa estetica sgranata e visibilmente sottocosto, ma soprattutto il volto mansueto del suo protagonista, indimenticabile "segugio" della fascia pomeridiana e serale di tanti italiani.