Bette Davis Eyes
Il 5 aprile 1908 nasceva Ruth Elizabeth Davis. Il suo percorso da Boston a Hollywood, dove arrivò a 23 anni, portò questa donna dal fascino ambiguo e austero, dalla bellezza dura e anticonvenzionale, a interpretare oltre ottanta film. Candidata dieci volte all'Oscar ne ha vinti due, nel 1935 per Paura d'amare di Alfred E. Green e nel 1938 per La figlia del vento di William Wyler. Da questo stesso regista fu diretta in una delle sue migliori prove attoriali, quella di Piccole volpi (1941). Il primo incontro fortunato della sua vita fu quello con la ballerina e coreografa Marta Graham, della quale ancora giovanissima frequentò il corso di danza. Dopo il diploma alla Cushing Academy di Boston, si iscrisse alla John Murray Anderson's Dramatic School, frequentata anche da Katherine Hepburn e Lucille Ball: l'accademia le permise di recitare in "The hearth", uno spettacolo off Broadway, quando ancora la Davis non era nessuno, lavorava come cameriera e talvolta posava nuda per la scultrice Anne Coleman Ladd. Il suo debutto sulla vera scena di Broadway avvenne invece nel 1929 con "Broken dishes". Da lì a Hollywood il passo è breve. Si inaugura così un susseguirsi di successi – ma anche di fallimenti - che resteranno per sempre nella storia del cinema consacrandola come donna spietata e diabolica, ma al tempo stesso fragile e sensibile (Eva contro Eva), come era nella vita: "Sono una delle donne meno nevrotiche di Hollywood", dichiarò una volta. "Le attrici nevrotiche e diaboliche rifiutano quei ruoli per paura di mostrarsi nella loro vera natura, eppure si tratta dei ruoli più divertenti da interpretare". Occhi grandi e seducenti, sguardo ammaliatore che buca lo schermo, non bella ma energica e tenace, una vera diva arrivata perfino alla consacrazione come icona gay, forse a causa della sua aria algida e melodrammatica. Per celebrare la diva Sky Cinema Classics mette in onda il 5 aprile due film di John Huston e Frank Capra da lei interpretati: In questa nostra vita (ore 17) e Angeli con la pistola (ore 18.45), ultima commedia del regista italo-americano. Un degno omaggio al centenario della nascita di questa donna dallo sguardo tragico e amaro, un po' come gli ultimi difficili anni, con quattro matrimoni falliti alle spalle e costellati di malattie. Morta a Parigi nell'89 poco dopo aver ritirato un premio alla carriera al Festival di San Sebastian, riposa a Hollywood, sua patria acquisita. Ma è rimasta un mito, celebrata negli anni '80 anche dalla musica, nel celebre pezzo di Kim Carnes "Bette Davis Eyes".