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Jumper, il fascino è tutto nei "salti"

Le tecnologie alla base del teletrasporto.
di Gabriele Niola

Fisica e religiosità del teletrasporto

giovedì 28 febbraio 2008 - Making Of

Fisica e religiosità del teletrasporto
Sembra strano dirlo ma per inventare il teletrasporto alla base della trama di Jumper gli sceneggiatori sono andati a guardare le leggi della fisica che lo regolano e come se non bastasse, sono andati anche a guardare le sue basi religiose.
L'idea era che il modo in cui i personaggi si teletrasportano sarebbe stata l'essenza stessa del film, siccome molto del fascino di Jumper viene proprio dalle varie declinazioni dell'idea di potersi istantaneamente catapultare in qualsiasi luogo del mondo si conosca o del quale si abbia una fotografia. Allora proprio il processo di "saltare" da un luogo all'altro doveva richiedere un'attenta pianificazione nella sua invenzione.
Per questo sia scienza che religione sono state consultate, andando a ricercare il funzionamento delle teorie fisiche rivoluzionarie e delle mitologie sui poteri di teletrasporto dei monaci di alcune religioni orientali. In questo modo è arrivata l'idea che il fatto di aprire una fessura nella dimensione spaziale causasse un breve sconvolgimento nell'ambiente circostante e lasciasse una traccia per qualche secondo, due elementi che poi diventano essenziali per lo svolgersi della trama del film.
Così da un lato Jumper vuole essere ancorato alla realtà (o quantomeno partire da quella), mentre dall'altro vuole suggestionare con immagini relative al teletrasporto che dovrebbero far parte della nostra cultura da millenni. Certo su questo ha poi prevalso una terza volontà, quella di stupire con facilità, mostrando i viaggi più improbabili e gli usi di quel potere più scontati e attraenti per un ragazzo di vent'anni.

Ciò che rende il teletrasporto attraente
Al reparto degli effetti speciali è stato invece chiesto altro rispetto all'ideazione del teletrasporto. Una volta stabilito secondo quali leggi dovrebbe funzionare e che conseguenze dovrebbe avere, c'era bisogno di renderlo attraente.
Quindi ai responsabili della WETA Digital che si sono occupati di studiare come portare sullo schermo l'effetto di salto dimensionale è stato proprio chiesto come potrebbe funzionare un combattimento tra jumpers e come uno tra un jumper e una persona normale, e non solo come sarebbe stato possibile metterlo in pellicola, poichè prima di realizzare gli effetti speciali occorre fare un lavoro sul set che sia propedeutico.
Partendo quindi dal concetto di "cicatrice spaziale" come residuo di un salto, si è arrivati gradualmente all'idea che le persone normali potrebbero inseguire i jumpers e loro stessi potrebbero farlo reciprocamente proprio attraverso le tracce che i salti lasciano nell'ambiente circostante.
Dunque sul set sono state utilizzate tante tecniche diverse per potersi assicurare di avere tutte le immagini necessarie in postproduzione, soluzioni semplici e antiche come le controfigure o l'attacco in movimento al pari di tecniche più nuove che hanno anche incluso lo scatto di diverse fotografie a livelli di esposizione diversi (in maniera non troppo diversa dal famoso effetto "bullet time" di Matrix). Il risultato è un'immagine deformata del protagonista prima o dopo un salto.

Il look delle cicatrici spaziali
Impossibile trascurare il look dei salti e delle cicatrici temporali poichè si tratta di elementi per i quali non ci sono possibili referenti reali, dunque dovevano essere coerenti con tutto quello che viene spiegato nel film e potersi "spiegare da soli" agli occhi del pubblico.
Come spesso accade è stato adottato il trucco di rendere l'effetto il più breve possibile (2 o 3 fotogrammi al massimo). Ma la dinamica di ripresa dei salti deve cambiare spesso nel corso del film per cui una medesima soluzione non sempre può essere adatta a tutti i casi, come per esempio quando il salto è vissuto dal punto di vista del jumper, in quel caso l'effetto deve mutare unicamente l'ambiente intorno all'attore. Per questo effetto non sono stati utilizzati greenscreen come può sembrare ma semplicemente immagini diverse girate in momenti e luoghi diversi unite attraverso un complesso mix di effetti in 2D.
A complicare tutto poi c'è il fatto che spesso i jumper portano con sè oggetti, e anche grandi. E se sul set questi oggetti erano effettivamente replicati (come ad esempio avviene per l'autobus nel deserto), la loro consistenza, il loro peso e i loro movimenti non erano coerenti con quanto mostrato in precedenza sui salti nè con la massa che avrebbero dovuto effettivamente avere.
Altro lavoro per la WETA dunque, che in postproduzione ha dovuto modificare le riprese per dare più dinamicità, massa e consistenza alle repliche "alleggerite" dei diversi oggetti teletrasportati.

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